I personaggi della subacquea

Carlos Godoy, il progettista della Cressi Sub

di Umberto Natoli


Cosa c’è dietro la progettazione di un’attrezzatura subacquea, tanto da renderla sicura, confortevole ed esteticamente molto piacevole? Tanto lavoro ingegneristico, tanta passione e creatività e tante scrupolose prove tecniche. A parlarcene è un grande specialista del settore, Carlos Godoy.
Con l’occasione ci racconta la sua ultima e geniale creazione che consiste in un sistema di raffreddamento dell’aria all’interno della maschera che previene il fenomeno dell’appannamento, tanto fastidioso per i subacquei.
A supporto della validità di questa soluzione davvero innovativa, abbiamo anche inserito le considerazioni di tipo medico del fisiatra Dott. Francesco Fontana e dello psicologo Dott. Giancarlo Macrì Facciolo sugli effetti negativi che può generare una maschera con la visione ridotta o alterata da una continua formazione di condensa sul vetro.

 
 
 

E’ un grande piacere parlare di persone che con il loro talento e la loro creatività contribuiscono al progresso delle attrezzature subacquee, offrendoci progetti avanzatissimi che rendono l’immersione un’esperienza sempre più sicura e confortevole. E’ questo il caso di Carlos Godoy il progettista della Cressi Sub, un personaggio le cui straordinarie intuizioni ingegneristiche e realizzazioni sono ormai entrate e rimarranno nella storia dell’evoluzione tecnica di molti componenti dell’equipaggiamento subacqueo. Ma prima di parlare del tecnico, vorrei parlare dell’uomo, e raccontare il suo affascinante percorso di studio e professionale, che lo ha portato a dedicarsi al mondo delle attività subacquee.
Quando decisi di intervistarlo e considerando la sua preparazione, il livello del suo impegno professionale in ambito tecnico scientifico, nonché la sua alta reputazione nell’ambiente subacqueo, immaginavo, prima di conoscerlo, come mi era capitato in altre simili occasioni, che forse avrei avuto a che fare con un personaggio un po difficile, molto sbrigativo e riservato, e poco incline a parlare in maniera dettagliata del proprio lavoro. Invece mi sbagliavo. Già dal primo contatto telefonico mi resi conto che avevo a che fare con una persona dal tratto signorile, molto cortese e disponibile, e innamorata del proprio lavoro. Ma ciò che mi ha più impressionato è stato con quanta modestia ed entusiasmo mi ha illustrato, con il suo leggero e piacevole accento ispanico, i suoi progetti che io sapevo essere straordinari, senza farsene alcun vanto.

Carlos Godoy è anche un appassionato subacqueo. In questa foto in compagnia di un diving della riviera ligure

