Impariamo a conoscere e a saper scegliere una muta stagna in neoprene

Impariamo a conoscere e a saper scegliere una muta stagna in neoprene

Uno dei massimi esperti e progettisti di mute stagne, Pietro Micillo della Cressi Sub, ci svela caratteristiche e segreti di questo importante componente dell’attrezzatura subacquea

Di Umberto Natoli

La protezione dal freddo è sicuramente una delle priorità di un subacqueo, specialmente se in Mediterraneo vuole allungare la stagione delle immersioni oltre la fine dell’autunno, quindi affrontando i mesi più freddi, in un arco temporale in cui le temperature mantengono un livello medio di 12°/15°, e che in alcune località possono scendere anche fino a 10°. Tuttavia anche in estate, quando si supera la soglia del termoclino, da una media di 20°/22° di superficie, si può arrivare facilmente ad una costante di 15° più in profondità. Tutte situazioni in cui anche la migliore muta umida non può certo competere con il confort che invece può offrire una muta stagna, in cui il corpo del subacqueo rimane completamente asciutto, con indubbi vantaggi soprattutto dopo il termine dell’immersione quando si può essere sottoposti a temperature esterne piuttosto rigide e all’azione del vento: situazioni queste che se affrontate con una muta umida, quindi con il corpo bagnato, possono spesso diventare insopportabili per il freddo, vanificando il piacere di un’immersione. Unico limite alla diffusione dell’uso della muta umida è l’aspetto economico. Sono prodotti che oltre a comportare un costo piuttosto elevato dei materiali, sono realizzati con largo impiego di manodopera, che porta inevitabilmente a far lievitare il prezzo finale.

Quanto detto vale particolarmente per le mute in trilaminato, il cui prezzo parte, per un modello base, da una media di 1.400 euro circa, per arrivare a oltre 3.000 euro. Fortunatamente c’è un’altra soluzione, costituita dalle mute in neoprene precompresso, che può essere considerata il miglior compromesso tra contenimento dei costi e funzionalità, e che riesce più che ottimamente ad offrire un’efficace protezione termica stagna per il corpo, un’elevata affidabilità nell’uso anche intenso, e una lunga durata nel tempo. Il costo va da circa 700 euro ad un massimo di circa 1.200 euro, ma già nella prima fascia di prezzo il mercato offre delle ottime soluzioni. Praticamente una muta in neoprene precompresso costa mediamente la metà di una in trilaminato.

Per conoscere meglio questa importante componente dell’attrezzatura e saper scegliere il modello giusto al momento dell’acquisto, abbiamo intervistato uno dei massimi esperti dell’argomento, Pietro Micillo della Cressi Sub, già ben conosciuto ai lettori de La Marea Magazine, uno dei più qualificati e stimati progettisti in campo internazionale e responsabile di produzione del settore subacqueo.

Una buona muta stagna in neoprene viene realizzata unendo vari tagli sartoriali in modo da poter essere meglio adattata all’anatomia del corpo umano, lasciandogli la più ampia libertà di movimenti, e deve essere proposta nelle due versioni: uomo e donna. Nelle foto i due modelli della Cressi Sub, la Glacier e la Desert. Sono due prodotti qualitativamente allineati, che si differenziano sostanzialmente per il diverso utilizzo dei materiali utilizzati per il collo e per i polsini, a seconda delle preferenze dei subacquei: in lattice per la Glacier, e in neoprene per la Desert.

Domanda

Pietro quali sono le caratteristiche fondamentali che deve avere una muta stagna in neoprene e come ci si deve orientare per effettuare la scelta giusta?

