“La cura per ogni cosa è l’acqua salata: sudore, lacrime, o il mare.” Karen Blixen
Cari amici, con questa frase di una famosa scrittrice Norvegese vorrei dar vita ad una serie di articoli e interviste su quello che negli ultimi anni è diventata la nuova frontiera della subacquea: “disabilità e immersione”.
Lo sviluppo di una didattica dedicata, HSA Italia, l’evoluzione tecnologica della attrezzatura e l’impegno di pionieri come il mitico Aldo Torti, Presidente di HSA Italia, hanno permesso di aprire questo fantastico mondo delle immersioni subacquee anche a persone con diverse disabilità.
Ma questa opportunità, a mio parere, non è soltanto per le persone con disabilità ma anche per i loro istruttori e accompagnatori subacquei in quanto l’addestramento specifico che ricevono permette loro di diventare degli ottimi sub oltre che a svolgere una importante funzione di inclusione sociale.
Pertanto la mia rubrica Marea ospiterà esperti del settore analizzando l’argomento negli svariati aspetti:
Inizio con la mia esperienza personale che alcuni anni fa, precisamente nel 2009, ha visto intersecarsi due mie passioni: l’esperienza lavorativa di medico riabilitatore e quella sportiva di istruttore subacqueo.
Insieme ad un gruppo di amici subacquei abbiamo fatto nascere una scuola subacquea per persone con diverse disabilità “CESENA in BLU ONLUS – La Subacquea Insieme”. Dopo alcuni corsi di addestramento e il conseguimento del brevetto da istruttore HSA Italia inizia la nostra esperienza con ragazzi ipovedenti/non vedenti e con disabilità motorie.
Abbiamo attivato diverse collaborazioni:
Il filo conduttore che accomuna tutte queste collaborazioni è la funzione riabilitativa che la subacquea può svolgere nelle persone disabili che la praticano, una funzione riabilitativa che incide sia sul corpo che sulla psiche: sul corpo, grazie al superamento delle barriere ambientali e conseguentemente di quelle relative alle disabilità motorie, e sulla mente attraverso il superamento delle paure e delle fobie.
In quest’ottica è stato organizzato un convegno dal titolo “La subacquea: strumento di crescita personale e inclusione sociale” che si è tenuto nel 2009 a Cesena presso il Campus di Scienze degli Alimenti – Facoltà di Agraria – dell’Università di Bologna. La finalità del convegno è stata duplice: studiare e analizzare il comportamento della mente e del corpo in immersione e quindi considerare la subacquea nella sua importante funzione riabilitativa.
La subacquea non assolve soltanto il compito di attività sportiva ma può anche diventare parte integrante importante nel programma riabilitativo dei pazienti disabili. L’approccio all’ambiente marino, che non è certamente semplice per il fatto di essere in totale antitesi al nostro habitat naturale, fa sì che sorgano nell’uomo numerose fobie e paure che possono condurre verso i nemici più pericolosi del subacqueo: lo stress, l’ansia e il panico.
La gestione di questi fattori di stress durante l’immersione porta a una maggiore capacità di autocontrollo che si riflette nella vita di tutti i giorni generando così un percorso di crescita personale improntata ad una maggiore consapevolezza di sé e del mondo che ci circonda.
Di questo e di altri aspetti legati alla “disabilità e immersione” si parlerà in altri articoli che verranno pubblicati in questa rubrica. Verrà data voce, ogni volta, ad un esperto del settore che affronterà le tematiche di propria competenza.
Da qui parte un viaggio che mi auguro vogliate intraprendere anche voi insieme a me!
Locandina Convegno Nazionale “La Subacquea: strumento di crescita personale e inclusione sociale”.
L’immagine della locandina è stata tratta dal disegno di un bambino ricoverato presso l’UO Pediatria dell’Ospedale M.Bufalini di Cesena dove, attraverso un ‘attività di volontariato, i soci dell’Associazione Cesena Blu hanno partecipato al progetto “Pediatria a Misura di Bambino”. Un progetto attraverso il quale i volontari hanno fornito ai bambini ricoverati elementi di biologia marina raccontati e spiegati in forma ludica assolvendo così al duplice scopo di aiutare i piccoli degenti a superare in maniera più serena il trauma dell’ospedalizzazione e, al contempo, avvicinandoli alla conoscenza e al rispetto del mondo sommerso.