L’Ossigeno Terapia Iperbarica (OTI) nella gestione terapeutica nelle infezioni necrotizzanti dei tessuti molli; risultati dal registro nazionale danese.

La gestione delle infezioni necrotizzanti dei tessuti molli è una sfida per le unità mediche multidisciplinari che si trovano a dover gestire i pazienti affetti. Questa patologia può progredire molto rapidamente e può mettere a rischio la vita di chi ne è affetto.

L’approccio clinico a questa emergenza medica prevede la valutazione chirurgica, terapie antibiotiche ad ampio spettro e una gestione in terapia intensiva del soggetto colpito. Nonostante questa attenta gestione i tassi di mortalità rimangono elevati e si aggirano tra il 14% e il 20% a trenta giorni dalla diagnosi.

La ricerca scientifica rivolta a migliorare la prognosi, da molti anni ormai, sta dimostrando come OTI sia una terapia di efficacia quando inserita nel percorso terapeutico.

La consensus conference di Lille infatti https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6147240/ raccomanda l’uso di OTI per il trattamento delle infezioni necrotizzanti dei tessuti molli in tutte le sedi, in particolare la cancrena perineale (sindrome di Fournier). (Raccomandazione di tipo 1 cioè il gruppo di lavoro è concorde con l’indicazione ad ampia maggioranza senza grandi dissensi.

Il pannello di esperti ritiene che gli effetti desiderabili di aderenza alla raccomandazione superino gli effetti indesiderati, con evidenze bibliografiche di livello C, cioè basse).

 

Una recente revisione sistematica con metanalisi pubblicata nel 2021 https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33761539/ ha analizzato 31 studi, tutti retrospettivi, dei quali 10 sono stati esclusi per elevato rischio di bias. Al netto quindi sono stati valutati 21 studi con 48,744 pazienti e l’analisi statistica, tenendo conto dei possibili bias, ha mostrato come vi sia una riduzione del tasso di mortalità nei pazienti che hanno effettuato OTI con un Odd Ratio del 0.44 (95% CI 0.33–0.58, I2 = 8%) con un’eterogeneità I più che accettabile come mostrato in figura.

Un recente studio di coorte osservazionale proveniente dal registro nazionale danese dei pazienti andati incontro a questa patologia https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36813488/ ha valutato 671 pazienti di cui 266 sono stati trattati anche con OTI ed ha osservato come in questi pazienti la mortalità a 30 giorni sia inferiore rispetto ai controlli (OR 0,40, IC 95% da 0,30 a 0,53, p<0,001).

Tutti questi risultati, alla luce del rigore metodologico adottato per valutare i bias, per quanto presi con precauzione per il disegno degli studi sorgente, incoraggiano e rafforzano l’indicazione a OTI come terapia coadiuvante nella complicata gestione di questi pazienti. Sicuramente trial clinici randomizzati controllati sarebbero d’uopo, ma tenendo conto della complessità e dell’urgenza gestionale di questi pazienti, anche queste evidenze devono essere tenute in considerazione nella pratica clinica.

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