Lo sviluppo di una didattica dedicata, HSA Italia, l’evoluzione tecnologica della attrezzatura e l’impegno di pionieri come Aldo Torti, Presidente di HSA Italia (Handicapped Scuba Association International), hanno permesso di aprire questo fantastico mondo delle immersioni subacquee anche a persone con diverse disabilità.
Ma questa opportunità, a mio parere, non è soltanto per le persone con disabilità ma anche per i loro istruttori e accompagnatori subacquei in quanto l’addestramento specifico che ricevono permette loro di diventare degli ottimi sub oltre che a svolgere una importante funzione di inclusione sociale.
Le prime attività subacquee per persone con disabilità fisiche compiono i primi passi in Italia verso la metà degli anni ‘70. Si tratta di esperienze individuali, isolate, caratterizzate da metodi tecnici e didattici personali.
Sono iniziative create ad hoc e per esigenze specifiche, non coordinate tra loro.
Chi si cimentava in questo percorso, pur essendo già un esperto istruttore, trovava davanti a sé parecchi ostacoli: le attrezzature spesso inadeguate, la difficoltà nel reperire idoneità mediche, gli aspetti logistici, ma soprattutto la forte componente di scetticismo tra la gente in genere e anche tra i subacquei.
Alla fine degli anni ’80, Aldo Torti fonda la prima associazione strutturata per la diffusione della subacquea per disabili, con il nome di Associazione Nazionale Attività Subacquee e Natatorie per Disabili.
Una Onlus che poi diventerà HSA Italia facendo parte del circuito internazionale di HSA: organizzazione che ha mosso i primi passi negli USA nel 1975, all’Università di Irvine in California e si è poi costituita ufficialmente nel 1981.
Negli anni HSA ha dimostrato che: la subacquea è un obiettivo raggiungibile e concreto per le persone con disabilità fisiche (perlopiù con lesioni midollari, amputati, poliomielitici), con disabilità sensoriali e con disabilità intellettive.
“Il mare è sempre diverso per ognuno di noi. Nelle emozioni, nelle sensazioni e nella sua immensa grandezza ci accoglie con i nostri pensieri più profondi.
Le attività subacquee sono alla portata di tutti e chiunque può viverle in sicurezza in relazione alla propria fisicità e autonomia.” Aldo Torti
Fig.1 Porto Venere manifestazione COMSUBIN – HSA Italia
Le innovazioni tecnologiche delle attrezzature per immersioni in ARA (autorespiratori ad aria) come il GAV (giubbetto ad assetto variabile) i propulsori subacquei, le maschere gran-facciali con i comunicatori subacquei e di superficie, insieme alla certificazione multilivello HSA hanno permesso di avviare in sicurezza molteplici tipologie di disabilità alla attività subacquea.
Fig.3-4-5
I criteri da tenere in considerazione sono i seguenti:
Disabilità compatibili con l’immersione subacquea:
Certificazione Multilivello:
la certificazione multilivello è un metodo di valutazione e di classificazione delle necessità di un subacqueo disabile basato sulla prestazione. Questo sistema permette di valutare, mediante test iniziali, i livelli di dipendenza dal compagno inserendo se necessario un terzo subacqueo che non ha la funzione di assistere il subacqueo disabile ma bensì di garantire la sicurezza dell’accompagnatore e di conseguenza del gruppo di immersione.
I livelli sono tre: A -B-C relativi al superamento o meno di esercizi e prestazioni fisiche.
La mia esperienza personale inizia alcuni anni fa, precisamente nel 2009, con intersecarsi di due mie passioni: l’esperienza lavorativa di medico fisiatra e quella sportiva di istruttore subacqueo. Insieme ad un gruppo di amici subacquei abbiamo fatto nascere una scuola subacquea per persone con diverse disabilità denominata Cesena Blu onlus la Subacquea Insieme, nell’ottica della cosiddetta “SPORT- TERAPIA” nata nel 1944 in Gran Bretagna nel centro delle lesioni midollari del Dr.Ludwig Guttmann. Dopo alcuni corsi di addestramento e il conseguimento del brevetto da istruttore HSA Italia inizia la nostra esperienza con ragazzi ipovedenti/non vedenti e con disabilità motorie.
Abbiamo attivato diverse collaborazioni:
Fig.2 Greta e Erica non vedenti Cesena in Blu al COMSUBIN
Il filo conduttore che accomuna tutte queste collaborazioni è la funzione riabilitativa che la subacquea può svolgere nelle persone disabili che la praticano, una funzione riabilitativa che incide sia sul corpo che sulla psiche: sul corpo, grazie al superamento delle barriere ambientali e conseguentemente di quelle relative alle disabilità motorie, e sulla mente attraverso il superamento delle paure e delle fobie.
In quest’ottica è stato organizzato un convegno dal titolo “La subacquea: strumento di crescita personale e inclusione sociale” che si è tenuto nel 2009 a Cesena presso il Campus di Scienze degli Alimenti – Facoltà di Agraria – dell’Università di Bologna. La finalità del convegno è stata duplice: studiare e analizzare il comportamento della mente e del corpo in immersione e quindi considerare la subacquea nella sua importante funzione riabilitativa.
Fig 6
L’immagine della locandina è stata tratta dal disegno di un bambino ricoverato presso l’UO Pediatria dell’Ospedale M.Bufalini di Cesena dove, attraverso un ‘attività di volontariato, i soci dell’Associazione Cesena Blu hanno partecipato al progetto “Pediatria a Misura di Bambino”. Un progetto attraverso il quale i volontari hanno fornito ai bambini ricoverati elementi di biologia marina raccontati e spiegati in forma ludica assolvendo così al duplice scopo di aiutare i piccoli degenti a superare in maniera più serena il trauma dell’ospedalizzazione e, al contempo, avvicinandoli alla conoscenza e al rispetto del mondo sommerso.
La subacquea non assolve soltanto il compito di attività sportiva ma può anche diventare parte integrante importante nel programma riabilitativo dei pazienti disabili. L’approccio all’ambiente marino, che non è certamente semplice per il fatto di essere in totale antitesi al nostro habitat naturale, fa sì che sorgano nell’uomo numerose fobie e paure che possono condurre verso i nemici più pericolosi del subacqueo: lo stress, l’ansia e il panico.
La gestione di questi fattori di stress durante l’immersione porta a una maggiore capacità di autocontrollo che si riflette nella vita di tutti i giorni generando così un percorso di crescita personale improntata ad una maggiore consapevolezza di sé e del mondo che ci circonda.
Fig.7 Lia istruttrice di Cesena in Blu e Martina Cascina Biblioteca
Fig.8 Massimiliano Cesena in Blu-Foto Francesco Fontana
Fig.9 Rino istruttore Cesena in Blu con Agnese focomelia arti superiori e inferiori
In conclusione, permettetemi di fare una considerazione, sono ormai tantissimi gli sport accessibili a persone con disabilità soprattutto motorie tennis, pallacanestro, sci ecc. ma soltanto l’attività subacquea con ARA permette di lasciare in spiaggia o in banchina la carrozzina affidandosi ad un ambiente che ti sostiene avvolgendoti senza barriere ambientali.
Fig.10 Foto Ivan Rossi