Carlos è nato in Argentina cinquant’anni fa e possiamo dire che è figlio d’arte perché nella sua famiglia si respirava un’aria di scienza e di progettazioni ingegneristiche. Il padre infatti era insegnante e preside in una scuola tecnica, ed anche titolare di un’officina di costruzioni meccaniche. Fin da ragazzo rimase affascinato da molti aspetti della cultura scientifica, che condivideva anche con gli altri fratelli. Il papà intuì, con grande soddisfazione, che oltre all’interesse che dimostrava per queste materie, Carlos era dotato anche di un notevole talento naturale per le applicazioni logiche e matematiche, di tipo meccanico, collegate anche ad intuizioni creative, e così lo incoraggiò e lo aiutò a sviluppare le sue inclinazioni. Infatti gli affidò, ancora giovanissimo, il suo primo progetto che consisteva in una giostra per bambini mossa da un’articolata meccanica di movimenti, che era stata commissionata all’azienda di famiglia, e di cui concepì e curò scrupolosamente, oltre al disegno tecnico, tutta la realizzazione nella propria officina.
La buona riuscita del lavoro e la soddisfazione del committente, ma anche del padre, scatenarono definitivamente nel ragazzo il fuoco sacro della passione per le materie ingegneristiche e informatiche a queste dedicate. Dopo alcuni anni di ulteriori esperienze sul campo, trascorsi tra università e officina, nel 1991 vince una borsa di studio di sei mesi finanziata dalla Comunità Europea per un corso in Italia di disegno tecnico in 3D presso il polo-campus dell’Opera Diocesana Madonna dei Bambini - Centro San Salvatore di Cogorno. Doveva essere solo una breve esperienza formativa, poi il ritorno a casa. Ma in Italia si trova benissimo e qui avviene un incontro molto importante, anzi tre incontri che stravolgeranno il corso della sua vita e che come conseguenza lo faranno avvicinare al mondo delle attività subacquee, fino a quel momento per lui del tutto sconosciute. Durante quel periodo infatti conosce e s’innamora di una bella ragazza genovese e fa di tutto per prolungare il suo soggiorno in Italia, cosa inizialmente non facile. E possiamo proprio dire che Carlos Godoy è diventato progettista di attrezzature per l’immersione, per amore. In quei giorni partecipa e fortunatamente vince un concorso per assistente di laboratorio. Si iscrive e frequenta un corso di ingegneria informatica con la specializzazione in robotica antropomorfa presso l’Università di Genova e rimane subito colpito e affascinato dagli insegnamenti e dalla forte personalità del Prof. Vincenzo Tagliasco, suo docente e titolare della cattedra di bioingegneria e di applicazioni informatiche all’ingegneria, un personaggio straordinario impegnato in vari campi che ha lasciato una forte impronta nella comunità scientifica ligure.
Le materie che insegna sono proprio quelle di cui Carlos è appassionato, e la stima è reciproca, tanto che il professore vuole tenersi vicino questo giovane argentino di talento, arrivando ad offrirgli anche un suo piccolo appartamento a Genova per aiutarlo nella sua permanenza. Quindi anche questo secondo incontro di studio, molto coinvolgente, è motivo per cercare di prolungare la sua esperienza italiana. Ma come fare. Il tempo passa e i due anni trascorrono presto. Occorre inevitabilmente trovare un lavoro. E qui avviene il terzo incontro che cambierà definitivamente il corso della sua vita. Proprio attraverso i docenti del Centro San Salvatore di Cogorno, con i quali era rimasto in amicizia, entra in contatto con gli aspetti progettuali di attrezzature subacquee e conosce Antonio Cressi, che colpito dalle capacità del giovane, gli propone di lavorare per la sua azienda. E Carlos, un lavoro, era proprio quello che cercava. Così fu accolto nella grande famiglia della Cressi Sub di Via Gelasio Adamoli 501 a Genova.
Era il febbraio del 1995 e poco dopo si trovò a concepire e disegnare le sue prime realizzazioni, il gav Aquapro V e vari disegni di valvole e by pass. Da allora è stato sempre un crescendo di progetti, di idee e di prodotti di successo, apprezzati in tutto il mondo. Inutile dire che Carlos seguì subito e con grande passione anche un percorso didattico e divenne ben presto un ottimo subacqueo. Coronò quindi il suo sogno di rimanere in Italia, la nazione che l’aveva accolto con tanta stima e affetto, e dove finalmente quella bella ragazza che aveva conosciuto potè diventare sua moglie. Oggi Carlos è papà di due figli, ormai grandi, e coltiva con grande passione e impegno la sua professione, ma talvolta nel tempo libero, oltre ovviamente alle immersioni, anche l’hobby di maestro di ballo, che lo aveva impegnato giovanissimo in Argentina, dove aveva pure una piccola scuola.

 
 

La maschera Quantum di prossima uscita sul mercato, rappresenta la sintesi di due geniali progetti di Carlos Godoy. L’immagine evidenzia il disegno delle lenti a goccia rovesciata, con la posizione dei vetri studiata per essere posta al di sotto dello zigomo e inclinati di 15° verso l’interno. Questa soluzione offre un’ampissima visione verso il basso, superiore mediamente del 30% rispetto ai modelli tradizionali, con grandi benefici durante l’immersione per un subacqueo, che non deve sollecitare la cervicale per muovere la testa alla ricerca di una più completa visione verso i lati e verso il basso.

