La teca che non si chiude.

Ossigeno Terapia Iperbarica (OTI) in esiti di osteomielite cronica refrattaria della teca cranica.(CASO CLINICO SEGGNALATO DAL CENTRO IPERBARICO BOLOGNA)

B.A. 23 AA femmina.

 

Paziente inviata da équipe neurochirurgica per esiti di deiscenza su base infettiva di ferita chirurgica con rimozione della copertura ossea e innesto di osso di banca in craniotomia eseguita per curare ipertensione endocranica a seguito di ictus ischemico sinistro e fallito tentativo di ricanalizzazione. 

Il razionale dell’Ossigeno Terapia Iperbarica è stato il tentativo di stimolare la proliferazione cellulare ai fini di ricoprire l’osso trapiantato, coadiuvare la terapia antibiotica che inizialmente era in corso fino alla normalizzazione degli indici di flogosi dopo la rimozione dell’osso infetto e permettere la chirurgia ricostruttiva.


 

Alla luce delle limitate opzioni terapeutiche e dell’iniziale riepitelizzazione dell’osso innestato, in una valutazione collegiale fra medici iperbarici, chirurgo plastico e neurochirurghi si è ritenuto opportuno il proseguimento OTI secondo protocollo per osteomielite cronica refrattaria (60 sedute).

Contestualmente venivano eseguite medicazioni semplici con irrigazione della lesione con soluzione fisiologica e disinfezione perilesionale.


 

Questa immagine si riferisce alla lesione al termine del ciclo OTI che era stato prolungato fino a 75 sedute.

Il programma terapeutico successivamente prevedeva rivalutazione chirurgo plastica/ neurochirurgica per la preparazione alla guarigione definitiva.


 

Aspetto della lesione dopo intervento di toilette e fresatura del tavolato cranico esterno regione parietale sinistra e posizionamento di terapia a pressione negativa prima della ricostruzione plastica. Si evidenzia come tutti i tessuti ossei siano stati completamente riepitelizzati rendendo possibile l’approccio ricostruttivo. La ragazza ci comunicò successivamente della completa guarigione dopo le procedure.

Questo percorso multidisciplinare conferma come OTI possa essere determinante se embricata nei percorsi terapeutici di quadri clinici estremamente complessi. 

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