Transizione dalla Reflex alla Mirrorless
Fotografia Subacquea
Da questo numero il campione di fotografia subacquea Francesco Visintin affronterà alcuni aspetti tecnici che riguardano in particolare l’evoluzione delle attrezzature, per conoscerle più approfonditamente e per imparare a usarle al meglio. In questo articolo prende in esame il confronto tra le fotocamere reflex e i nuovi modelli mirrorless, più leggeri e più performanti, di ultima generazione. Una svolta storica nella tecnica fotografica che apre nuovi e affascinanti orizzonti operativi, ma che richiede un approccio molto approfondito sulle nuove funzioni e sulle nuove e stimolanti possibilità creative che offrono queste fotocamere. Ce ne parla facendo riferimento ad uno dei nuovi e più diffusi modelli utilizzati dai professionisti e da molti appassionati: la Nikon Z8, le cui caratteristiche e prestazioni comunque possono essere assimilate a modelli di alta gamma di altri produttori.
Il Direttore Umberto Natoli
Transizione dalla Reflex alla Mirrorless
Focus sulla Nikon Z8
Di Francesco Visintin
Premessa
Le considerazioni che seguono nascono dalla mia esperienza diretta con la mirrorless Nikon Z8. L’obiettivo non è tanto analizzare un singolo modello, quanto condividere impressioni e spunti utili per chi sta valutando il passaggio alle mirrorless. Molte delle osservazioni sull’esperienza d’uso, infatti, possono essere estese anche ad altre fotocamere di fascia medio-alta dei principali marchi, come Sony e Canon.
Nei paragrafi che seguono cercherò di evidenziare i principali vantaggi e le differenze rispetto alle reflex, concentrandomi sugli aspetti più rilevanti per la fotografia subacquea.
Introduzione – Un cambio d’epoca
È davvero difficile descrivere l’emozione che si prova quando si entra in acqua per la prima volta con una nuova fotocamera. Dopo vent’anni passati con reflex che sono state le mie compagne inseparabili, decidere di cambiare sistema non è stata una scelta da poco. Quando, nel novembre 2023, ho messo le mani sulla Nikon Z8, la mia curiosità ha avuto la meglio su qualsiasi reale necessità. La mia D7200 continuava a darmi grandi soddisfazioni, ma sentivo che l’era delle reflex stava per chiudersi.
Quanto leggerete deriva dalla mia esperienza diretta di uso della mirrorless Z8 ma mi preme di sottolineare che le considerazioni fatte sull’esperienza d’uso sono valide in generale un po’ per tutte le mirrorless di livello medio/alto dei maggiori brand (in primis Sony e Canon)
Nei mesi che hanno preceduto l’acquisto, ho sentito opinioni contrastanti da parte di colleghi fotografi: alcuni erano entusiasti delle mirrorless, mentre altri erano così delusi da tornare indietro alla reflex. Anche io avevo i miei dubbi, soprattutto riguardo alla durata della batteria e all’usabilità del mirino elettronico (Electronic View Finder o EVF). Tuttavia, la promessa di una tecnologia ormai matura, insieme a recensioni positive e alla mia fiducia nel marchio Nikon, mi ha spinto a fare il grande passo.
Inizialmente, avevo deciso di utilizzare la Z8 solo per la fotografia terrestre, ma bastarono pochi giorni di prove per rendermi conto che non sarei più tornato indietro. Le potenzialità di questo strumento erano tali da rivoluzionare il mio modo di fotografare. Così, ho venduto la mia amata D7200 e ho contattato Isotta per il “vestito nuovo”: una custodia dedicata alla Z8, rossa come un corallo e pronta a scendere con me in mare.
Qualità dell’immagine.
Una delle prime conferme è stata relativa alla qualità d’immagine. I file RAW da 45 megapixel generati dal sensore con tecnologia stacked della Z8 sono incredibilmente dettagliati. Il livello di nitidezza e la possibilità di lavorarli in post-produzione sono notevoli, ben oltre le necessità della maggior parte dei fotografi, anche quelli professionisti. Rispetto alla reflex Nikon di alta gamma (D850), la Z8 presenta alcune differenze nelle prestazioni: la gamma dinamica potrebbe essere leggermente inferiore nelle alte luci, ma offre una resa migliore agli alti ISO. Questo significa che le immagini risultano più pulite e prive di rumore anche a sensibilità elevate, un vantaggio notevole durante immersioni profonde, al crepuscoloo in grotta, dove catturare la poca luce disponibile è fondamentale. In macrofotografia, l’abbinamento con il Nikkor Z MC 105 mm f/2.8 VR S garantisce una definizione straordinaria e una messa a fuoco velocissima silenziosa e precisa. Per i grandangoli, si ottengono ottimi risultati anche con i super economici grandangoli rettilinei Viltrox (20 2.8 e 14 4) e il classico Nikkor 8–15 mm fisheye montato tramite adattatore FTZ II. Il bilanciamento del bianco manuale è estremamente accurato e restituisce toni naturali in luce ambiente, fino a 10-12 metri un aspetto che semplifica il lavoro in post-produzione e riduce la necessità di filtri.
