Fitness e subacquea

Fitness e subacquea

Un grande aiuto per allenare i subacquei al nuoto pinnato con le Alette Mercurio

Nate dalla geniale intuizione di due medici dello sport, padre e figlio, Franco e Adriano Anglana e di un ingegnere meccanico progettista, Fabio Pietrobono, consentono un progressivo potenziamento muscolare degli arti inferiori, e non solo. Si sono rilevate anche utilissime in terapie riabilitative.

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Il Dott. Franco Anglana, a destra, e l'Ing. Fabio Pietrobono, a sinistra, con il sistema di Alette Mercurio da loro inventate, montate su normali pinne commerciali.

Si tratta di un sistema di allenamento da poter effettuare applicando a qualunque modello di pinne a scarpetta, una semplice coppia di dispositivi specificatamente progettati, aumentandone e diversificandone le prestazioni, disponibili in due misure. Basta effettuare quattro fori con un comune trapano su ognuna delle pale per poter fissare le alette. L'idea era venuta al Dott. Franco Anglana di Roma, che da molti anni svolge attività di medico sportivo, soprattutto nel settore del nuoto, ricoprendo anche l'incarico di medico sociale della società sportiva Nuoto Aurelia. Assieme al figlio Adriano, anche lui medico, inizialmente avevano ideato un semplice programma fitness di allenamento da svolgere in acqua con l'ausilio di normali pinne per coinvolgere quanti più muscoli possibili delle gambe, dei glutei, dell'addome e del dorso.

La prima idea era stata quella di dedicare tale programma a finalità agonistiche, per incrementare la massa muscolare e le prestazioni degli atleti di nuoto, settore questo costantemente seguito dai due medici, ma ben presto lo studio e l'evoluzione del progetto, e tutte le riflessioni che comportava, ha progressivamente messo in luce anche molte altre potenzialità di questo tipo di ginnastica acquatica, ma anche un limite ben preciso.

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Le Alette Mercurio sono disponibili in due misure, a seconda della grandezza delle pinne su cui vengono montate.

La scelta di orientarsi sull'utilizzo delle pinne era ovviamente dovuta al maggior sforzo che queste richiedono rispetto alla classica azione del nuoto a piede nudo, e quindi a un maggior impegno muscolare richiesto. Tuttavia, nello sviluppo del programma, il limite che si era presentato era riconducibile alla forma delle pinne classiche, che normalmente sono disegnate per rispondere solo a due movimenti di gambe, ossia il nuoto a sforbiciata alternata e più limitatamente il nuoto a rana. Ma la finalità dei due medici era molto più ampia, ossia ottenere un effetto propulsivo utilizzando anche passaggi laterali delle gambe per coinvolgere una serie di muscoli normalmente molto poco utilizzati sia nel nuoto, sia nelle normali attività dell'uomo, e di conseguenza assai poco sviluppati. Per ottenere questo risultato, che coinvolgeva una più diversificata massa muscolare, occorreva quindi dotare le pale delle pinne di ulteriori pale, poste in posizione ortogonale rispetto a quelle principali, proprio per creare la necessaria resistenza all'acqua, e ottenere così, anche nel movimento alternato di apertura e di chiusura delle gambe, una buona spinta e un buon impegno muscolare, il più completo possibile. L'obiettivo non era certamente facile, perché bisognava affrontare problemi strutturali di montaggio, ma soprattutto andavano ben calcolate le dimensioni e la forma delle due pale superiori da applicare, che dovevano rispondere a criteri di idrodinamicità, di restituzione di potenza e di direzionalità, per non parlare della realizzazione pratica e della scelta dei materiali. Insomma, occorreva una vera e propria progettazione di tipo ingegneristico, e inizialmente Franco e Adriano Anglana si resero conto che l'impresa era piuttosto ardua, se non addirittura utopistica, e accantonarono l'idea. Tutto cambiò poco tempo dopo, quando per puro caso conobbero un giovane e geniale ingegnere meccanico, Fabio Pietrobono, progettista ed anche con esperienza come docente universitario di tecnologie innovative, nonché esperto di fluidodinamica. Gli parlarono così dell'idea, ormai abbandonata, ma giusto per fare due chiacchiere davanti a un buon caffè; invece l'ingegnere se ne appassionò subito e si offerse di sviluppare il progetto.