Nel settore della visione subacquea, dopo aver realizzato anni fa il modello di maschera tradizionale Focus, una delle più popolari e diffuse al mondo, si pose il problema di come risolvere l’esigenza di un subacqueo di poter estendere il più possibile la visione verso il basso, sia per un più diretto controllo dell’attrezzatura che della strumentazione, senza dover effettuare ogni volta una torsione verso il basso della testa, sollecitando la cervicale e quindi affaticandola. In realtà tempo prima alcune aziende cercarono una soluzione realizzando delle grandi maschere finalizzate ad allargare il più possibile la visione subacquea, dotate di più vetri, addirittura fino a sei, orientati verso il basso, verso l’alto e verso i due lati. In realtà quando si abbassava lo sguardo, cambiando l’angolo di visione sulla superficie del vetro, l’occhio si trovava ad osservare un diverso angolo di rifrazione, e doveva rielaborare l’immagine attraverso il cervello, con il solo risultato pratico di un affaticamento ottico e mentale che sfociava quasi sempre nel generare una sensazione di nausea. Il problema non era stato quindi risolto. Carlos Godoy, che come sempre nei suoi studi parte dalla fisiologia umana, e in questo caso del volto, arrivò a capire che portando il vetro della maschera fino al di sotto dello zigomo ed inclinando il vetro di 15° verso l’interno, si otteneva un’ampissima visione verso il basso, addirittura superiore del 30% rispetto ad un modello tradizionale. Quest’inclinazione avrebbe inevitabilmente generato una piccola modifica della percezione visiva nella parta bassa della maschera con un effetto di allungamento dell’immagine, che però l’effetto di correzione della mente umana avrebbe praticamente eliminato. Nacque così il modello Big Eyes, coperto da brevetti e assolutamente innovativo, che si è diffuso rapidamente in tutto il mondo, e che inevitabilmente è stato copiato da vari produttori. Questo modello di maschera è stato da subito molto apprezzato in ambito medico e ormai da qualche tempo il fisiatra Prof. Francesco Fontana membro del nostro Comitato Direttivo SIMSI, nonché condirettore del nostro giornale La Marea, lo illustra e raccomanda in occasione di conferenze, incontri, SIMSI in tour e pubblicazioni, e su questo tema ci lascia anche un suo pensiero in un box a corredo di quest’articolo.

 
 

La grande novità della maschera Quantum è che oltre ad offrire l’aumentata visione verso il basso, comunque già realizzata in altri modelli disegnati da Carlos Godoy, è il risultato di un progetto mirato a evitare il fastidioso fenomeno dell’appannamento, attraverso una termoregolazione all’interno della maschera dell’aria calda e umida che fuoriesce dal naso. Questa viene incanalata da un sistema di membrane ricavate nello stampo attorno agli occhi e al naso, che deviano il flusso verso le pareti in gomma e non verso i vetri. Nella parte esterna delle pareti è ricavato un sistema di raffreddamento costituito da due piccoli scambiatori di calore che funzionano come dei veri e propri radiatori. L’effetto è che la temperatura all’interno della maschera si abbassa, avvicinandosi a quella esterna, e che le goccioline di umidità vengono intrappolate prima che l’aria raggiunga i vetri, evitando così che si appannino