Risposta

Innanzitutto faccio una premessa fondamentale. In questi ultimi anni la qualità del neoprene, o meglio, di quella che tecnicamente definirei più precisamente, schiuma neoprenica, ha avuto una crescita notevole. Ciò riguarda ovviamente tutte le mute che vengono realizzate con questi materiali, quindi anche le umide. Sono migliorati tanti fattori in generale: l’elasticità e quindi il maggior confort nei movimenti che riescono a restituire, ma anche la resistenza meccanica e le capacità termiche. A questo dobbiamo aggiungere anche il notevole miglioramento della qualità delle fodere, che sia in interno sia in esterno, proteggono il foglio neoprenico dalle sollecitazioni, aumentando la resistenza agli sfregamenti e all’usura in generale, oltre a contribuire non poco alla protezione dal freddo, perché in grado di riflettere il calore del corpo verso l’interno. Inoltre rispetto al passato consentono un maggior scivolamento dell’acqua sulla superficie e quindi una più rapida asciugatura. Insomma con una cifra sicuramente impegnativa, ma accettabile, attorno ai 900 euro, i subacquei posso disporre di una muta affidabile nel tempo, in grado di accompagnarli nelle più impegnative immersioni in acque fredde e addirittura gelide, con la possibilità di utilizzare vari tipi di sottomuta, a seconda delle temperature. A questo proposito una muta in neoprene, rispetto ai tipi realizzati con un sottile foglio di trilaminato, che non ha nessuna caratteristica di isolamento termico, offre l’indubbio vantaggio di offrire già di per se un’apprezzabile protezione dal freddo. Infatti viene utilizzato praticamente dalla quasi totalità dei produttori, un foglio di neoprene precompresso di circa 4 mm. In pratica la schiuma neoprenica con cui è realizzato, non ha cellette d’aria all’interno, se non in quantità insignificante, quindi non viene compresso in profondità per la pressione, appunto perché è già precompresso, mantenendo a qualsiasi quota la sua capacità isolante. C’è da osservare che invece il tipo di neoprene utilizzato per le mute umide, per quanto sia scelto tra i migliori, ha comunque cellule più grandi, che sottoposte con l’uso alla continua compressione in profondità, tende progressivamente e inevitabilmente a ridurre nel tempo l’elasticità e la termicità. Se ne deduce quindi che il tipo utilizzato per le mute stagne, più denso, ha una durata ben maggiore. Se a questo aggiungiamo, come ho già detto, che negli ultimi tempi è aumentata in generale anche la morbidezza e l’elasticità del materiale, anche se precompresso, possiamo contare su un notevole confort in immersione. Dobbiamo tuttavia tenere presente che ad usare neoprene di ultima generazione con queste caratteristiche, non sono proprio tutti i costruttori. In proposito, il consiglio che mi sento di dare è quello di non farsi assolutamente allettare da proposte molto economiche dei siti di vendita del sol levante, perché il materiale non è assolutamente quello di qualità paragonabile a quanto invece viene offerto da aziende con una consolidata tradizione e serietà, e ben note sul mercato mondiale, per non parlare poi delle cuciture e delle rifiniture.

Per quanto mi riguarda passo molto tempo in giro per il mondo a selezionare i materiali neoprenici più aggiornati, e soprattutto scegliendo ormai esclusivamente quelli realizzati con materia prima ecologica, quindi non più derivata da carbon fossile, ma prodotta con minerale lime.

Altro aspetto molto importante che ritengo debba costituire una priorità per le aziende produttrici di mute, è il controllo sulla qualità delle forniture, che va costantemente monitorata e non è per niente scontata. E anche questa necessità occupa molta parte del mio impegno professionale. Ecco perché, per tutti questi motivi, torno a ripetere, anzi, non mi stancherò mai di ripetere, è bene scegliere solo prodotti offerti da aziende di comprovata fiducia.

Un altro elemento molto importante nella scelta di una muta stagna in neoprene riguarda la sagomatura. Consiglio di verificare, già da una prima occhiata, se è realizzata in un numero molto limitato di tagli, oppure in più pezzi uniti fra loro, e se viene proposta nelle due versioni, uomo e donna. Se vengono seguite queste due ultime soluzioni vuol dire che c’è stata molta attenzione nella progettazione per renderla più adatta possibile all’anatomia umana, e questo è ovviamente un buon indice di qualità, anche se, ovviamente, più sono i pezzi da unire tra loro e più aumentano i costi.

Dopo una prima fase d'incollaggio dei tagli di neoprene già sagomato, si procede ad una doppia cucitura non passante, interna ed esterna, che viene poi rifinita nella parte interna con una nastratura, detta anche bandellatura, in neoprene, fissata con un mastice molto elastico. Tutti i punti di unione del materiale vengono così rinforzati per assicurare una perfetta impermeabilità, pur mantenendo la necessaria morbidezza della muta che deve accompagnare i movimenti del subacqueo.