I tre si misero all'opera già dopo pochi giorni dal loro primo incontro e dalle loro menti e dal lavoro scientifico e puntiglioso di analisi fluidodinamica dell'Ing. Pietrobono è nato un disegno, una geometria di una pala a forma di doppia ala, in grado di fornire al muscolo la necessaria resistenza al movimento laterale, e la giusta direzione nella risposta dinamica, ovviamente tenendo anche conto, anzi partendo dalla risposta della pala principale. Con una stampante 3D sono stati poi realizzati i primi prototipi, sperimentando già di partenza anche un materiale pregiato come la fibra di carbonio. Il risultato è stato da subito molto incoraggiante, e sulla risposta nelle prove pratiche delle pinne così modificate, che rendevano perfettamente l'effetto desiderato, i due medici Franco e Adriano Anglana hanno sviluppato una serie di esercizi, inseriti a loro volta in un programma di allenamento e potenziamento, che coinvolgono praticamente tutti i muscoli adduttori, abduttori, i glutei, gli addominali e i dorsali, con un positivo coinvolgimento anche della spina dorsale.

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Dopo questa fase iniziale di progettazione e di collaudo, nel 2021, i tre componenti il team hanno coperto il loro lavoro con un brevetto di utilità. Successivamente i due medici hanno poi sperimentato in pratica tali programmi di allenamento sia con le squadre sportive che abitualmente seguono, sia con gruppi di partecipanti a corsi fitness di nuoto non agonistico. E' stato così possibile verificare su un campione molto ampio di persone, e con più precisione, i tempi medi di risposta della massa muscolare e tendinea alle sollecitazioni di questo tipo di ginnastica acquatica, in termini di tonicità, elasticità e resistenza; ma l'aspetto più interessante è stato che le applicazioni pratiche hanno subito evidenziato ulteriori potenziali vantaggi dell'utilizzo di queste pinne modificate. Il più importante e incoraggiante è sicuramente quello che può riguardare un programma di riabilitazione in acqua per chi soffre di patologie agli arti inferiori o per chi ha subito traumi, e che sarà oggetto di un articolo specifico nei prossimi numeri de La Marea Magazine. Altro risultato interessante, che può essere definito come un positivo effetto collaterale estetico, è che questo tipo di sollecitazioni muscolari, unito all'azione di massaggio dell'acqua, contribuiscono a ridurre gli inestetismi della cellulite sui glutei e sulle cosce nei soggetti femminili.

Quindi dopo due anni di prove, di verifiche e di ottimizzazione delle linee progettuali, nel 2023 il sistema denominato Alette Mercurio, è stato depositato una seconda volta, ma come brevetto di funzionalità industriale. Oggi il progetto definitivo prevede l'utilizzo di due misure di alette, per essere utilizzate, rispettivamente, con pinne più piccole, adatte in particolare alle donne e che richiedono uno sforzo contenuto, oppure con pinne più grandi e impegnative, per misure di piede grandi, quindi più adatte agli uomini.


I muscoli adduttori della gamba, denominati grande, lungo e breve, sono chiamati a rispondere nella fase di chiusura degli arti inferiori durante il nuoto pinnato con le Alette Mercurio.


I muscoli abduttori della gamba, che sono il tensore della fascia lata e il sartorio, sono chiamati a rispondere nella fase di apertura degli arti inferiori durante il nuoto pinnato con le Alette Mercurio.


 

 

La catena dei glutei, ossia il gluteo grande, il gluteo medio, il gluteo piccolo, e il muscolo piriforme, sono coinvolti sia nella fase di abduzione, ossia di apertura, sia nella fase di adduzione, ossia di chiusura, nei 4 stili di nuoto pinnato con le Alette Mercurio.

Stili di nuoto

Per poter utilizzare e quindi tonificare in maniera ottimale tutte le masse muscolari degli arti inferiori, soprattutto quelle normalmente poco utilizzate, o addirittura per nulla, ma anche per ottenere in alcuni esercizi un contestuale coinvolgimento delle fasce addominali e dorsali, e una positiva movimentazione della spina dorsale, i dottori Franco e Adriano Anglana hanno studiato quattro linee guida di nuoto, con le pinne dotate di Alette Mercurio, definite Torpedo, Pulce d'acqua, Caimano e Crawl adduction, che andiamo ad illustrare in dettaglio.

