Storia di una fotografia subacquea molto particolare – di Sergio Riccardo

Storia di una fotografia subacquea molto particolare

Un grande maestro dell’immagine subacquea, Sergio Riccardo, ci racconta come ha concepito un’idea fotografica in notturna, di forte suggestione, sul relitto di guerra LST 349 dell’isola di Ponza, e la tecnica per realizzarla, e Umberto Natoli, che ha curato il back stage, ci riporta il ricordo di questa bella esperienza.

di Sergio Riccardo e Umberto Natoli

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Il racconto di Sergio Riccardo

Nell’ ottobre del 2021, dopo anni che mi ero promesso di andare a trovare Andrea Donati sulla "sua" isola, finalmente ci riesco. Purtroppo il meteo non è favorevole ed il soggiorno previsto si trasforma in una classifica “toccata e fuga”. Appena il tempo di fare un’immersione sul più famoso dei siti subacquei di Ponza, quello della nave USS LST 349, affondata nella seconda guerra mondiale. Grazie alla collaborazione di Andrea e del suo alter ego Serena, riesco a realizzare una serie di scatti interessanti del relitto. Proprio durante quell’immersione, osservando il soggetto, la sua posizione, l’ambiente che lo circondava, che mi vieni in mente l’idea di “tentare” uno scatto diverso, con una situazione di luce diversa. Pensai a come ”isolarlo” dal contesto generale, rendendolo quasi tridimensionale. La soluzione era scattare in notturna, avvalendosi di tanti punti luce posizionati ad hoc per creare una sorta di luci ed ombre tali da garantire un effetto sicuramente di notevole impatto emotivo. Subito fuori dall’acqua faccio presente ad Andrea la mia idea. Fu subito accolta con entusiasmo. Purtroppo il mare non fu nostro alleato ed allora ci proponemmo di riprovare a distanza di un anno.

E così è stato, lo scorso ottobre sono di nuovo a Ponza, stavolta il meteo promette bene. Grazie alla mia stretta collaborazione con la Bigblue Dive Lights ho portato con me un parco illuminatori di quasi 300.000 lumen. Mi farà compagnia il mio caro amico Umberto Natoli a cui, per l’occasione, ho affidato il compito di realizzare il back stage dell’intera operazione. Andrea e Serena conoscono la parte alla perfezione tanto è vero che il briefing pre immersione si riduce a pochi minuti. Partiamo con la barca di pomeriggio, e dopo l’ancoraggio attendiamo il crepuscolo per entrare in acqua: io, Serena ed Andrea con Reb JJ ed Umberto che sarà dietro di me in Ara. Questo per evitare le "fastidiose" bolle.

Appena il tempo di arrivare sul relitto che Andrea inizia a sistemare i primi due illuminatori da 65.000 lumen: uno all’ interno di un boccaporto in modo tale che la luce fuoriuscisse, il secondo dietro la parte terminale dello scafo. Altri 2 illuminatori da 33.000 lumen vengono posizionati all’interno dei vani che ospitano le due mitagliatrici, in modo tale da illuminarle. A questo punto, al mio cenno di OK, Andrea e Serena ai quali sono state affidate due barre di alluminio ciascuna con 2 illuminatosi da 18.000 lumen, si portano sul relitto fermandosi esattamente nel punto ed alla quota prevista. Dovranno illuminare la parte alta dello scafo facendo attenzione a non puntare gli illuminatosi verso di me per evitare la sovraesposizione dovuta alle luci direttamente contro.

Inizio a scattare senza l'ausilio dei flash, impostando la fotocamera con ISO alti e diaframmi leggermente aperti, il tutto per permettermi di utilizzare un tempo di scatto rapido per evitare il micro mosso. Utilizzando una NIKON D850 il cui sensore è cc. 50 Mega, il micro mosso in acqua è abbastanza probabile. Chiaramente la custodia Seacam, con la sua ergonomia mi consente un assetto perfetto che mi facilita il compito. Intanto Umberto alle mie spalle immortala tutta la scena, attori inclusi. Pochi minuti, il tempo di realizzare una quindicina di scatti e faccio il segnale di OK definitivo a tutti. Tutto sarebbe stato molto più complicato se non ci fosse stato un ottimo lavoro di squadra i cui componenti sapevano esattamente cosa fare e come farlo. Della serie: Ogni fotografia non nasce mai per caso…

La squadra che ha partecipato a questa affascinante sperienza fotografica. Da destra Andrea Donati, titolare del Ponza Diving Center, il fotografo e autore delle immagini Sergio Riccardo, il giornalista Umberto Natoli, e l'istruttrice Serena Gelain.

