Pochi subacquei conoscono la vera origine del tipo di pinna tecnica più diffusa in assoluto, realizzata in gomma naturale, e caratterizzata da tre canali centrali che si aprono sulla pala alla fine della scarpetta. E’ il modello più usato dai subacquei dei corpi militari e professionali, e da chi pratica l’immersione tecnica. A produrlo, ormai da molti anni, sono diverse aziende, con qualche piccola variante, ma che sostanzialmente si assomigliano tutte, tanto che se non fosse per i diversi marchi ricavati negli stampi, è difficile distinguerle l’una dall’altra ad una prima occhiata. Ad attribuirsene l’originaria paternità sono stati nel tempo, a fasi alterne, un paio di produttori europei, più o meno furbescamente, che invece non avevano fatto altro che copiare le linee progettuali del modello originale, che fu concepito da Egidio Cressi nel lontano anno 1956 per una fornitura militare in America.
Infatti le chiamò Rondine Commando USA. Tuttavia questa sua creazione, che aveva concepito per un uso gravoso di tipo professionale e militare, non la considerava una componente del core business della sua produzione, orientata quasi esclusivamente all’immersione di tipo sportivo, che privilegiava modelli più morbidi e scattanti, sui quali aveva invece profuso maggiore attenzione e un maggior impegno commerciale. A quel tempo non si parlava ancora di immersione tecnica, di configurazioni pesanti con mute stagne e con più bombole, quindi l’esigenza di questo tipo di pinna non era ancora particolarmente sentita. Insomma, la considerava un prodotto di nicchia e non ci credeva più di tanto; anche se, qualche anno dopo, ne produsse una variante a scarpetta sia chiusa che aperta, denominata Rondine ARA, ma che mise in produzione solo per poco tempo.
In Nord Europa e in America invece, dove le temperature dei mari e delle acque interne sono spesso ben più rigide rispetto al Mediterraneo, e di conseguenza le configurazioni dei subacquei dovevano essere già da allora ben più pesanti, era necessario disporre di un modello di pinna molto robusta, dalla spinta decisa, e non particolarmente lunga. Proprio quel progetto che concepì Egidio Cressi si rivelò particolarmente adatto a questa esigenza, e pian piano risultò sempre più apprezzato da un mercato molto diverso da quello mediterraneo. Di questo interesse se ne accorsero un paio di produttori d’oltralpe, che copiando “sfacciatamente” il disegno Cressi originario, riuscirono a produrre un proprio modello, coprendolo anche di brevetto, e a diffonderlo molto rapidamente soprattutto nelle forniture professionali e militari.
E’ indubbio che il progetto, universalmente apprezzato da molti subacquei di diversa e provata esperienza, aveva dimostrato e continua a dimostrare una sua validità, ma a determinarne un così grande successo e diffusione fino ai nostri giorni, e che continua a perdurare dopo circa ben sette decenni dalla sua creazione, hanno sicuramente contribuito anche il fattore moda e una non trascurabile componente di emulazione, due aspetti che influenzano notevolmente anche l’attività subacquea, visto che proprio questo tipo di pinne viene comunemente adottato da corpi militari scelti, da sommozzatori altamente specializzati e da chi pratica immersioni tecniche profonde, insomma tutte categorie molto ben considerate nel mondo della subacquea.
Oltretutto le vendite dimostrano che questi modelli tengono ancora incredibilmente testa ad altri, ben più recenti e performanti, e di modernissima progettazione, ma che non fanno, come si suol dire, tendenza. Insomma, si può essere più o meno d’accordo, ma possederne comunque un paio, rappresenta per non pochi subacquei una sorta di status symbol, quasi irrinunciabile.
Tale fenomeno ha quindi indotto la famiglia Cressi ad una riflessione sia di merito sia commerciale, cercando quindi di non trascurare questa potenziale e vivace fetta del mercato delle pinne di fascia alta, dove molti concorrenti sono presenti con interessanti livelli di vendita, e per di più con modelli che sostanzialmente ricalcano proprio in tutto e per tutto l’ingegnosa idea iniziale di Egidio Cressi.