Ora esaminiamo un aspetto più tecnico ed importantissimo per assicurare la necessaria impermeabilità, ossia il sistema di assemblaggio dei vari tagli di cui è composta una muta. Quello che reputo in assoluto il migliore e che adottiamo alla Cressi è costituito da una prima fase di incollaggio tra loro dei pezzi di telo già sagomati, seguito poi da una seconda lavorazione che prevede due cuciture non passanti, una esterna e una interna, quindi doppie. Ma non finisce qua. Nella parte interna aggiungiamo lungo tutti i punti di unione una nastratura, definita anche bandellatura, con un nastro in neoprene fissato con un tipo di mastice con elevate caratteristiche elastiche. Mi spiego meglio. Neoprene su neoprene, più mastice elastico, accompagnano poi nell’uso tutti gli allungamenti e piegamenti del materiale, dovuti dai normali movimenti del subacqueo, senza che si generino tensioni e resistenze. Questa soluzione rende la muta particolarmente protetta dall’usura meccanica e la preserva per lunghi anni da possibili infiltrazioni d’acqua.

Comunque, per aumentare ulteriormente la protezione all’usura e agli sfregamenti della parte esterna delle cuciture, abbiamo voluto aggiungere nel nostro modello Desert, più adatto ad un uso gravoso, un cordolo in poliuretanico liquido, Liquid Seal, che ingloba i fili della cucitura stessa preservandola da possibili traumi meccanici, come si vede dalle immagini a corredo di questo articolo.

Nella parte esterna della muta, lungo tutti i punti di giunzione dei vari tagli, viene aggiunto un cordolo in poliuretanico liquido, Liquid Seal, che ingloba i fili della cucitura, per poterla proteggere dagli sfregamenti e dall'usura.

Vorrei tornare sull’argomento fodere per precisare che negli ultimi anni non c’è stato solo un miglioramento dell’elasticità e della termicità, ma anche un’evoluzione sulla resistenza all’abrasione. Tuttavia nei punti di maggiore contatto e sfregamento di una muta, è inevitabile che con il tempo e con l’utilizzo si possano creare danni. Infatti i migliori modelli dispongono di ulteriori protezioni.

Le nostre riportano delle aggiunte antiusura, che hanno anche una funzione estetica, e che denominiamo Small Diamond, posizionate su ginocchio e tibia, sul petto, sulle spalle e sotto il cavallo. In particolare sul ginocchio, che in assoluto è uno dei punti più esposti alle sollecitazioni e agli sfregamenti, abbiamo anche aggiunto una rifinitura con una sorta di inchiostro che aumenta le caratteristiche di resistenza meccanica.

Nei punti di maggior attrito e sfregamento, come spalle, petto, sotto cavallo, e ginocchio e tibia, come si vede in foto, le mute Cressi riportano delle protezioni antiusura, Small Diamond, che hanno anche una funzione estetica. In particolare sul ginocchio viene anche aggiunto un particolare inchiostro che protegge ulteriormente dalle sollecitazioni meccaniche.

Per quanto riguarda i calzari che vanno sempre e comunque utilizzati con gli scarponcini rock boots, abbiamo incollato sotto il plantare due toppe protettive in gomma antisdrucciolo, che fungono da suola, ma ovviamente da sfruttare solo per effettuare pochi passi, e non certo per camminarci. Infatti durante le fasi di vestizione e svestizione, in barca o a terra, è frequente che il subacqueo debba muoversi anche per piccoli spostamenti, senza indossare gli scarponcini, quindi sollecitando inevitabilmente il tessuto di neoprene.

Per consentire al subacqueo di muovere alcuni passi a terra o in barca con la muta indosso, ma senza gli sparponcini; circostanza che si verifica spesso durante la vestizione e la svestizione, la Cressi ha dotato il plantare dei calzari di due toppe in gomma antiscivolo, che fungono da suoletta. Ovviamente l’uso è molto limitato a piccoli spostamentri.