 

Andrea Donati e Serena Gelain mentre posizionano un faro Bigblue Dive Lights da 60000 lumen sotto la struttura della prima mitragliatrice, e due fari Bigblue Dive Lights da 15000 lumen l'uno nel vano della seconda mitragliatrice.

La cronaca del back stage di Umberto Natoli

Nell'ottobre scorso avevo raggiunto all'isola di Ponza il mio caro amico Sergio Riccardo, per fare qualche immersione insieme. Stava tenendo un corso di fotografia subacquea presso il Ponza Diving Center di un altro mio amico di tanti anni, Andrea Donati. Era anche un'occasione di scambio di idee fotografiche, di esperienze, di nuove conoscenze e di nuove sperimentazioni. E proprio in quei giorni colsi l'opportunità di assisterlo in acqua durante la realizzazione di un suo progetto, maturato già dall'anno prima, di realizzare una serie di scatti in notturna, senza l'ausilio dei flash e con la sola luce di potenti fari, nel relitto di guerra che si trova appena fuori Punta Papa. Questa è una tecnica che Sergio aveva già sperimentato in tempi recenti in una serie di immagini realizzate in alcune grotte marine, con risultati davvero molto suggestivi. La stessa idea di giocare con tagli di luce che rompono l'oscurità facendosi largo tra aperture e anfratti, disegnando spazi e distanze, intendeva ora portarla nell'articolata struttura di un relitto. Un esperimento che non aveva ancora mai provato. Lo stimolava la possibilità di aggiungere ad una risposta fotografica di grande impatto estetico, già da lui esplorata, la ricerca di un messaggio emotivo che trasmettesse il senso di mistero e di drammaticità che un relitto può raccontare. Sicuramente sarebbe stata per me un'esperienza molto stimolante, che accettai con entusiasmo.

Usciamo così nel tardo pomeriggio con la comodissima imbarcazione Nettuno di Andrea Donati, e con il sole già basso sull'orizzonte ci ancoriamo proprio nei pressi del relitto a Punta Papa. Sergio programma meticolosamente l'immersione e prepara gli otto illuminatori. Andrea e Serena Gelain, suo braccio destro nel diving, porteranno in acqua quattro illuminatori ognuno. Loro due e Sergio scenderanno con il rebreather, anche se la profondità è piuttosto bassa, ma così non creeranno bolle. Io scenderò in circuito aperto, assieme al mio amico Daniele Magni, nipote del regista Luigi Magni, anche lui con lunga esperienza di set cinematografici e video, ma mi accompagnerà “in incognito” per sola compagnia e assistenza; e per modestia e riservatezza caratteriale non vorrà nemmeno che si sappia di cosa si occupa.

Cogliamo con meticolosa precisione quell'ultima manciata di minuti di luce crepuscolare, tanto per raggiungere rapidamente la prua del relitto nella parte alta, e avere il tempo per Andrea e Serena di lasciare i quattro fari da 65000 lumen, da 60000 lumen, e due da 15000 lumen ciascuno nei punti interni dello scafo a non più di una quindicina di metri di profondità, indicati da Sergio, e che aveva individuato nei giorni precedenti. I due si posizionano subito dopo a mezz'acqua poco sopra le due mitragliatrici che occupano la coperta della nave, orientando a mano, rispettivamente, Andrea due fari da 33000 lumen, e Serena due fari da 18000 lumen, mentre Sergio si era rapidamente portato alcuni metri fuori, e poco più in alto della prua. Con la pochissima luce ambiente ormai rimasta, e osservando l'inquadratura, riesce poi a indicare a gesti ad Andrea e a Serena la giusta inclinazione dei fari che trattengono in mano, sulle strutture delle mitragliatrici.

Io e Daniele raggiungiamo rapidamente Sergio, posizionandoci alle sue spalle a qualche metro di distanza, per non interferire sulla sua inquadratura con la nostra presenza e con lo scarico delle nostre bolle. Ora il sole è definitivamente tramontato e in una manciata di secondi il mare attorno a noi è ormai dominato dal buio assoluto, e adesso il mio compito è quello di riprendere tutta l'azione del fotografo sulla scena inquadrata, ma per illuminare la sua figura, non posso fare a meno di ricorrere all'uso del flash. Tutta l'azione dura il tempo di una manciata di scatti, poi ce ne torniamo subito verso il Nettuno, soddisfattissimi del lavoro svolto, dove ci aspettano cinque tazze di tè allo zenzero.

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Sergio Riccardo mentre effettua una serie di scatti da varie angolature, dopo essersi portato alcuni metri fuori la prua del relitto, per poterlo inquadrare interamente, ripreso da Umberto Natoli, che ha curato il backstage del servizio, e che si è mantenuto sempre alle spalle del fotografo per non entrare nella scena, e per non lasciare bolle di scarico a mezz'acqua.

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