Ventotene

L’isolotto di Santo Stefano ripreso da Cala Nave.
Ventotene
Una delle più piccole isole italiane abitate. Acque cristalline, suggestivi resti archeologici in superfice e subacquei, e tanta affascinante storia antica e moderna.
di Umberto Natoli

E’ bello arrivarci in primavera a Ventotene. E’ bello lasciarsi sorprendere dai colori delle ginestre in fiore, chiazze giallo brillante che accarezzano e ingentiliscono i disegni che la bizzarria del vento ha scavato nella roccia tufacea, e respirarne poi il profumo intenso, appena il traghetto getta l’ancora nell’acqua cristallina del porticciolo. Isola singolare questa. Piccola, anzi, tra le più piccole abitate in Italia, eppure, basta visitarla una volta, una sola volta, e prima o poi certamente si ritorna. Innamorarsene e subirne il fascino è facile, e il subacqueo “viaggiatore” è il più vulnerabile alla malia di Ventotene e del vicino isolotto di Santo Stefano. Si, la definizione è giusta, subacqueo “viaggiatore” e non subacqueo “turista”.
La parola turista ci riporterebbe agli stereotipati cliché dei tour operators, delle agenzie di viaggio, dei grandi villaggi tutti efficienza, animatori e finta allegria. In quest’isola, invece, niente di tutto questo. Solo poche piccole pensioni a conduzione poco più che familiare, e graziosi e solari appartamenti in affitto, accolgono il “viaggiatore”, inteso nel senso romantico e ottocentesco del grand tour, che cerca autenticità e bellezza. Per il resto: mare, splendido, trasparentissimo e pieno di vita, e a terra tante vestigia romane e settecentesche, tanta storia, antica e moderna, e tanta allegria che si respira nell’aria, nelle colorite espressioni dialettali degli isolani, dai modi sempre gentili e semplici, tanto da richiamare atmosfere di film girati proprio qui, come “Ferie d’agosto” di Paolo Virzì del 1996 e il suo sequel “Un altro ferragosto” del 2023, e “Sul mare” di Alessandro D’Alatri del 2010. E come fa a non rimanere nel cuore un posto così magico, se poi aggiungiamo immersioni che rimangono a lungo nella memoria.
E pure a terra, pur se l’isola è piccola, ci sono molte cose da fare e da vedere. Per gli amanti dell’archeologia è immancabile un interessantissimo museo di reperti di navi romane, ed è possibile seguire numerosi percorsi archeologici. Ventotene infatti fu di proprietà imperiale e Ottaviano Augusto vi costruì una sontuosa villa, dove furono relegate nel tempo, in un esilio dorato, varie donne delle famiglie Giulio Claudia e Flavia, per condotta immorale, tra cui Giulia, figlia dello stesso Augusto, poi Agrippina Maggiore, madre di Caligola, Ottavia, moglie ripudiata di Nerone, e Flavia Domitilla, nipote di Domiziano, accusata di cristianesimo. Rimangono i suggestivi resti del porto romano, della grande villa Giulia, di due interessanti cisterne, di una grande e articolata peschiera, visitabile sia a terra, sia con maschera e pinne, ma anche con autorespiratore, nonostante la bassa profondità. Sull’isola è presente anche un centro di osservazione di avifauna con un bel museo della migrazione.
Altra visita, molto suggestiva, si può effettuare all’interessantissima struttura architettonica del settecentesco carcere borbonico, che occupa buona parte dell’isolotto di Santo Stefano, chiuso definitivamente il 2 settembre 1965, che ospitò nell’ottocento numerosi patrioti come Luigi Settembrini, fino ai confinati politici degli anni trenta come Sandro Pertini. I ventotenesi tengono molto anche a ricordare che nel 1943 un gruppo di intellettuali in esilio, guidati da Altiero Spinelli, redasse il famoso “Manifesto di Ventotene” del Movimento Federalista Europeo, dal quale si sviluppò la prima idea di Europa Unita.
