Inter nos – Intervista a Dante Lo Pardo

di Mariano Marmo

Lo scopo di questa nuova rubrica è quello di far conoscere a tutti coloro che lavorano nella Nostra branca specialistica le proprie realtà ed aspettative lavorative come ci si trovasse di fronte ad un collega con il quale raccontarsi.

In questo numero, intervista a:

Dante Lo Pardo, Specialista in Anestesia e Rianimazione e Medicina subacquea ed Iperbarica. Responsabile dal 2009 della Struttura Dipartimentale di Medicina Subacquea ed Iperbarica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria S. Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona di Salerno. La camera iperbarica è una multiposto della “Sapio-Sistemi Iperbarici, di Roma” – modello 1600C, ovvero di diametro interno pari ad 1,6 MT. È progettata per ospitare fino a 4 pazienti ed 1 accompagnatore. Le sedute sono confortevoli in quanto dotate di imbottitura ergonomiche. La camera è a doppio locale CP e CE. Il sistema di illuminazione a led consente una ottima visione all’interno della camera. A seguito delle raccomandazioni S.I.M.S.I. – S.I.A.A.R.T.I. ed A.C.I.P. in tema di sicurezza della pandemia da Covid-19, la camera iperbarica di Salerno è dotata di sistema di commutazione Ossigeno-Aria da parte del tecnico consentendo la gestione dell’intero trattamento senza togliere la maschera al paziente garantendo così le pause in aria previste. Il monitoraggio cardio-respiratorio è assicurato da un respiratore mod. SIARETRON 1000 IPER; il monitor Lifescope 6 è collegato con collegamento in telemetria.

Attività ambulatoriale: 8.00-18.00 con reperibilità per le urgenze H24.

 

Dott. Dante Lo Pardo e Staff tecnico sanitario

Struttura Dipartimentale di Medicina Subacquea ed Iperbarica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria S.Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona

 

D – Mi descrivi il Personale che lavora presso la struttura da te diretta?

R – Il Personale è inquadrato con contratto ospedaliero a tempo indeterminato ed è costituito da 2 tecnici iperbarici, da 3 infermieri professionali con le funzioni di accompagnare in camera iperbarica i pazienti e nell’attività ambulatoriale di vulnologia. Fanno parte della mia squadra di collaboratori, 3 colleghi medici, specialisti in Anestesia e Rianimazione nonché diplomati al Master di Medicina Subacquea e Iperbarica di Padova.

D – Quali sono le criticità che più avverti sull’organizzazione della tua attività lavorativa?

R – Attualmente, purtroppo, a causa della pandemia in corso da Covid-19, in coincidenza con questa terza ondata, le risorse umane sono ancora più insufficienti di prima.

D – Quali le urgenze iperbariche più frequenti?

R – Le richieste più frequenti in campo di urgenze sono rappresentate dalle fasciti necrotizzanti post- traumatiche, le sindromi del Fournier, le intossicazioni da CO (nel 2021, da gennaio a marzo ne abbiamo trattate 3, una delle quali particolarmente severa), incidenti da decompressione.

D – Se potessi essere ricevuto da un ipotetico interlocutore nel settore della Sanità Campana, quali suggerimenti daresti per migliorare l’aspetto assistenziale del settore?

R – Se ne avessi la possibilità porrei fortemente l’accento sulla questione per la quale molto è stato fatto per diverse patologie considerate “tempo-dipendenti” (ischemia miocardica e stroke in generale) ma non per le patologie di competenze iperbarica. Sogno una rete efficiente che implichi tutti i colleghi del nostro settore nelle ore notturne o in reperibilità senza caricare di lavoro i soliti.

 D – Ed ora, come verrà proposto ai prossimi intervistati, hai l’occasione di “sputare il rospo” o, se preferisci, di “vuotare il sacco”. Comincia pure:

R – In qualità di referente Regionale della S.I.M.S.I., nonché fondatore dell’Associazione Medici Iperbarici Campani Ospedalieri (A.M.I.C.O.) ho da far rilevare che la Campania è l’unica Regione ad essere dotata di camere iperbariche per ogni azienda ospedaliera di rilievo nazionale. Sarebbe auspicabile che questi centri iperbarici campani non fossero tutti attivi H24 (e non solo fino alle ore 14.00 o addirittura chiusi) ma che condividessero tra loro protocolli di gestione e di algoritmi decisionali comuni, magari coordinati in una rete iperbarica delle emergenze da un’unica Centrale Operativa Regionale – 118, stabilendo così periodi di reperibilità, dividendo il carico delle chiamate per le emergenze. Insomma, una vera rete delle emergenze regionali. Questo è il mio “sogno nel cassetto”.

Grazie Dante, e buon lavoro!

                                                                               
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