Sergio Riccardo nasce a Napoli il 5 ottobre 1963. Cresciuto a stretto contatto con il mare, inizia fin da ragazzino ad avvicinarsi all’attività subacquea. La bellezza del mare partenopeo, delle sue isole e della penisola sorrentina fanno il resto e scendere sott’acqua diventa sempre più una passione che lo accompagnerà per tutta la vita. Addirittura capisce che potrebbe diventare un mestiere, impegnativo, ma entusiasmante, e così brucia le tappe della sua preparazione tecnica, che cura meticolosamente, tanto che a soli 18 anni da poco compiuti, riesce a diventare istruttore subacqueo PADI: davvero un record. Così, aiutato dalla famiglia, inizia subito un’attività professionale, aprendo un diving center nell’incanto di Marina di Puolo, vicino Sorrento, tra i primi in Italia a dedicarsi a quest'attività in quei lontani primi anni ottanta, frizzanti di vita e di iniziative. E’ subito un successo. La bellezza dei luoghi e dei fondali, la gentilezza e la disponibilità del ragazzo, le belle immersioni che riesce a far fare ai suoi clienti e l’ottima assistenza che offre, diventano un richiamo irresistibile e contagioso nella comunità dei sub, tanto che il piccolo, ma fascinoso diving diventa sempre più meta di appassionati, di circoli, di scuole d’immersione di tutt’Italia, ma anche dall’estero. Fu allora, quando Sergio aveva solo venti anni, che il padre gli regalò la prima macchina fotografica subacquea, una Nikonos III con un flash. Ci prese rapidamente mano, pur se non mancarono i soliti problemi dei neofiti: flash che non funziona, sotto o sovraesposizioni, qualche allagamento per una chiusura fatta male, ma pagato lo scotto iniziale cominciò ad ottenere qualche scatto davvero bello e nacque così una nuova coinvolgente passione: la fotografia subacquea. E i soggetti non mancavano davvero, anche perché Sergio finita la stagione estiva si trasferiva a lavorare, tra i primissimi italiani, in un diving alle isole Maldive, che allora costituivano la nuova, affascinante meta esotica del nascente turismo subacqueo. Fu in quel periodo, a metà degli anni ottanta, che lo conobbi per un servizio per la rivista Il Subacqueo sui fondali della costiera. Il tema e la passione per l’immagine subacquea ci accomunò subito e cementò la nostra amicizia. Marina di Puolo divenne così una delle mie mete preferite e ogni volta che dopo una serie di curve la strada si apriva in meravigliosi scorci della penisola sorrentina fino al minuscolo e pittoresco borgo marinaro, era sempre per me una gioia incontrare l’amico Sergio e condividere con lui bellissime immersioni fotografiche.
Passò ancora qualche anno e Sergio Riccardo, forte di un’esperienza di accompagnatore e gestore diving ormai più che consolidata in Italia e all’estero, in particolare alle Maldive, e grazie anche ad un mercato dei viaggi per appassionati d’immersioni all’epoca sempre più esigente, vivo e in espansione, decide di fondare nel 1991 la Diving Tour, un piccolo tour operator specializzato in destinazioni subacquee in tutto il mondo, che ben presto, grazie alla serietà e all'impegno di Sergio, diventò un marchio affidabile e di riferimento del settore. Inizia così la sua ricerca di nuove destinazioni in diversi mari del mondo e nelle aree di maggiore interesse turistico. Ma da subito, per distinguersi dalla massa degli operatori più commerciali, cercò di specializzarsi in località ancora vergini ed esclusive, con una particolare attenzione per gli appassionati di fotografia. Era anche un modo di autofinanziarsi per realizzare il sogno e la passione della sua vita, ossia esplorare i mari più lontani e vergini del mondo, e da allora è sempre stato un crescendo. Inizia a conoscere profondamente i Caraibi, il Mar Rosso, l'Oceano Pacifico, l’Oceano Atlantico, fino alle mete più impegnative in assoluto dell’Artico, osservando attentamente luoghi e specie animali sia sopra che sotto la superfice del mare, e la macchina fotografica non lo abbandonerà mai, anzi diventando sempre più parte integrante del suo essere, della sua vita, affrontando situazioni ambientali sempre più difficili e impegnative, non prive a volte di concreti pericoli, ma sempre straordinariamente entusiasmanti e stimolanti. In queste sue avventure riesce anche a trascinare non pochi entusiasti clienti disposti ad affrontare situazioni ambientali estreme e un notevole impegno fisico, ma sempre appagati da queste indimenticabili esperienze.