Ad accompagnarci alla scoperta dei fondali di Ventotene, tre divers che operano da tanti anni nell’isola, titolari del Diving World Ventotene, conosciutissimi e stimatissimi nella comunità subacquea italiana, sia per la loro straordinaria preparazione tecnica sia per la loro cortesia e disponibilità. Prima fra tutti Valentina Lombardi, di origine napoletana e ormai isolana di adozione, storica conduttrice di questo attrezzato e comodissimo punto di riferimento per chi vuole esplorare la magia di questi fondali. Gli altri sono i ventotenesi DOC, Dario Santomauro e il figlio Beniamino, detto Mino, entrambe subacquei tecnici e istruttori molto preparati. Sono loro a fornire la massima assistenza agli appassionati di immersioni profonde in Trimix e in Rebreather, grazie anche alle dotazioni tecniche e nautiche di cui dispone il diving per questo tipo di attività, e ad organizzare periodicamente corsi per queste specialità.

E’ stata l’istituzione dell’Area Marina Protetta nel dicembre 1997, e soprattutto gli straordinari risultati che ha prodotto nel giro di pochi anni, a inserire le isole di Ventotene e Santo Stefano tra i primissimi santuari marini d’Italia. Vari fattori positivi e concomitanti hanno consentito un notevole ripopolamento dei fondali in tempi relativamente brevi.
Prima di tutto queste acque possono essere considerate tra le più pure dei mari italiani, sia per collocazione geografica, al largo delle coste meridionali del Lazio, sia per un favorevole gioco di correnti dominanti. Secondo ed importantissimo aspetto è che tutta l’ampia zona di mare attorno alle isole è immediatamente accessibile ai mezzi della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza, che possono effettuare un controllo molto efficace dell’Area Marina Protetta. Anche gli isolani, profondamente convinti che la presenza dell’Area costituisce per l’economia di Ventotene una grande risorsa vitale, la difendono e proteggono loro stessi con notevole determinazione. Altro aspetto è che la zona A, a protezione totale, è molto estesa, salvaguardando efficacemente queste acque dalla deleteria azione delle temibili “cenciole”, motopescherecci supertecnologici, che spesso operano al di là dei limiti della legalità, e riescono ad identificare e circoscrivere interi e grandissimi branchi di pesci di passo come ricciole e tonnetti, ma anche di dentici e orate, compiendo vere e proprie stragi. Insomma l’Area Marina Protetta di Ventotene e Santo Stefano funziona bene. Altra caratteristica molto positiva e da non sottovalutare è che per le immersioni è davvero un’isola comoda. Il Diving World Ventotene si trova infatti sul porticciolo romano, proprio davanti alle barche, e ad una cinquantina di metri dall’attracco dei traghetti, ed i punti d’immersione sono quasi tutti a circa 5 minuti di navigazione, e a pochi altri minuti i più lontani, quindi nessun lungo spostamento in mare. Anche le principali pensioni e varie case in affitto, si trovano a pochissimi minuti a piedi dal porticciolo, altrimenti con una piacevole passeggiata in più si possono raggiungere i più lontani, e per i più pigri ci sono sempre i furgoncini a disposizione per i trasferimenti.
Ventotene, oltre ad offrire una ricchissima e variegata vita marina, offre la suggestione di poter incontrare in immersione numerosi reperti archeologici, di cui l’isola è piena, gelosamente controllati e custoditi. Valentina, Dario e Beniamino hanno infatti organizzato dei percorsi subacquei che possono contemporaneamente offrire l’emozione di osservare da vicino e “in situ” anfore, ancore, fasciame di navi antiche, e proseguire poi l’immersione nel fondale circostante. Di seguito diamo una descrizione di questi punti d’immersione.
Punti principali di immersione:
Secca della Molara
Tra il porto romano e Santo Stefano, in un fondale di massi che va dai 12/14 metri fino ai 18 metri, si può effettuare una delle immersioni più tranquille e divertenti di tutti le aree marine protette italiane. Nell’acqua limpidissima e piena di luce per la bassa profondità, un branco di barracuda in numero e dimensioni “tropicali” gira a ruota vicinissimo ai subacquei, e specialmente nei mesi di agosto a settembre non è difficile imbattersi in gruppi di ricciole di grosse dimensioni, spesso molto curiose. Con un poco di calma si riescono ad avvicinare anche bellissimi dentici, branchi di saraghi e corvine, e grandi cernie brune. Sempre a fine estate non è raro l’incontro con cernie dorate di 4/5 chili. Insomma un vero paradiso per gli amanti della fotosub, anche con una semplice fotocamera compatta scafandrata.