E infatti dopo ben 68 anni dalla prima realizzazione, Antonio Cressi e il figlio Marco, attuali imprenditori di riferimento della storica azienda, hanno deciso di riprendere in mano i disegni delle gloriose Rondine Commando USA ed affidare al loro progettista interno, Carlos Godoy, considerato oltretutto uno dei migliori del settore a livello internazionale, la rivisitazione totale del disegno propulsivo e dei materiali utilizzati, seguendone e discutendone comunque sempre direttamente ogni aspetto tecnico.
I tre hanno quindi voluto iniziare verificando se nei vari modelli attualmente in commercio vi fossero degli aggiornamenti interessanti rispetto al progetto del 1956. In effetti qualche miglioramento c’era stato nel tempo sulla larghezza della pala e sul tipo di gomma utilizzata, ma non particolarmente significativo, ed è apparso subito che quanto fatto da altri risaliva comunque ad anni non recenti, ed era ormai fermo a tecnologie che oggi possono essere considerate sicuramente superate. Insomma Carlos Godoy e i signori Cressi si sono subito resi conto che c’era un grande potenziale di miglioramento di questa tipologia di pinna, già tanto apprezzata dai professionisti, e valeva davvero la pena dedicarcisi per una rivisitazione strutturale.
Messisi al lavoro, hanno voluto prima di tutto sentire le opinioni di vari subacquei di diverso livello, sia sportivi sia professionali, sia militari, che ne fanno abitualmente uso, per verificare i punti di forza e di debolezza dei vari modelli attualmente in commercio, ed è emerso, quasi univocamente, che la principale caratteristica che più apprezzano in questa tipologia di pinna, è la risposta molto efficace, immediata e precisa in tutte le tecniche del nuoto a rana, e con tutte le sue variabili, come ad esempio la rana modificata, oppure girare facilmente su se stessi da fermi, effettuando quindi la manovra cosiddetta elicottero, come anche nuotare all’indietro senza eccessivi movimenti di gambe.
Questi vantaggi vengono particolarmente apprezzati soprattutto in ambienti ristretti, come ad esempio all’interno di relitti o in grotta, dove è anche molto importante non sollevare sospensione dal fondo. Nel nuovo progetto occorreva quindi mantenere assolutamente queste caratteristiche e possibilmente ottimizzarle e potenziarle.
Altra caratteristica considerata sicuramente positiva è quella relativa alla solidità strutturale, soprattutto quando ci si immerge con una configurazione pesante, con muta stagna, come appunto nell’immersione tecnica, e in quella professionale o militare; infatti pesi e ingombri con un’attrezzatura di questo tipo, necessitano di una pala robusta, larga e piuttosto rigida, come pure il peso della pinna stessa, dai kg. 3,3 ai Kg. 4 la coppia, a seconda dei produttori, aiuta a compensare la galleggiabilità della muta stagna, e contribuisce al mantenimento di un trim ottimale. Tutto questo ottenuto oltretutto con l’impiego di un unico materiale, la gomma naturale, considerata quasi indistruttibile. Per quanto riguarda invece i punti di debolezza, questo tipo di pinne risultano decisamente meno funzionali quando il subacqueo necessita di una buona e immediata risposta propulsiva, come in presenza di corrente, o di forte moto ondoso in superficie, o se deve percorrere lunghi tratti in immersione, o se ha comunque necessità di effettuare un’accelerazione, come ad esempio nel caso di un istruttore che deve raggiungere rapidamente un allievo in difficoltà; tutte situazioni in cui gli spostamenti possono diventare piuttosto impegnativi, e dove il nuoto a rana mostra i suoi limiti, e deve necessariamente essere sostituito dalla classica tecnica di nuoto alternata.
Occorreva quindi affrontare questa fondamentale necessità, potenziando decisamente la resa anche nella pinneggiata classica, ripensando il disegno della pala e capire dove e come andava modificata. Altro aspetto considerato negativo è che la calzata segue poco l’anatomia del piede, soprattutto per i modelli prodotti con un’unica e larga scarpetta, dove le varie misure vengono regolate solo dalla lunghezza del cinghiolo, e di conseguenza è inevitabile che il piede non rimanga ben fermo, ma tenda, come si suol dire, a “sciacquare” all’interno della calzata stessa, soprattutto per le misure basse, dal 43 in giù.