Il mirino elettronico: vedere prima di scattare
Per molti, il passaggio al mirino elettronico (EVF) è il principale ostacolo psicologico nella transizione verso le mirrorless. Anche io avevo le mie riserve: temevo ritardi, una scarsa naturalezza e difficoltà in controluce. Tuttavia, una volta in acqua, la mia percezione è cambiata radicalmente. L’EVF della Z8 permette di lavorare senza mai distogliere l’occhio dal mirino né le mani dalla custodia. Posso rivedere le foto appena scattate, navigare nei menu e regolare i parametri di scatto, tutto mantenendo l’inquadratura e senza rischiare di spaventare il soggetto o sollevare sospensione. È come avere una stanza buia portatile, perfetta anche per chi, come me, inizia a fare i conti con la presbiopia, grazie alla correzione diottrica dell’EVF.
L’EVF offre la possibilità di vedere in tempo reale l’immagine finale: esposizione, contrasto, bilanciamento del bianco e persino l’effetto del bianco e nero. Quando scatto in condizioni di luce ambiente, posso avere un’idea chiara di come verrà la foto prima di premere il pulsante di scatto, potendo rimanere concentrato sul soggetto. E per le riprese con flash, la fotocamera può ottimizzare la visione, restituendo immagini luminose e contrastate anche in situazioni di scarsa illuminazione; questo è un grande vantaggio per chi si dedica alla macrofotografia o lavora in ambienti poco illuminati. L’EVF della Z8 è rapido senza lag (ossia un piccolo ritardo tra ciò che accade davanti all’obiettivo e ciò che viene mostrato nel mirino)
o blackout (il momento in cui, durante lo scatto, il mirino diventa completamente nero per una frazione di secondo quando la fotocamera sta elaborando l’immagine o aggiornando il sensore) e personalizzabile: posso anche ridurne la dimensione per vederlo completamente, anche con la maschera, attraverso l’oculare della custodia. Nel complesso, la sensazione è quella di avere finalmente un controllo totale sulla scena, e non tornerei mai indietro.
LCD e monitor esterni: la libertà di inquadrare
La Z8 e le mirrorless in generale consentono di utilizzare il display posteriore con la stessa prestazione di autofocus del mirino EVF. Questa è una differenza enorme rispetto alle reflex, dove l’AF utilizzando la macchina in modalità “live view” era lento e impreciso. In acqua, questa funzione apre nuove possibilità: posso avvicinare la custodia al soggetto mantenendo la visione dell’inquadratura, infilare la fotocamera sotto una volta senza sollevare sospensione, o avvicinarla ad animali timidi riducendo il disturbo delle bolle. Per chi fa video, o semplicemente desidera una visione più ampia, è possibile collegare monitor esterni da 5” o 7” tramite HDMI, con piena compatibilità AF. Il focus peaking (funzione che evidenzia con un colore brillante le aree dell’immagine che sono a fuoco, facilitando la messa a fuoco manuale) e lo zoom digitale permettono infine una messa a fuoco manuale precisa anche nei dettagli più minuti.
Autofocus: il cuore della rivoluzione
Se dovessi indicare un solo motivo per cui passare a una mirrorless, direi senza dubbio l’autofocus. La Z8 rappresenta un notevole passo avanti rispetto a qualsiasi reflex Nikon precedente, e anche rispetto alle generazioni passate di fotocamere mirrorless come la Z6II e la Z7II. Il suo sistema ibrido, che unisce la rilevazione di fase e di contrasto, offre una velocità e una precisione straordinarie. La copertura totale del fotogramma con i 493 punti AF permette una libertà compositiva che era impensabile con le reflex, dove il sensore AF era limitato solo all’area centrale dell’inquadratura. Le modalità di autofocus sono molteplici, ben dodici in totale, ma le più utili sott’acqua sono tre:
• AF punto singolo, perfetto per soggetti statici e macro di precisione;
• Tracking 3D, che mantiene a fuoco un punto specifico anche quando cambi l’inquadratura, ideale per pesci e soggetti in movimento;
• Area automatica, fantastica per scene dinamiche o situazioni di luce complicata.