Per quanto riguarda le valvole possiamo affermare che mediamente tutte quelle presenti sul mercato hanno raggiunto un adeguato livello di affidabilità. Le nostre, pur marchiate Cressi, sono prodotte dalla svedese Sitech, uno dei migliori fornitori del settore. In particolare per quella di carico utilizziamo un modello con pulsante laterale e non frontale per evitare pressioni accidentali e quindi un gonfiaggio anomalo e non richiesto. Per quella di scarico ci siamo orientati su un modello in cui è stato particolarmente curato l’ottenimento di un’ottima e precisa calibrazione del flusso d’aria in uscita, per poter mantenere nei cambi di quota il giusto livello termico interno della muta, che invece verrebbe decisamente alterato da uno scarico troppo rapido in risalita.

Le due valvole di carico e scarico prodotte dalla svedese Sitech, ma marchiate Cressi. A sinistra la valvola di immissione d’aria con il pulsante di carico disposto lateralmente, per evitare pressioni accidentali. A destra la valvola di scarico che monta un sistema di taratura molto preciso, che evita lo svuotamento troppo repentino dell’aria durante la risalita, che inciderebbe sul mantenimento di una giusta termicità della muta.

Per la cerniera, come detto anche per tutti gli altri accessori, vale la serietà di chi costruisce la muta per la scelta del produttore da cui rifornirsi, che va selezionato con molta oculatezza, perché purtroppo il mercato negli ultimi anni è stato molto altalenante nella qualità di questa importante componente. Noi utilizziamo una cerniera in bronzo realizzata dalla BDM di cui continuiamo ad apprezzare la costanza della qualità dei prodotti offerti, ma che non smettiamo mai di monitorare, come tutto il resto.

Per assicurargli una lunga vita però è importante che il subacqueo la mantenga costantemente ben lubrificata e, cosa molto importante, quando ripone la muta, ad esempio in una sacca, la cerniera non deve essere mai sottoposta a piegature molto accentuate.

Anzi, in generale, io consiglio di mantenere tutta la muta ben distesa, se possibile appesa a una stampella, soprattutto se non usata per lunghi periodi, per non creare piegature sul neoprene, difficili poi da far riprendere.

La cerniera in bronzo è una componente delicata della muta. Per assicurargli una lunga vita va mantenuta costantemente lubrificata. E' molto importante che quando l'indumento viene riposto, ad esempio in una sacca, non venga sottoposta ad eccessive piegature. Anzi, per lunghi periodi di inattività è bene conservare la muta appesa ad una stampella, per evitare così anche piegature del neoprene.

A completare la configurazione di una muta stagna poi, come uso diffuso tra tutti i costruttori, vengono applicati sui lati esterni delle cosce uno o due capienti e comodissimi tasconi, sempre in neoprene. Quelli da noi offerti prevedono, per ognuno, una doppia tasca; sono entrambe chiudibili con una zip, e una è dotata di clip interna di sicurezza per fissare con un moschettone qualche accessorio. Sono utilissime per contenere ad esempio la maschera di riserva e la boa da lancio con il reel, e avere tutto a portata di mano.

Nelle mute stagne in neoprene Cressi i tasconi posti sul lato esterno della coscia dispongono di due ampie sacche ciascuna sovrapposte, di cui la più grande è anche dotata di una chiusura a zip e di un occhiello interno per fissare un accessorio con un moschettone. Sono utilissimi per riporre le dotazioni essenziali di un subacqueo come la maschera di riserva e il pallone da lancio con il reel, ma anche altri accessori come un piccolo coltello.

Per quanto riguarda il sistema di tenuta stagna dei polsi e del collo ci sono due soluzioni, entrambe assolutamente valide, ma che vengono scelte dai subacquei a seconda delle preferenze personali. Una prevede l’uso della gomma in lattice e l’altra del neoprene da 2,5 mm.

Io li considero entrambe come materiale di consumo perché dopo un certo numero di immersioni, oppure dopo tre o quattro anni di uso, perdono elasticità e quindi tenuta, e vanno quasi inevitabilmente sostituiti, e questo vale assolutamente per tutti i modelli di mute in commercio, anche le più costose, di qualsiasi livello, o fatte su misura. Il lattice ha una tenuta molto elevata, ma è piuttosto delicato e va indossato con una certa attenzione per non danneggiarlo, soprattutto con le unghie.