Fatte queste considerazioni Carlos Godoy ha iniziato a pensare la nuova pinna partendo proprio dalla calzata. Come ama spesso ripetere, si può disegnare la migliore pala del mondo, ma se il piede non rimane ben bloccato all’interno della scarpetta, e di conseguenza non riesce a trasmettere con precisione sia tutti i suoi movimenti e articolazioni sia tutta la forza muscolare della gamba, si ottiene una resa propulsiva fortemente penalizzata e un inevitabile affaticamento del subacqueo.
A questo si può anche aggiungere, dopo alcuni minuti di nuoto, l’insorgere di un indolenzimento delle parti del piede più soggette a continui sfregamenti o a sollecitazioni, data la posizione non ferma del calzare.
E’ partito quindi dall’anatomia del piede costruendoci intorno una calzata ergonomica, ragionando ovviamente anche in funzione del calzare in neoprene con suola, che deve essere scelto dal subacqueo tra i modelli sicuramente comodi da indossare, ma assolutamente mai troppo larghi. Per una perfetta adattabilità alle varie taglie vengono offerte tre misure: S/M, M/L e L/XL, ognuna con una molla di bloccaggio in acciaio inox di lunghezza proporzionale alla taglia, ma anche con la possibilità di acquistare separatamente una molla di diversa lunghezza per una regolazione ancora più fine.
Per assicurare il posizionamento più fermo possibile del piede nella scarpetta, il disegno prevede che il tallone deve sporgere dalla pinna solo di pochi centimetri. Inoltre, per facilitare la calzata della pinna, la molla è dotata di un anello in gomma ben dimensionato, per essere maneggiato anche con i guanti; e per evitare che durante il nuoto sporga troppo dietro il tallone, costituendo un possibile punto d’appiglio per cime, sagole e lenze abbandonate, prevede due posizioni, come si vede dalle foto a corredo di questo articolo: una sporgente, per facilitare la presa quando si indossano le pinne, e un’altra in cui viene appoggiato con una semplice pressione al tallone, dove rimane ben fermo, comunque sempre facilmente prendibile per riportarlo in fuori al momento di togliere la pinna.
La scarpetta è dotata all’interno di scanalature ricavate nello stampo, per evitare sia lo scivolamento della suola del calzare sia al contrario la presa a ventosa al momento di estrarre il piede. Anche esternamente la scarpetta riporta un disegno di scanalature che assicurano una buona tenuta su superfici lisce bagnate, come ad esempio il ponte di una barca diving.
Alla fine della scarpetta l’Origin riporta i tre canali che costituiscono il segno distintivo di questo tipo di pinna, ma in proposito Carlos Godoy ci tiene a precisare che queste tre aperture, contrariamente a quanto dichiarato da altri produttori, non generano assolutamente un effetto Venturi, ma hanno unicamente la funzione di canalizzare l’acqua durante la passata negativa, aiutando a scaricarne la resistenza in una zona della pala dove non si genera un effetto propulsivo.
Veniamo ora a due altri importanti aspetti progettuali elaborati con l’ausilio di modernissimi software ingegneristici, che costituiscono la vera novità, e che offrono un grande aggiornamento tecnico ai subacquei estimatori di questi modelli di pinne. Per prima cosa i signori Cressi e Carlos Godoy hanno voluto concentrarsi sulla ricerca di nuove mescole e addittivi che l’industria offre nel settore della gomma termoplastica iniettabile, sperimentandone varie combinazioni, fino ad ottenere quella che definiscono una risposta chimica ottimale. Hanno così individuato la formula che ha consentito un’elevata risposta dinamica e quindi un modulo elastico con elevate caratteristiche di resistenza all’allungamento e alla flessione, ma soprattutto in grado di restituire con un vero e proprio effetto molla la forza accumulata.
Quest’aspetto è stato studiato di pari passo con il disegno della struttura di sostegno della pala, costituita da due longheroni esterni ben dimensionati e che corrono per tutta la lunghezza della pinna, a cui si aggiungono due costole che occupano in lunghezza circa quattro quinti della parte interna della pinna e che sporgono sui due lati della pala.