Quando sono in acqua, lavoro sempre in AF-C (continuo): il movimento relativo tra me e il soggetto rende questa impostazione fondamentale.
Con le lenti native Z, il problema del “focus bump” (ossia un “salto” del punto di messa a fuoco quando l’AF perde momentaneamente il soggetto e lo riaggancia), è assente, e la messa a fuoco è rapida, fluida e silenziosa.
Batteria, sincronizzazione flash e limiti reali
La durata della batteria è sempre stata una delle mie principali perplessità quando meditavo il cambio di sistema. I dati CIPA dichiarano 340 scatti per carica, un numero piuttosto limitante se consideriamo l’uso subacqueo, in considerazione del fatto che ovviamente non è possibile sostituire la batteria in immersione. Tuttavia, nella pratica, la Z8 si è rivelata molto più efficiente: con una batteria EN-EL15c completamente carica riesco a gestire tranquillamente due immersioni, il che significa circa quattro ore di utilizzo continuo e migliaia di scatti.
L’unico piccolo limite tecnico rispetto alle reflex è il tempo minimo di sincronizzazione del flash: 1/200s contro 1/250s della D850 o 1/400s della Sony A1. Nella maggior parte dei casi, non è un problema, ma in condizioni di forte luce ambiente, come nelle acque tropicali o su fondali sabbiosi e poco profondi, può diventare un po’ fastidioso. Fortunatamente, questo limite può essere facilmente superato lavorando a ISO base, 64 o 32 e chiudendo molto il diaframma. Naturalmente, per fare ciò, è necessario disporre di flash con la potenza adeguata.
In compenso, la resa a ISO base è eccezionale: gamma dinamica ampia e micro-contrasto finissimo.
Ottiche e compatibilità: il parco lenti Nikon si allarga
Uno dei vantaggi del sistema Nikon è la possibilità di riutilizzare gran parte del parco ottiche esistente. Con l’adattatore FTZ II, le lenti AF-S funzionano perfettamente: 8-15 Fisheye,16–35, 60 micro, 105 micro, ecc.
Le ottiche AF-D, invece, perdono l’autofocus ma restano utilizzabili in manuale, mantenendo il controllo del diaframma e la trasmissione dei dati EXIF.
Per chi vuole esplorare alternative, esistono adattatori anche per Canon EF e Sony E-mount, che mantengono piena compatibilità e qualità delle lenti originali poiché non introducono elementi ottici.
Le lenti native Z offrono però la migliore esperienza d’uso: motori stepper velocissimi e perfettamente silenziosi e prestazioni eccellenti. Il 100 macro Z e il 14–30 mm f/4 S sono due prime scelte per la fotografia subacquea.
Stabilizzazione e controllo creativo
La Z8 è dotata di un sistema di stabilizzazione interna (in-body VR) che collabora perfettamente con quello degli obiettivi (Synchro VR). Questo significa che puoi scattare anche a 1/20s con ottiche macro o grandangolari, ottenendo immagini incredibilmente nitide. È particolarmente utile per creare sfondi blu in i luce bilanciata o per seguire il movimento del soggetto con la tecnica del panning. La fotocamera è in grado di distinguere automaticamente tra vibrazioni e movimenti intenzionali, ottimizzando la stabilizzazione in tempo reale. Per chi si dedica alla ripresa di video subacquei, questo è un vantaggio davvero notevole.
La personalizzazione e “shooting banks”
La Nikon Z8 è un apparecchio estremamente sofisticato, con centinaia di impostazioni. Questo può essere sia un grande vantaggio che una fonte di frustrazione per molti. Infatti, alcuni utenti si allontanano dalla mirrorless perché trovano difficile affrontare la curva di apprendimento: impostazioni sbagliate, autofocus che non risponde come ci si aspetta, e funzioni che sembrano nascoste. Tuttavia, con un po’ di pazienza e un approccio metodico, si può scoprire che la personalizzazione è uno dei punti di forza di questo sistema. I quattro shooting banks consentono di salvare set di impostazioni per diverse situazioni (es. macro, grandangolo, luce ambiente, bianco e nero) e di richiamarli rapidamente, anche sott’acqua. Inoltre, ogni pulsante è completamente configurabile: nel mio caso, ho assegnato al tasto Fn la funzione di ingrandimento per il controllo del fuoco, mentre ad altri pulsanti ho dato la funzione di cambio rapido della modalità AF. Una volta che si trova il proprio modo di lavorare, la macchina diventa un’estensione naturale del fotografo.