E’ anche soggetto a deteriorarsi con il calore, se esposto direttamente al sole, o ad esempio anche piegato in una borsa sub nel cofano di una macchina in piena estate, ed è pure molto attaccabile da sostanze e vapori chimici. Al momento dell’acquisto, sia i polsi sia il collare in lattice, vanno ritagliati con una forbice per adattarsi alle misure di chi utilizza la muta.

l neoprene invece è molto più robusto e offre una durata maggiore; è molto comodo da indossare, ma per alcuni, e solo per alcuni, offre una minore tenuta, ma questo a mio avviso è opinabile, e credo che sia solo una questione di vedute personali. Comunque per questo motivo noi della Cressi offriamo due modelli di muta stagna, tecnicamente assolutamente valide entrambe e qualitativamente allineate: una con collare e polsi in lattice, la Glacier, e l’altra invece con collari e polsi in neoprene, la Desert. Si differenziano solo per alcuni dettagli e rifiniture, per mantenere la Desert ad un prezzo più competitivo.

Da precisare che nei modelli con collo in lattice, come la nostra Glacier, i costruttori aggiungono un collare di neoprene di circa 1,5 mm di spessore, per assicurare in quella zona del corpo la necessaria protezione termica, che ovviamente non si ha con il lattice. La protezione della testa viene poi affidata ad un normale cappuccio umido separato, ma adeguato a temperature rigide.

Un particolare del collare in lattice della muta Cressi Glacier. Dello stesso materiale sono realizzati i polsi. Sul modello Desert invece vengono montati collare e polsi in neoprene. In proposito la scelta riguarda le preferenze personali, ma le due soluzioni sono entrambe valide. Da considerare comunque che questi due componenti devono essere considerati come materiali di consumo, perché dopo un certo periodo d’uso vanno sostituiti, e ognuno può scegliere liberamente una delle due alternative: lattice o neoprene.

Il cappuccio a corredo di una muta stagna è sempre di tipo umido, ma adeguato ad un'elevata protezione termica. I modelli Cressi dispongono anche di un comodo gancio a scomparsa per poterlo comodamente appendere su un fianco durante gli spostamenti in superficie.

Ogni buon costruttore dota anche l’interno di due robuste bretelle regolabili, che consentono di mantenere la muta stessa ben indossata, senza che cali verso il basso, quando fuori dell’acqua il subacqueo si scopre braccia e torace.

Completano la dotazione di una muta stagna i calzari denominati comunemente U Boot. Sono dotati di suola robusta, quindi anche da scoglio e sono in genere realizzati in neoprene da 3 mm. Vanno ovviamente indossati sopra i calzari e dispongono di un laccio elastico. I nostri, denominati Malmo Rock boot, riportano pure sul retro, come si vede dalla foto, un supporto posteriore che facilita il mantenimento in posizione del cinghiolo della pinna.

Gli scarponcini Malmo rock boot della Cressi, hanno la suola in carrarmato antiscivolo e sono indispensabili per camminare anche su superfici difficili come gli scogli. Dispongono di un supporto posto dietro al tallone per trattenere ben fermo il cinghiolo di una pinna.

Per quanto riguarda le misure da scegliere è importante tener presente che una muta stagna, per sua natura ampia e morbida, consente un’elevata indossabilità a persone di diversa taglia, pur mantenendo un buon equilibrio tra volumi interni e facilità di movimenti. Con le mute umide invece, è molto più difficile trovare la misura giusta perché devono aderire perfettamente al corpo. Noi della Cressi abbiamo scelto di produrre i nostri due modelli in sei misure, per poter coprire praticamente la quasi totalità delle taglie dei subacquei, così suddivise: S 2 (taglia 40/42), M 3 (taglia 41/43), L 4 (taglia 42/44), XL 5 (taglia 43/44), 2XL 6 (taglia 44/46) e 3XL 7 (taglia 45/47). Anche per i Malmo rock boot proponiamo sei misure di calzata: S, M, L, XL, 2XL, 3XL.

Ovviamente con la muta stagna in neoprene, va previsto l’utilizzo di un sottomuta, che come ho già detto, per un uso medio, può non essere particolarmente pesante, in quanto già si beneficia della protezione del neoprene precompresso da 4 mm. Noi proponiamo un modello leggero in poliestere e Spandex riciclati da 550 g/yd in grado di offrire il necessario confort termico in quasi tutte le situazioni, ma su questo argomento, che va esaminato con più attenzione, anche trattando di possibili immersioni in acque molto fredde o gelide, ci confronteremo in un prossimo e più specifico articolo.

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