Nella parte posteriore è anche presente una piccola costola posta tra la fine della scarpetta e l’apertura del canale centrale. Tale struttura, combinata con le caratteristiche di elasticità della gomma impiegata, di cui abbiamo parlato, con l’azione del nuoto si carica di energia cinetica ad ogni passata che poi restituisce con l’azione di ritorno. Tale risposta viene ulteriormente potenziata con l’introduzione di una larga scanalatura che occupa quasi tutta la parte centrale della pala, dove è anche riportato nello stampo il marchio Cressi, e che costituisce una novità strutturale nel disegno di questo tipo di pinna rispetto al passato. Durante la passata in avanti si flette creando un effetto cucchiaio, con restituzione di energia cinetica, che si va a sommare a quella dei longheroni e delle costole. Carlos Godoy aveva già sperimentato con successo tale soluzione nel modello Cressi THOR, da lui progettato, e data la grande efficacia che ha dimostrato, ha inteso introdurla anche nel nuovo progetto Origin.
Considerando la vocazione della famiglia Cressi di rivolgersi in larga misura ad una clientela prevalentemente sportiva, non ha voluto circoscrivere il progetto di questa pinna alla sola fascia di subacquei che utilizzano una configurazione pesante, o di professionisti o di subacquei di corpi speciali e militari, che privilegiano una pala rigida e comunque una pinna decisamente pesante, che utilizzano quasi esclusivamente con muta stagna. Sfruttando infatti il grande risultato raggiunto dal progetto che offre ottime prestazioni anche nel nuoto classico alternato, e non solo in quello a rana, e che costituisce una grande novità rispetto ad altri modelli di questo tipo di pinna finora prodotti, sono previste due versioni: una LD low density del peso di kg. 1,360, che in acqua ha un assetto praticamente neutro, ed è anche facilmente trasportabile, quindi è adatta a ogni genere d’immersione, ed una HD high density del peso di Kg. 1.690, dedicata invece al classico utilizzo di chi si immerge con configurazione pesante.
Al momento la disponibilità dei colori è nero, bianco e azzurro. Per quanto riguarda il nome, Origin, questo è stato fortemente voluto da Marco Cressi, figlio del signor Antonio, per rispettare e onorare appunto l’origine di questo riuscitissimo progetto dello zio Egidio, che possiamo dire ha fatto la storia della propulsione umana subacquea e che ancora sopravvive dopo tanti decenni.
Questo nuovo modello annunciato, per le caratteristiche avanzate che presenta, e che già dalle prime prove tecniche ha confermato la piena risposta agli obiettivi progettuali, e per la riconosciuta esperienza e affidabilità in particolare nel settore delle pinne del marchio Cressi, nonché per la prestigiosa firma del progettista Carlos Godoy, è già molto atteso nella comunità subacquea e se ne prevede sicuramente un notevole successo.
Nelle due passate del nuoto alternato, positiva e negativa, la pala si carica di energia cinetica che scarica nella passata di ritorno con un effetto molla, la cui intensità è frutto di attente sperimentazioni sulla resa elastica della mescola in gomma impiegata nella realizzazione della pinna, potenziata dalla risposta dei cinque longheroni, e dall’effetto cucchiaio che si genera nella scanalatura centrale quando sollecitata. La Cressi propone l’Origin in due versioni, prodotte con due differenti mescole in gomma, una flessibile e leggera, LD low density, molto versatile e adatta a tutti gli usi dell’attività subacquea, e una più rigida e pesante, specificatamente dedicata all’immersione con configurazione tecnica o professionale.
L’Origin si è dimostrata una pinna molto completa, adatta ad ogni genere di attività subacquea. La sfida che ha affrontato la Cressi con questo nuovo modello è stata quella di superare il limite di questa tipologia di pinne, finora prodotte da varie aziende, pur se di grande successo, che offrono elevate prestazioni solo in tutte le variabili del nuoto a rana, ma che risultano decisamente meno efficienti nel nuoto tradizionale alternato. Il progettista Carlos Godoy ha quindi lavorato nella ricerca di mescole di gomma termoplastica iniettabile di ultima generazione fino a trovare la migliore risposta chimica in termini di ritorno elastico, a cui ha affiancato un’attenta progettazione della struttura della pala con modernissimi software, ottimizzandone la risposta dinamica. Il risultato è che la pinna Origin è in grado di offrire un’ottima resa, sia nel nuoto a rana, che è stato ulteriormente ottimizzato, sia nella pinneggiata alternata nei lunghi spostamenti o in presenza di corrente.