L’utilizzo dell’ossigeno terapia iperbarica nelle osteonecrosi.

I protocolli terapeutici conservativi che utilizzano l’ossigeno terapia iperbarica (OTI) nella patologia osteonecrotica delle ossa sono utilizzati routinariamente nella pratica clinica.

I meccanismi fisiologici determinati dall’OTI come l’azione antiedemigena, la stimolazione alla mineralizzazione ossea e lo stimolo angiogenetico si inseriscono perfettamente nei processi patologici che questa malattia determina.

Qui vediamo un sunto:

  • Aumento della pressione parziale di ossigeno tissutale e riduzione dell’ipossia
    OTI fornisce ossigeno al 100% a pressioni >1 atm, innalzando la PO₂ nei tessuti ischemici e contrastando l’ipossia locale che è centrale nella patogenesi dell’osteonecrosi. Questo ripristino della PO₂ è il presupposto primario per gli altri effetti biologici (promozione della riparazione, sopravvivenza cellulare). PMC+1
  • Promozione dell’angiogenesi e rivascolarizzazione
    OTI stimola fattori pro-angiogenici (es. aumento di VEGF) e favorisce la formazione di nuovi capillari e il reclutamento di progenitori endoteliali, migliorando la perfusione locale e il rimodellamento vascolare necessario per la rigenerazione ossea. NCBI+1
  • Stimolo alla osteogenesi / differenziazione delle cellule mesenchimali (MSC)
    OTI sembra promuovere la proliferazione e la differenziazione osteogenica delle MSC o cellule stromali del midollo osseo, aumentando marcatori osteogenici e la capacità rigenerativa del tessuto osseo in modelli in vitro e in vivo. PMC+1
  • Effetti anti-infiammatori e modulazione delle citochine
    OTI riduce i livelli di citochine pro-infiammatorie (es. TNF-α, IL-6) e può aumentare citochine anti-infiammatorie come IL-10 in alcuni contesti sperimentali e clinici; questo crea un microambiente più favorevole alla riparazione ossea. PMC+1
  • Riduzione dell’edema osseo e miglioramento della microcircolazione
    Per effetto vasocostrittore e per l’aumento dell’ossigeno disciolto, OTI può ridurre l’edema tissutale/intraosseo, abbassare la pressione intraossea e migliorare il ritorno venoso, contribuendo al sollievo del dolore e a migliori condizioni per la riparazione. ScienceDirect+1
  • Segnalazioni redox, ossido nitrico (NO) e stress ossidativo controllato
    OTI induce transienti aumenti di specie reattive dell’ossigeno (ROS) e modula la produzione di NO; questi segnali possono essere secondari a meccanismi che inducono angiogenesi, proliferazione cellulare e apoptosi controllata. L’effetto è dipendente dalla dose (numero di sedute/pressione). PMC+1
  • Nuove vie/meccanismi emergenti (es. Piezo1–YAP)
    Ricerche recenti indicano che OTI può interagire con vie meccano-trasduttrici (es. Piezo1–YAP) in progenitori osteogenici, suggerendo che l’ossigenazione possa influenzare anche segnali di meccanotransduzione rilevanti per la formazione ossea. ScienceDirect

Poiché la specialità della medicina iperbarica è comunque giovane rispetto alla maggior parte delle altre specialità mediche, chiaramente la produzione scientifica sull’efficacia non può essere paragonabile come numerosità, tenendo anche conto della difficoltà metodologica e logistica di sviluppare studi di questo genere.

In una analisi non sistematica della letteratura queste sono le considerazioni che emergono:

  • Le evidenze sono eterogenee e non sempre concordanti: alcuni studi e meta-analisi riportano miglioramento clinico e radiografico nelle fasi precoci di osteonecrosi della testa femorale; altri lavori più recenti non trovano benefici chiari. MDPI+1
  • Gli studi positivi tendono a essere piccoli, non sempre randomizzati o con protocolli diversi; la qualità metodologica e l’eterogeneità (stadio della malattia, definizioni di outcome, protocollo OTI) limitano conclusioni definitive. ScienceDirect+1
  • Per l’osteonecrosi della testa femorale (ONFH): ci sono segnali che la HBOT possa rallentare la progressione e migliorare dolore/funzione in stadi precoci (pre-collasso), ma non c’è consenso definitivo e servono RCT più grandi. MDPI+1
  • Per l’osteonecrosi mandibolare (es. ORN/MRONJ) l’OTI è usata come terapia adiuvante in alcuni protocolli clinici, ma l’evidenza di efficacia robusta è limitata e spesso considerata di supporto, non risolutiva. sipmo.it+1

Studi/analisi più rilevanti

  • Camporesi et al., 2010 — RCT doppio-cieco (n ≈ 20, Ficat II): studio randomizzato, controllato (OTI vs aria compressa) con 30 sedute in 6 settimane; fornisce uno dei pochi dati randomizzati, ma con campione piccolo e risultati devono essere interpretati con cautela. PubMed+1
  • Meta-analisi / review (Paderno et al., 2021, IJERPH): conclude che OTI può migliorare outcome clinici in ONFH nei lavori analizzati, ma sottolinea limiti metodologici e variabilità. MDPI
  • Moghamis et al., 2021 (confronto OTI vs core decompression): studio comparativo che riporta come OTI sia promettente e confrontabile alla core decompression (metodica chirgico-ortopedica) in ONFH precoce (pre-collasso) in alcuni endpoint. ScienceDirect
  • Revisione/Meta più recente (Cao et al., 2025): review sistematica e meta-analisi pubblicata nel 2025 che conclude nessuna evidenza robusta a favore di OTI per la necrosi della testa femorale e chiede trial randomizzati di maggior scala per verificare i risultati. PubMed+1
  • Studi prospettici di outcome a medio termine (es. Ansari 2025 e altri): alcuni studi prospettici più recenti riportano miglioramenti clinici/radiologici a medio termine, ma sono spesso non-randomizzati o con limiti di follow-up. PubMed+1

Limiti principali della letteratura

  • Dimensioni campionarie piccole e eterogeneità (cause traumatiche vs atraumatiche, stadio Ficat/ARCO diverso, outcome differenti). MDPI+1
  • Scarso numero di RCT di alta qualità: poche randomizzazioni robuste; molte serie sono retrospettive o comparazioni non randomizzate. PubMed+1
  • Possibili bias di pubblicazione e differenze geografiche (molti studi positivi provengono da centri con ampia esperienza in OTI). MDPI

Conclusione

Le evidenze confermano il potenziale beneficio di OTI per nelle osteonecrosi (soprattutto ONFH in stadio precoce), ma la letteratura è ancora non completamente concordante e spesso di qualità limitata.

In un equilibrio fra esperienza clinica tendelzialmente positiva e risultati dalla letteratura scientifica il medico specialista ha quindi anche l’OTI come opzione terapeutica.

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