Il risultato di tutto questo impegno di anni di lavoro e di passione trova finalmente maturazione, corpo e vita editoriale, e nel giugno 2016 viene pubblicato il suo primo libro fotografico "Ocean Life", un viaggio sopra e sotto i mari del mondo durato 35 anni. E’ l’inizio di un cammino documentaristico che prosegue in varie direzioni, e a febbraio 2019 partecipa come fotografo subacqueo ad una spedizione in Antartide per la realizzazione di un documentario sulla Foca Leopardo, un’animale splendido, ma tra i più pericolosi del mondo. A luglio 2020 esce il suo secondo libro fotografico “Sharks Secrets” con immagini di squali fotografati nei vari mari del pianeta. Contemporaneamente lavora ad un nuovo progetto editoriale, in programma per la primavera 2023: “Ocean Life II”. Il suo archivio fotografico conta attualmente oltre 100.000 immagini, la maggior parte delle quali è costituita da foto subacquee realizzate in oltre 7.500 immersioni effettuate in varie latitudini e in habitat diversi: fiumi, laghi, acque temperate, tropicali e fredde. Il risultato di tutta questa esperienza, unitamente a quella di organizzatore di viaggi, si è concretizzata in una sua nuova iniziativa, la creazione e la gestione del tour operator Photography Expeditions, che Sergio segue con particolare attenzione, altamente specializzato in viaggi fotografici subacquei e naturalistici in tutto il mondo, dal Mediterraneo alla Papua Nuova Guinea, dall’Artico all’Antartide, con una scelta di luoghi di soggiorno e di imbarcazioni da Crociera scrupolosamente selezionata.
D.
Cosa significa per te la fotografia subacquea e comunque la fotografia in genere.
R.
Sicuramente la fotografia è il mio mezzo, il mio modo di comunicare, di trasmettere le esperienze emotive che provo durante le immersioni. Sono una persona abbastanza riservata, e poco incline all'esuberanza mediatica, che se eccessiva mi da persino fastidio. Diciamo che per alcuni aspetti sono quasi “asocial”. Invece attraverso le mie fotografie stabilisco con il pubblico un linguaggio visivo e comunicativo fatto di emozioni, riflessioni e dialoghi silenziosi, e per me tutto questo è straordinariamente appagante, perché percepisco che le sensazioni che cerco di trasmettere sono pienamente percepite da chi osserva le mie immagini.
D.
Qual'è il tuo concetto estetico dell'immagine subacquea.
R.
Sono sempre stato contrario all’approfondimento, fino all’ esasperazione della tecnica fotografica, come unico strumento per il raggiungimento di risultati significativi. Ho sempre ritenuto che nella fotografia subacquea la tecnica si riduce a poche informazioni, quelle basilari ossia: corretta esposizione e messa a fuoco. Ciò che fa la differenza tra un qualsiasi “raccoglitore d’immagini” ed un “Fotografo” è soprattutto nell’estetica, nella composizione e inquadratura, nell’utilizzo che si fa della luce. Anche se la composizione fotografica di un'inquadratura risponde in genere a leggi e a criteri estetici comuni anche ad altre arti figurative, comunque ricercati e ragionati, come, per fare un esempio, la ricerca dello schema della Sezione Aurea, per me invece è il risultato di uno stimolo visivo e di un'azione istintiva che mi fa scegliere un determinato taglio che in quel momento più mi appaga, senza troppo pensare. Ciò che affermo sempre durante i work shop che propongo durante i viaggi da me organizzati è: se vuoi ottenere una bella immagine concentrati sul soggetto ma se vuoi ottenere una bella fotografia concentrati pure sulla luce che illumina i vari elementi di un'inquadratura. Per questo è importante conoscere bene anche la propria fonte di luce artificiale, ossia i flash e saperli adeguatamente miscelare con la luce naturale che illumina l'ambiente circostante il soggetto e il soggetto stesso. La differenza tra un’ immagine ed una fotografia è tutta qui: inquadratura ed utilizzo sapiente della luce. Il concetto è semplice: cercare di far emozionare il pubblico dinanzi alla bellezza della natura, anche a discapito di imperfezioni tecniche. Una bella fotografia la distingui subito: ti fa rimanere senza fiato per qualche secondo, poi ti viene naturale affermare: “che bellezza”.
D.
Quali sono i tuoi soggetti preferiti (natura, animali, soggetto umano).
