La pesca subacquea a fiato o in apnea

a cura di Massimo Scarpati

Ero un ragazzino, vivendo a Mergellina avevo una grande passione per la pesca subacquea a fiato (allora si diceva così), era l’epoca dei primi record di profondità. Nel 1950 Raimondo Bucher fece il primo record e sui giornali appresi per la prima volta questa parola APNEA. Mentre andavo a scuola con il dizionario sotto il braccio per il tema di italiano, la curiosità mi spinse ad aprire il vocabolario per vedere cosa significasse la parola APNEA. Mi resi conto che Bucher era sceso alla profondità di 30 metri a fiato e rimasi molto sorpreso per la prestazione ma ancor più perché la parola APNEA, nel dizionario, era assimilata al suo sinonimo: ASFISSIA, ASMA, RANTOLO, ANELITO, AFFANNO, ANGOSCIA ecc.
Ripetevo sempre più nella mia mente APNEA anche durante la giornata e naturalmente anche la parola ASFISSIA per trovare questa identità di significato.
Poi dicevo:
” domani vado a pesca in apnea a Mergellina”
e ripetevo :
“ domani vado a pesca in asfissia a Mergellina”.
Camminavo per strada e dicevo ad alta voce APNEA e poi ripetevo ASFISSIA. Correvo e dicevo APNEA e poi il sinonimo ASFISSIA. Quando pronunciavo la parola ASFISSIA dopo un poco dovevo fermarmi per mancanza di fiato. Pronunciavo la Parola APNEA andavo avanti senza problemi avevo trovato il ritmo : inspiravo pronunciando la sillaba AP e dopo un poco espiravo pronunciando la sillaba NEA. AP……due passi NEA, AP due passi NEA, APNEA.
APNEA e camminando camminando andavo dove volevo. Però a casa mi chiamavano lo scemo dell’APNEA. Analizzando le due parole notiamo che APNEA è composta da una sillaba aspirata AP e da una sillaba espirata NEA dette di seguito ed anche dopo un breve intervallo AP..NEA , AP…NEA, AP… NEA. E’ la respirazione, la vita.
Non così la parola ASFISSIA tutte sillabe espirate, se le vuoi pronunciare di seguito ti svuoti i polmoni e dopo un poco sbatti a terra in sincope. Poi naturalmente con lo sviluppo della subacquea ed i record di profondità in apnea di Falco Novelli ed infine Maiorca e Mayol ne hanno ben definito il significato e l’appartenenza al mondo della subacquea, oggi qualsiasi vocabolario affianca questa parola al mondo dei record appunto in APNEA. Ed è una parola magica, nella gran parte delle lingue oggi conosciute (escluse forse il cinese, il giapponese e idiomi similari) la parola APNEA è riportata in tutti i vocabolari ed identifica la stessa azione. Inglese, Francese, Tedesco, Spagnolo e tante altre, forse è la parola più diffusa e pronunciata allo stesso modo a livello di quasi tutte le lingue del mondo. Ritorniamo sul gesto alla base che identifica l’APNEA: una breve inspirazione, un intervallo nel quale si trattiene il respiro più o meno lungo e per concludere con una espirazione. Ci rendiamo conto che basta pronunciare la magica parolina per fare l’azione. Non saprei come identificarla una tale parola certamente non è una parola onomatopeica perché e tutt’altro. E che meraviglia, questo avviene in quasi tutte le lingue del mondo. Pronunci la parola APNEA fai l’azione. Sospensione volontaria del respiro.

Cercate un’altra parola del genere in qualsiasi lingua che solo pronunciandola ne facciamo l’azione. Un’altra parola simile non la troverete mai anche se dagli occhi di alcuni maliziosetti presenti mi sembra di capire qualcosa. No cari ragazzi se pronunciate la parola Amore in qualsiasi lingua non lo state facendo avete bisogno di molto altro prima di poterlo fare.

Vi piacerebbe dire solo amore, love, amour e per farlo. Ehh sì!!

Ed eccoci di nuovo allo SCEMO dell’APNEA che sarei io: il mondo dei record, l’opinione pubblica, il comune pensare mi convinsero che la bravura di un apneista era in funzione del suo tempo di APNEA. Più trattieni il respiro più sei bravo. Andavo sott’acqua e cronometravo i miei tempi, ma alla fine erano quelli di una mezza cartuccia, oltretutto alla prima visita effettuata dal medico sportivo per la certificazione di idoneità agonistica, non avevo quattro litri di capacità vitale. Il giovane medico mi guardò negli occhi e mi disse. “Ma addò vuoi andare.” E mi bocciò.

