Emergenza in camera iperbarica: l’arresto cardiaco

E’di recente pubblicazione una revisione della letteratura https://sjtrem.biomedcentral.com/articles/10.1186/s13049-023-01103-y che tratta un topic, per fortuna molto raro: la gestione dell’arresto cardiaco che avviene all’interno della camera iperbarica.

L’ambiente confinato aggiunge chiaramente complicazioni ed impedimenti alla gestione di questa emergenza medica: gli spazi angusti, l’accessibilità e l’utilizzo dei presidi di emergenza, le comunicazioni con l’esterno e le priorità di azione richiedono un adattamento delle normali procedure di rianimazione cardiopolmonare.

Di vitale importanza è chiaramente la dedizione e l’impegno dei medici iperbarici che valutano le condizioni dei soggetti che devono andare incontro a Ossigeno Terapia Iperbarica, risulta infatti fondamentale potenzialmente prevedere i soggetti che hanno un rischio aumentato di eventi emergenziali per approntare atteggiamenti preventivi, ma l’ampia gamma delle indicazioni terapeutiche che trovano in OTI una possibile terapia portano pazienti dalle più variegate storie cliniche e comorbilità ai centri iperbarici e conseguentemente la percentuale di pazienti in condizioni cliniche complesse è via via in continuo aumento. Le principali condizioni cliniche a rischio sono riportate in questo documento SIMSI https://simsi.it/wp-content/uploads/2019/06/Linee-Guida-controindicazioni-OTI-2018.pdf mentre in questo documento SIAARTI di fresca pubblicazione si definiscono i requisiti organizzativi, strutturali e strumentali per la gestione di un paziente critico in terapia iperbarica https://www.siaarti.it/news/1952208.

 

La prima evidenza da questo studio è la scarsità di pubblicazioni scientifiche che riportano la gestione di questa emergenza per quanto sia stata effettuate una ricerca sulle principali banche dati. Vengono rilevati infatti solo 18 studi, casi clinici, di 22 pazienti andati incontro a rianimazione cardiopolmonare o a defibrillazione. Altri 23 report trattano raccomandazioni ed informazioni di gestione nel setting “camera iperbarica”.

Ciò che ulteriormente si evince da questa letteratura è come sia necessario adeguare le procedure standard di emergenza in ogni particolare della loro esecuzione nell’ambiente confinato e come debbano essere sviluppati protocolli d’azione ben specifici e come sia necessaria una regolare attività di formazione e pratica.

In particolare per quanto riguarda la rianimazione cardiopolmonare, rimane l’indicazione assoluta di intraprenderla il più velocemente possibile utilizzando le eventuali varianti d’esecuzione che più si adattano alle dimensioni dello spazio d’azione, per quanto riguarda le vie aeree, se disponibile un’erogazione continua di ossigeno si può soprassedere alla ventilazione intermittente in favore di una prosecuzione continua delle compressioni polmonari. Ove l’accesso alle vie aeree sia ancora più complicato si mantiene ininterrotto il massaggio cardiaco. Si ritiene infatti che l’ambiente pressurizzato iperossigenato permetterebbe di soprassedere alla ventilazione per 5 minuti, questo report però trova dati discordanti in letteratura, quindi la raccomandazione conclude che solo se sia presente una fonte continua di ossigeno si può soprassedere alla ventilazione con il classico schema 30 massaggi, 2 ventilazioni.

Vengono identificate due tecniche per effettuare il massaggio cardiaco quando lo spazio confinato non permette la posizione standard: una con il soccorritore posizionato oltre il capo del paziente e una con il soccorritore seduto sopra il paziente con entrambe le gambe a cavalcioni.

Per quanto riguarda l’uso del defibrillatore in camera iperbarica, diversi studi segnalano possa esporre a vari rischi come:

  • Potenziale incendio dovuto ai componenti elettronici ad alta tensione.
  • Implosione del device se non idoneo all’ambiente iperbarico.
  • Malfunzionamento del dispositivo in condizioni iperbariche.
  • Errore dell’operatore derivante da narcosi da azoto o patologia da decompressione.

In base a questi alert viene raccomandato di posizionare il defibrillatore al di fuori della camera iperbarica e, tramite un passa cavi, portare all’interno solo le piastre.

Per limitare il rischio di trasferimento di carica elettrica ai presenti in camera iperbarica viene suggerito di assicurarsi di avere una messa a terra della camera e calzature adeguate ed è preferibile dotarsi di defibrillatori bifasici (utilizzano meno energia elettrica) rispetto ai monofasici. In ultimo è evidenziato come al momento della defibrillazione l’atmosfera interna sia con fiO2 al 21.5%.

Per la gestione delle vie aeree si suggerisce di procedere con l’intubazione orotracheale entro 5 minuti dall’arresto cardiaco con tubo endotracheale o con maschera laringea.

 

Come si evince da queste raccomandazioni la gestione della salute dei pazienti in iperbarismo è un topic dove essere aggiornati, pronti ed esperti aumenta l’efficacia degli interventi a salvaguardia della vita, cosi come aiuta nella valutazione del rischio beneficio.

La SIMSI si fa promotrice di questa mission attraverso il progetto HALS iperbarico in tour https://simsi.it/corso-hals-iperbarico/ mettendo in primo piano, tramite training direttamente nelle camere iperbariche, la simulazione delle principali emergenze in camera iperbarica.

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