In ordine di tempo l’ultimo colpo di genio della mente creativa di Carlos Godoy è l’invenzione di un sistema di raffreddamento dell’aria interna della maschera, coperto da brevetto, e realizzato con il nuovo modello Quantum appena annunciato, che abbiamo il piacere di presentare in anteprima, e di imminente entrata in commercio. Il sistema prevede la canalizzazione dell’aria umida esalata dal naso del subacqueo, che attiva un effetto di deumidificazione. Le microbollicine di acqua presenti nell’aria espirata vengono infatti intrappolate prima che raggiungano le lenti, evitando così il fenomeno della condensa sul vetro. In pratica nella parte interna, intorno al naso e agli occhi, sono ricavate delle membrane che canalizzano l’aria verso le pareti laterali della maschera, dove si trovano degli scambiatori di calore, che funzionano da veri e propri radiatori, e che abbassano notevolmente la temperatura dell’aria prima che arrivi al contatto col vetro, riducendo notevolmente il fenomeno della condensa. Un’intuizione davvero geniale e un gran lavoro per ottimizzarne la realizzazione pratica, perfettamente riuscito. Questa soluzione che possiamo definire rivoluzionaria, porta ad un deciso salto in avanti nel confort della visione subacquea. Carlos ci tiene a precisare che il progetto è concentrato sul disegno globale della maschera e non sui vetri, che sono di tipo tradizionale, anche se ovviamente ormai tutti i suoi modelli prevedono l’ottimizzazione della visione verso il basso con la forma cosiddetta a goccia rovesciata.

Nonostante la presenza delle piccole membrane interne di deviazione del flusso d’aria, e dei scambiatori di calore esterni, la struttura della maschera Quantum si presenta comunque compatta e dal design molto piacevole, e rappresenta sicuramente quanto di più avanzato offre il mercato nella visione subacquea.

Recentemente per far fronte alle emergenze della pandemia del virus SARS CoV2, Carlos Godoy si è impegnato anche a modificare una maschera gran facciale della Cressi Sub, la Duke, adattandola alle esigenze della terapia intensiva, e ad essere collegata a macchinari per la respirazione assistita. Ha così realizzato un sistema a flusso forzato in entrata con aria arricchita d’ossigeno e con una deviazione dell’aria espulsa in uscita, che essendo carica di elementi patogeni che non possono essere dispersi, va opportunamente incanalata e trattata. Il progetto portato avanti congiuntamente e senza scopo di lucro tra la Cressi Sub ed un gruppo di lavoro coordinato dal Prof. Giorgio Ardizzone dell’ASL di San Remo, ha visto coinvolto anche il fratello di Carlos, José Luis, docente di materie tecniche all’Università di Santa Fé. Nonostante i tempi strettissimi di progettazione e collaudo, data la difficilissima situazione sanitaria che abbiamo vissuto, il sistema ha dimostrato di funzionare perfettamente già da subito, ed è stato adottato per uso compassionevole oltreché in Liguria, in tante altre situazioni estere, tra cui in Spagna e in Messico. Sull’uso e sull’efficacia del mascherone Duke, così generosamente realizzato dalla Cressi Sub, riportiamo nel nostro sito della SIMSI una specifica descrizione di contenuto prettamente medico.
Insomma, anche in questo caso Carlos Godoy ha mostrato di saper mettere in atto le sue straordinarie doti progettistiche, oltretutto in tempi da record, ma anche la sua grande umanità e generosità.

 
 

Un altro recentissimo progetto di Carlos Godoy è l’adattamento della maschera subacquea granfacciale Duke alle esigenze delle terapie intensive per i trattamenti anti SARS CoV2, realizzato in collaborazione con il Prof. Giorgio Ardizzone della ASL di San Remo. Inizialmente destinato alle emergenze degli ospedali liguri, il prodotto è stato poi adottato con successo in varie strutture ospedaliere italiane ed estere. Un lodevolissimo risultato raggiunto in tempi brevissimi e senza finalità di lucro da Carlos Godoy e dalla Cressi Sub, descritto più compiutamente sotto il profilo medico in altra parte del sito SIMSI. .

 

L’opinione del fisiatra sull’uso di una maschera con visione aumentata verso il basso e dotata di un sistema antiappannamento.