Molo IV e Punta Falcone
Attorno ad uno dei moletti scavati nella roccia, di accesso al carcere dell’isolotto di Santo Stefano, e per un tratto di circa un centinaio di metri fino a Punta Falcone, si sviluppa una frana di massi ciclopici che dalla superficie si ferma in un primo gradino sui 15 metri tra le poseidonie, poi la frana e il salto verticale tra le roccie proseguono in cadute successive, fino a fermarsi sulla sabbia tra i 46 e i 50 metri circa. E’ il regno delle grandi cernie, che stazionano a varie quote, dei maestosi dentici che picchettano in un continuo andirivieni la frana tra i 15 e i 20 metri.
Beniamino Santomauro provvede ad ogni visita di un gruppo di subacquei che accompagna nel percorso archeologico, a rimuovere la sabbia che ricopre i reperti, per poterli mostrare, per poi ricoprirli nuovamente, per preservarli.
Sui 30/35 metri si incontra anche una bella parete di gorgonie rosse Paramuricea clavata, e nelle quote più profonde alcuni rami accolgono esemplari di Astrospartus. Una particolarità di questa zona è che in alcuni punti sui 35 metri le rose di mare Retepora cellulosa, hanno completamente avviluppato, colonizzandoli, dei grandi rami di gorgonia. In risalita, in decompressione e negli stop di sicurezza, da non perdere una passeggiata sui 3/4 metri, immediatamente sotto la linea di costa. E’ un’esplosione di colori. Ampi archi e passaggi tra i massi accolgono colonie di Parazoanthus giallo intenso, che dividono gli spazi con altre estese colonie di Astroides di un bel arancio brillante e con spugne rosso vivo. Un piacere per l’occhio e per il fotografo. E’ anche facilissimo incontrare graziosissime piccole cernie, che vengono a scodinzolare sotto l’obiettivo della fotocamera.
Relitto del Santa Lucia
Si scende fino a 45 metri in una zona aperta sulla sabbia, dove poggia spezzato in due tronconi il relitto del traghetto Santa Lucia, affondato da aerei siluranti inglesi nel luglio del 1943. E’ un’immersione cosiddetta quadra, molto interessante, ma attenzione. Fino a qualche anno addietro, alcuni sub specializzati ed attrezzati in immersioni in relitti, si addentravano negli stretti passaggi nello scafo che giace rovesciato. Oggi le lamiere corrose iniziano a mostrare pericolosi cedimenti, quindi è bene osservare i resti solo esternamente. Lo spettacolo è comunque molto suggestivo.
Le Sconciglie
Attorno a due roccioni emergenti, si sviluppa una parete che da circa 5 metri scende fino a 20 metri, con quote medie di circa una quindicina di metri. Immersione molto facile, ma non per questo priva di spunti d’interesse. Vi si incontrano due splendidi archi ricchi di colore e grandi spirografi, che possono costituire un ottimo sfondo per foto con grandangolare. Varie cerniotte e grandi musdee si incontrano nelle anfrattuosità e nelle varie grotticelle. In un punto, alla base della paretina, sono stati lasciati sul posto i resti di un grande ziro romano.
Punta dell’Arco
La punta sud di Ventotene si allarga sott’acqua in un estesa piattaforma movimentata da buche e avvallamenti, che da una quindicina di metri scende poi verticalmente fino a circa 30, creando ampie grotte, canyon e piccoli archi. Lo scenario è grandioso, vivificato da estese colonie di gorgonie gialle Eunicella e da un’esuberante vita incrostante e bentonica. Specialmente nelle stagioni più tranquille, come fine settembre e ottobre, periodi splendidi per Ventotene, grandi cernie, fino al numero di 4 o 5, si accostano incuriosite ai subacquei, seguendoli sempre a distanza di sicurezza. Nella zona si possono vedere anche reperti come ancore romane e borboniche. Insomma Una gran bella immersione.
Percorsi archeologici subacquei
Molara B
Profondità non superiore ai 18 metri. Si viene accompagnati su un fondale misto di sabbia e Poseidonia alla scoperta di piccoli gruppi isolati di anfore, e di due grandi ancore, una in pietra e l’altra in piombo. I reperti vengono di volta in volta scoperti dalla sabbia e poi ricoperti, per evitare il trafugamento.