“Auto-Capture” e funzioni evolute
A partire dal firmware 2.0, Nikon ha lanciato la funzione Auto-Capture, che trasforma la Z8 in una sorta di fototrappola. LA fotocamera è infatti in grado di scattare foto in modo autonomo, rispondendo a movimenti, distanze o riconoscimento dei soggetti. È una funzione ancora da esplorare, che richiede impostazioni precise e ha un’autonomia limitata (3-4 ore), ma offre opportunità davvero interessanti per documentare il comportamento degli animali senza lil disturbo introdotto dalla presenza del fotografo.
La custodia Isotta: il vestito perfetto
La custodia Isotta per la Nikon Z8 è, come sempre, un perfetto equilibrio tra estetica e funzionalità. Il suo peso e le dimensioni sono simili a quelli della D850, ma l’assetto in acqua è decisamente migliore essendo praticamente neutra. La costruzione in alluminio anodizzato, l’ergonomia dei comandi e la precisione meccanica sono all’altezza degli standard che Isotta ci ha abituato a conoscere. L’unica vera differenza è la disposizione dei tasti, che richiede un po’ di tempo per essere memorizzata, ma dopo qualche immersione diventa del tutto naturale. Per la prima volta, ho installato un vacuometro e posso dire che mi ha già salvato due volte da potenziali infiltrazioni: un piccolo accessorio che fa una grande differenza in termini di sicurezza e tranquillità.
Il piacere della scoperta
Dopo quasi due anni di utilizzo, posso affermare con tranquillità che passare alla mirrorless è stata una scelta indovinata. Non si tratta solo di numeri o qualità dell’immagine: è un modo nuovo di fotografare, più immediato e coinvolgente.
D’altra parte le fotocamere reflex, non sono affatto obsolete…tutt’altro: offrono ancora prestazioni più che adeguate a tutte esigenze e, per molti, rappresentano un’esperienza d’uso familiare e rassicurante. Ma per chi ha voglia di crescere, sperimentare e sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie, la mirrorless è un terreno ricco di opportunità. La Nikon Z8, in particolare, la perfetta sintesi del meglio delle reflex professionali (velocità doppia della e risoluzione pari alla D850) e la versatilità delle nuove mirrorless mantenendo una costruzione robusta ed affidabile.
Oggi, quando mi immergo, sento di avere tra le mani uno strumento che amplifica la mia capacità di vedere e raccontare il mondo sottomarino.
Se dovessi dare un consiglio a chi è ancora indeciso, direi semplicemente: non abbiate paura di cambiare. La tecnologia non sostituisce il nostro occhio, ma ci guida verso nuovi orizzonti. Le mirrorless non ci faranno diventare fotografi migliori, ma ci incoraggeranno a diventarlo. Nel mio caso, la Z8 ha riacceso quella scintilla di curiosità che avevo all’inizio: la voglia di esplorare, di capire, di sperimentare. E in fondo, è proprio questa passione che tiene vivo ogni fotografo subacqueo, molto più di qualsiasi nuovo sensore o algoritmo di autofocus.
Considerazione finale – due anni dopo
Tutto ciò che ho condiviso nasce dalla mia esperienza diretta con la Nikon Z8, una fotocamera che, quando ho deciso di passare alla mirrorless, rappresentava l’unica vera alternativa capace di offrire vantaggi tecnologici e prestazionali tali da giustificare l’abbandono della reflex. All’epoca, la Z8 era un traguardo, o forse un nuovo inizio, per chi cercava il massimo in termini di qualità e versatilità. Purtroppo, questo salto di qualità richiedeva anche un investimento economico significativo, specialmente considerando la necessità di aggiornare custodia ed in parte, il parco lenti (oltre al passaggio alla mirrorless sono passato da formato DX a FX).
Oggi, a due anni di distanza, il panorama è cambiato. Nikon (che conosco meglio) e altri produttori hanno lanciato modelli decisamente più accessibili, che hanno ereditato gran parte della tecnologia e delle prestazioni dei modelli di punta come la Z8 e la Z9. Fotocamere come la Z50II o la Z5II, equipaggiate con lo stesso processore d’immagine Expeed 7, offrono tutti i vantaggi delle mirrorless e praticamente le stesse capacità AF avanzate a una frazione del costo. In aggiunta, c’è il vantaggio di una costruzione più compatta, con un peso ridotto sia per la fotocamera che per la custodia subacquea, e un notevole risparmio economico sull’intero sistema. Per chi sta pensando di fare il salto alla mirrorless oggi, queste nuove generazioni rappresentano un’opzione estremamente interessante: offrono gran parte delle prestazioni che due anni fa erano riservate ai modelli di fascia alta, ma con un equilibrio decisamente più favorevole tra costo, portabilità e piacere d’uso.


