Dott. Francesco Fontana

L’interessante intervista di Umberto Natoli a Carlos Godoy, progettista presso la Cressi Sub, mi ha confermato l’importanza dello studio ergonomico applicato all’attività subacquea.
Il brevetto della maschera Cressi Quantum, che sarà in commercio dal prossimo mese di ottobre, mi ha particolarmente colpito per i due importantissimi sistemi di prevenzione degli incidenti subacquei: l’inclinazione della lente, con il vantaggio di una visione verso il basso di circa 30 gradi senza abbassare il capo, e il nuovo sistema anti appannamento.
Per la progettazione di tale maschera Carlos Godoy si è ispirato allo studio della fisiologia umana con particolare riguardo alla fisiologica escursione del rachide cervicale, con il vantaggio di non creare o di ridurre i fattori meccanici stressanti che potrebbero determinare infiammazione nei gradi estremi di flessione del capo

La visione aumentata verso il basso, infatti, riduce gli effetti infiammatori dovuti alla flessione del rachide cervicale nei gradi estremi, in particolare nei soggetti con artrosi cervico –dorsale, patologia oggi molto frequente nel subacqueo, in considerazione dell’aumento dell’età media di coloro che praticano tale attività, determinando radicoliti (infiammazione dei nervi spinali) con nausea, vertigini, cefalea e dolore cervicale che in alcuni casi si può irradiare al braccio, simulando una Malattia da Decompressione. Il trattamento con OTI (Ossigeno Terapia Iperbarica), in questo caso, non modifica il quadro clinico confermandone l’origine infiammatoria. Altrettanto importante è il sistema antiappannamento, ovviamente per i vantaggi pratici che comporta, ma soprattutto per prevenire i risvolti psicologici molto negativi che una ridotta visione può determinare, in particolare nei subacquei meno esperti, fino allo scatenare crisi di panico. Aspetto quindi con molto interesse di provare la nuova maschera Quantum Cressi Sub.

 
 

La cura della “vista” per prevenire attacchi di panico durante l’immersione.


Dott. Giancarlo Macrì Facciolo – psicologo e psicoterapista

L’immersione subacquea è un evento che modifica l’assetto e l’equilibrio psicofisiologico della persona. Il nostro Sistema Nervoso Centrale e la nostra psiche necessitano di ricevere informazioni dal mondo esterno per poter adattarsi e rispondere alle varie esigenze. In questo caso, oltre al sistema vestibolare che invia informazioni sul senso di equilibrio e dello spazio intorno a noi, anche i canali sensoriali, captano suoni, immagini, sapori, percezioni tattili o olfattive.
Ma durante l’attività subacquea i canali sensoriali più coinvolti si riducono all’udito ( dove i suoni vengono percepiti come durante la vita intrauterina) ed alla vista che garantisce alla nostra mente e alla nostra psiche una continuità sensoriale tra la superficie e il mondo sommerso.
Tutti noi che pratichiamo la subacquea però facciamo i conti con il disagio avvertito quando il vetro della maschera si vela di condensa, o quando una maschera non adatta al nostro viso lascia entrare acqua al suo interno. Quella sensazione di disagio non è da sottovalutare in quanto può lasciare al subacqueo la lucidità di risolvere il problema oppure può innescare una reazione a catena che, abbassando la soglia di reazione personale, suscita una reazione di allarme generalizzato che può coinvolgere il respiro e sfociare talvolta in un attacco di panico. A questo punto il subacqueo vuole solo raggiungere la superficie rapidamente per togliersi la maschera e ritornare a inspirare con il naso e recuperare la vista! Statistiche del DAN (Divers Alert Network) e dell'Università del Rhode Island, individuano negli attacchi di panico il principale responsabile del 20-30 percento degli incidenti mortali in immersione!
Piccoli accorgimenti possono prevenire possibili reazioni di allarme psichico: ad esempio unitamente ad una allenamento mirato al controllo della respirazione e alla gestione dello stress, si può “curare la vista” ad esempio, portando con sé durante l’immersione una seconda maschera di riserva riposta nel gav o nella muta, e soprattutto scegliere le maschere che maggiormente aderiscono al profilo del viso per aumentarne la tenuta. Ben venga quindi per aumentare la sicurezza psicologica ed il confort nell’immersione un sistema che contrasti in maniera efficace l’appannamento della maschera e riduca quindi la percezione visiva.

 
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