Grottelle
Profondità 42 metri. Varie anfore sane e cocciame, oltre parte visibile del fasciame della nave.
Poi visita a una bella paretina ricca di vita.
l’incontro con branchi di ricciole è molto frequente a Ventotene, specialmente sulla secca della Molara.
Fenice
Profondità 42 metri. Tre belle anfore intere oltre ad altre anfore rotte, vicino a una parete molto bella.
Punta dell’Arco
Due punti d’immersione. Uno poco oltre i 40 metri con anfore, ancore in piombo e fasciame della nave. Un altro punto a 38 metri consente di fare un giro per incontrare ancore in pietra e un’ancora ammiragliato del XV secolo.
Relitto romano completamente sano a circa 100 metri di profondità.
Questa è una delle immersioni più affascinanti, riservata però solo a subacquei tecnici altamente specializzati, che possono essere accompagnati da Dario e da Beniamino Santomauro. Su un fondale sabbioso, nella penombra della profondità, appare improvvisamente un cumulo di bellissime anfore intatte che segue il profilo allungato dello scafo affondato. Un paio di queste sono state recuperate dalla Soprintendenza archeologica e sono esposte nel locale museo.
Notizie utili
Diving World Ventotene.
Direttamente sul porto. Dispone di varie imbarcazioni ed è attrezzato anche per una completa assistenza alle immersioni tecniche, con noleggio e ricarica attrezzature per trimix, e accompagnamento anche sui relitti romani recentemente scoperti a circa 100 metri di profondità, per la clientela ovviamente qualificata per questo tipo di immersioni. Corsi PADI a tutti i livelli e corsi tecnici Trimix PSS e Rebreather. Accoglienza completa ai clienti, custodia attrezzature e assistenza per gli alloggi nell’isola. Staff preparato e gentilissimo. www.divingworldventotene.com – e mail info@dwventotene.com – tel. 348 3850846.
Dove alloggiare:
Conviene assolutamente far riferimento al diving che mette in contatto con le pensioni a prezzi convenzionati, e con le agenzie di locazione: strutture con le quali sono anche collegati per gli aspetti logistici, come orari dei pasti, sveglia mattutina, in armonia con gli orari delle immersioni.
Come raggiungere Ventotene:
Il collegamento principale viene effettuato dal porto di Formia con traghetti, in due ore e mezza, e aliscafi nella stagione estiva, in un’ora, con le compagnie Caremar e Vetor. In estate l’isola è anche collegata con Napoli, Terracina, Ischia e Ponza, con le compagnie SNAV, laziomar, Alilauro. Non occorre assolutamente portare l’auto, date le dimensioni e le strade dell’isola.
Utilissimo e ineccepibile il servizio di custodia auto al porto di Formia. L’auto viene presa in consegna all’imbarco da un addetto, e riportata al ritorno nel punto di sbarco. Parcheggio Portuense tel. 389 8241014, Gilberto Bartolomeo tel. 380 7562745 – 334 9992512.
Area Marina Protetta e Riserva Naturale Statale:
L’AMP Area Marina Protetta e la RNS Riserva Naturale Statale, cui fanno capo le strutture naturalistiche e archeologiche, sono affidate ad un Ente Gestore del Comune di Ventotene.
- Per informazioni sull’Area Marina Protetta: tel. 0771 854226.
- Per informazioni sulle attività del Centro Visite AMP RNS: tel. 0771 85239. Si possono prenotare percorsi storico-naturalistici guidati da personale qualificato al Museo della Migrazione, al Museo Archeologico, alle cisterne romane, ai resti di Villa Giulia, al porto romano e alla peschiera, e al carcere nell’isolotto di Santo Stefano.
Da comprare:
le famosissime lenticchie di Ventotene, piccolissime e saporitissime.
Film ambientati a Ventotene:
- Ferie d’agosto di Paolo Virzì (1996)
- Sequel di Ferie d’agosto Un altro ferragosto (2023)
- Sul mare di Alessandro D’Alatri (2010) tratto dal libro di Anna Pavignano “In bilico sul mare”. Una storia d’amore tra un giovane isolano e una bella turista in vacanza subacquea a Ventotene. (1996)