R.
Il tipo di fotografia che preferisco è sicuramente la wildphotography in pratica la foto di animali, sia fuori che sott’acqua, liberi nel loro habitat naturale. Mi piace riprendere tutti gli elementi della natura senza modificare minimamente i loro aspetti e il loro rapporto con l'ambiente, ed in particolare per la foto subacquea dove mi concentro su animali piccoli e grandi inseriti nel loro contesto naturale senza mai intervenire con rimozioni e spostamenti anche per finalità cromatiche. Per questo mio approccio mentale ed estetico, non amo l'applicazione di tecniche artificiose come le doppie esposizioni sott’acqua, la natura è bellissima così come la vediamo, inutile modificarla. Evito quasi sempre la presenza umana nello scatto, e quando serve, unicamente per fini compositivi o documentaristici, o per rendere equilibrata la scena, cerco d’inserire solo una piccola e discreta silhouette di un sub.
D.
Quali sono i generi di immagini preferite, ad esempio riprese di grande respiro, oppure campo ravvicinato e macro.
R.
Nella foto subacquea soprattutto quella mediterranea preferisco i grandi panorami, le pareti rigogliose di coralligeno e di gorgonie, che rappresentano la vera essenza del Mare Nostrum. E’ un tipo di fotografia a mio avviso sempre più rara da vedere, mentre invece le pubblicazioni e i media sono pieni di immagini macro di soggetti sicuramente interessanti dal punto di vista biologico, ma spesso ripresi in maniera sempre uguale ed eccessivamente ripetitiva. Ciò non significa che snobbo la macro, anzi mi diverte molto. Più impegnativa e stimolante trovo la ricerca di una buona inquadratura con pesci ed animali, spesso molto timidi e molto mobili, e per questi in genere cerco di applicare il famoso concetto di un grande della fotografia, Robert Capa, che affermava “Se le vostre foto non sono abbastanza buone, non siete abbastanza vicino".
D.
Quali attrezzature adoperi.
R.
Per la fotografia subacquea utilizzo due custodie SEACAM con fotocamere Nikon D850. Gli obiettivi usati maggiormente sono il 17/35 mm Nikon, il 15 mm Sigma fish eye, il 105 mm Nikon. Per l’illuminazione uso soprattutto i flash SEACAM 150 ma ho anche 2 SUBTRONIC Alpa Pro e 2 SEA & SEA D1 che alterno. Per la Fotografia esterna lavoro spesso con il 14/24 mm, 60 mm, 70/200 mm e 200/400 mm, tutti NIKON.
D.
Qual'è la tua tecnica.
R.
Come anticipato prima non sono un fan della tecnica. Mi limito a fotografare la natura e i suoi abitanti in maniera semplice, sempre nel loro habitat e contesto. Per far questo mi avvicino spesso a loro, a volte anche con un po’ di incoscienza. Ecco, questa può essere definita la mia tecnica, cercare di portarmi il più vicino possibile alle mie prede fotografiche in maniera più furba e strategica possibile, con i doppi flash semplicemente impostati per parte nella giusta angolazione, con la sicurezza di avere comunque un'illuminazione mediamente equilibrata. Nella caccia fotografica non c'è tempo per interventi su comandi, manopole e bracci. E' l'azione che è importante, cogliere l'attimo. Nella foto d'insieme, invece, come ho già spiegato, tutto si concentra sul saper dosare luce ambiente e luce artificiale, interpretandola con la scelta dell'esposizione.
D.
Come utilizzi le tue realizzazioni fotografiche, libri, mostre, proiezioni.
R.
Da anni utilizzo le mie fotografie per promuovere la mia attività di organizzatore di viaggi. Ho realizzato una serie di dissolvenze tematiche che presento durante serate organizzate in tutta italia. Ho anche realizzato una mostra fotografica di 20 pannelli 70x100 sugli squali, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul grave rischio d’estinzione a cui vanno incontro questi predatori. Ho pubblicato “Ocean Life” nel 2016, un libro di 200 pagine che racconta ed illustra un vero e proprio giro del mondo sott’acqua da me realizzato nel corso di 35 anni. Poi nel 2020, insieme a Francesca Romana Reinero abbiamo pubblicato “SHARKS SECRETS” con immagini mie di squali realizzate nei vari mari del mondo. Questa è la mia vita, questa è la mia strada che cercherò di percorrere ancora per tantissimo tempo. L'entusiasmo e l'amore per il mare non mi mancano davvero.