Seguivo le interviste dei grandi recordman: uno diceva che andava a cercare il proprio io nella profondità degli abissi, un altro era sempre alla ricerca del signore Iddio, un altro faceva l’elettrocardiogramma alle cernie.

Tutti facevano almeno 4 minuti di apnea.

Mi sforzavo per arrivare ai due minuti di apnea da fermo dopo il primo ed il secondo tentativo dicevo:
” Che rottura di balle”.
Forse perché io andavo solo a cercare i pesci da prendere ma era la mia passione che si maturava nell’ambito della Marineria di Mergellina, ascoltando le storie dei grandi e spesso andando in Mare con i pescatori professionisti apprendevo tutte quelle conoscenze complementari e supplementari che sono state alla base del mio futuro di uomo di Mare. Poi una notte pescando a fiato nel Mare di Mondragone con acque torbidissime avvertii un fenomeno sonoro, ogni volta che ero sugli scogli, sentivo questa musica. Forse il Mare mi voleva parlare ed io mi convinsi di appartenere al Mare di essere parte di quell’Universo e dei suoi abitanti.

Il Mare con la sua voce mi chiamava per offrirmi le sue ricchezze ed io mi sentivo un privilegiato anche se gli amici mi dicevano che ero allucinato e che ero scemo.

Leggevo e sentivo di campioni che andavano a trenta metri a prendere pesci con apnee incredibili. Gasparri con un braccio alzava gli scogli e con l’altro prendeva le cernie, Santoro un metro ed ottantacinque a vederlo in acqua sembrava un sommergibile. Ed io che fisicamente ero una mezza cartuccia dove mai potevo andare, lo scemo dell’apnea un palmo di uomo e 3,5 litri di capacità vitale. Cercai in tutti i modi con sedute di allenamento di poter migliorare le mie apnee; misi appunto programmi di allenamento in piscina di carattere anaerobico mentre dopo un po’ seppi che il Prof. DATA insieme a Mayol ed Angela Bandini sulle ANDE provavano a fare apnee in un lago ad altissima quota con atmosfera povera di ossigeno. Credevo di aver imboccato la strada giusta con l’allenamento ipossico e anaerobico, ma dovetti convincermi che il tentativo di trovare un adattamento in ipossia o precondizionamento in breve tempo era difficile se non impossibile.

Il Mare mi chiamava ed io sentivo di dover rispondere ai suoi richiami, mi sforzai di trovare altre dimensioni per poter emergere tra i campioni.

L’uomo è dotato del pensiero concettuale e dello spirito di apprendimento che consentono adattamenti di carattere cognitivo in breve tempo.

LA CONQUISTA DELLA PROFONDITA’ era per me un processo di carattere culturale. Un qualsiasi adattamento di carattere cognitivo non può prescindere da un processo raziocinante che richiede lucidità.

Qualità che non è mai ottimale quando sei in condizione di sofferenza dovendo reprimere lo stimolo più importante della vita che è la respirazione. Questa filosofia calzava alla perfezione con una mezza cartuccia di apneista.

Abbandonai allora gli allenamenti per migliorare le capacità anaerobiche con allenamenti di tipo aerobico: accorciai i tempi di recupero, migliorai tutte le capacità di resistenza alla fatica, potenziai notevolmente la velocità in acqua senza andare in affanno. Le mie apnee non erano eccezionali ma avevo tutte le altre componenti atletiche ad alto livello e naturalmente in azione in profondità ero lucido. Insomma ero il paradosso dell’apneista:

“meno tempo impiegavo per svolgere il lavoro più elevata era la resa”.

E quando ho cominciato a fondare le mie strategie di gara sulla velocità e la lucidità in acqua, ho visto i primi risultati. Contemporaneamente ebbi la fortuna di poter lavorare sui materiali: vedi i fucili, la ventosa, le pinne lunghe e tutto il resto e fu il completamento della mia carriera di vita. Un giorno ai campionati del mondo in CILE arrivai con due paia di pinne lunghe sotto il braccio ( allora non c’erano borse lunghe per contenerle ) Terry Lentz, i fratelli ERNEST (vigili del fuoco) della nazionale degli STATI UNITI scherzando fecero una battuta per dire che finalmente avevo trovato il sistema per essere in Mare lungo come loro. Ma dopo qualche mese la MARES riempì di pinne lunghe le AWUAI e la CALIFORNIA.
E questa è un’altra storia!

MASSIMO SCARPATI

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