Torpedo

Questo stile prevede due movimenti laterali delle gambe: abduzione, ossia di apertura, e adduzione, ossia di chiusura. Consente il pieno sfruttamento delle alette, che canalizzando l'acqua attraverso il movimento, producono una pressione che sollecita l'impegno muscolare, e nella stesso tempo genera una forza propulsiva in avanti del nuotatore. I muscoli coinvolti nell'azione motoria sono gli abduttori e gli adduttori della gamba, e tutta la catena dei glutei, ossia il grande, il medio e il piccolo gluteo e il piriforme, mentre gli addominali e i dorsali sono coinvolti in contrazione statica, ossia isometrica. Questo stile di nuoto può essere effettuato a gamba tesa e a gamba flessa. A gamba tesa si riduce notevolmente il carico sul ginocchio, per chi ha specifici problemi, mentre a gamba flessa, chi lo pratica deve avere un ginocchio perfetto.

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Torpedo gambe tese

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Torpedo gambe flesse

Pulce d'acqua

Questo stile si pratica nuotando sul dorso, con le braccia distese all'indietro e tutto il corpo in contrazione isometrica, tranne gli arti inferiori. Prevede due movimenti laterali delle gambe: abduzione, ossia di apertura, e adduzione, ossia di chiusura. Consente il pieno sfruttamento delle alette, che canalizzando l'acqua attraverso il movimento, producono una pressione che sollecita l'impegno muscolare, e nello stesso tempo genera una forza propulsiva in avanti del nuotatore. I muscoli coinvolti nell'azione motoria sono gli abduttori e gli adduttori della gamba, e tutta la catena dei glutei, ossia il grande, il medio e il piccolo gluteo e il piriforme, e i dorsali, mentre in particolare sono molto impegnati gli addominali, coinvolti in contrazione statica, ossia isometrica, che devono mantenere le gambe sollevate. Anche questo stile di nuoto può essere effettuato a gamba tesa e a gamba flessa. A gamba tesa si riduce notevolmente il carico sul ginocchio, per chi ha specifici problemi, mentre a gamba flessa, chi lo pratica deve avere un ginocchio perfetto.

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Pulce d'acqua gambe tese

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Pulce d'acqua gambe flesse

Caimano

In questo stile, adatto a nuotatori esperti, sono molto coinvolte nel movimento le fasce muscolari addominali, come l'obliquo interno e in particolar modo il trasverso, e i dorsali, mentre in contrazione statica, ossia isometrica, sono coinvolti il muscolo retto addominale e il dorsale, tutta la catena dei glutei, ossia il grande, il medio e il piccolo gluteo e il piriforme. Un certo impegno è anche a carico degli adduttori delle gambe. La colonna lavora in asse coronale e c'è un notevole coinvolgimento del bacino. Lo stile Caimano è particolarmente indicato per la distensione della colonna, con apertura dei forami vertebrali.

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Crawl adduction

E' una combinazione del classico nuoto a stile libero, comunemente denominato Crawl, con la variante del movimento delle gambe che è uguale a quello dello stile Torpedo, che avviene in senso coronale, quindi laterale, ossia abduzione, di apertura, e adduzione, di chiusura, e la colonna lavora sempre perfettamente distesa. Al contrario, nel Crawl classico il movimento di flesso estensione delle gambe, può arrivare a sollecitare non positivamente i dischi vertebrali, e non è particolarmente indicato per chi ha problemi alla colonna. Il Crawl adduction richiede un po di esercizio per raggiungere la giusta coordinazione.

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In conclusione

Da quanto esposto ci si rende conto degli indubbi vantaggi che possono avere gli appassionati di immersioni nell'utilizzo di questi supporti sulle pinne, per mantenere ben allenate le gambe, ma non solo. Ne beneficia anche tutta la struttura muscolare degli addominali e dei dorsali. I cicli di esercizi possono essere effettuati facilmente sia in piscina che in mare, e consentono ai subacquei, soprattutto quelli che svolgono una vita sedentaria, di scendere sott'acqua con una tonicità ottimale degli arti inferiori, dopo un periodico allenamento, che si traduce di riflesso anche in un minor consumo di aria, con aumentati livelli di sicurezza.

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