In ricordo del Prof. Antonio Gismondi: “chi non guarda avanti, rimane indietro”

Da una Biografia del Prof. Antonio Gismondi

Nato a Cerreto Sannita il 28-1-1926. Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1953 presso l’università di Napoli. In pensione dal 1996.
La poliedrica personalità del professor Antonio Gismondi gli ha consentito di raggiungere durante la sua lunga carriera, traguardi importanti nella vita professionale e sociale. Durante gli incontri avuti per conoscere i cambiamenti della sua specialità “Anestesia e Rianimazione” nell’arco degli ultimi anni, è emerso ancora il suo entusiasmo per la disciplina medica di cui è stato pioniere nel nostro territorio e che ha saputo tradurre nella creazione di una vera e propria scuola.

antonio_gismondi1Così racconta la sua storia:
“Da piccolo volevo fare il missionario, e mentre frequentavo le scuole medie, mio padre cercò di farmi entrare in un collegio per missionari ad Alessandria, senza successo. Dopo aver frequentato la scuola dell’obbligo a Cerreto Sannita, il mio paese natale, mi sono iscritto alla facoltà di Medicina e Chirurgia presso l’Università di Napoli dove mi sono laureato nel 1953.

Il professor Ruggieri, Direttore dell’Istituto di Patologia Chirurgica dell’Università di Napoli, da me frequentata come medico interno, nel 1954 propose a me e ai miei colleghi di imbarcarci come medici di bordo sulle navi.

Io accettai subito e per i successivi tre anni ho lavorato nel periodo estivo su una nave che faceva rotta tra Marsiglia ed Aifa trasportando esuli Ebrei sopravvissuti verso il nuovo stato di Israele. La nave trasportava più di mille persone, la visita costava un dollaro, molti non avevano neppure quello, ma io le visitavo lo stesso contento di praticare la professione di medico e fare il “turista” allo stesso tempo.
I periodi invernali li trascorrevo nell’Istituto di Patologia Chirurgica come assistente volontario, con l’obiettivo di diventare chirurgo. In quegli anni cominciava a prendere vita una nuova specialità della medicina “l’anestesia” già radicata negli Stati Uniti.

Fino ad allora in Italia i pazienti da operare, venivano anestetizzati dagli operatori sanitari in maniera molto approssimativa con il cloroformio o etere in circuito aperto mediante la maschera di Esmach Ombredanne. In quegli anni fu istituita la Scuola di Anestesia presso l’Ospedale Militare di Fuorigrotta con docenti americani.
Dopo quattro anni di frequenza presso tale scuola fui tra i primi anestesisti ad entrare con tale ruolo presso la Patologia Chirurgica di Napoli.
Con l’arrivo in Italia delle prime scuole di Anestesia conseguii il titolo di specialista e da quel momento girai numerosi ospedali con lo scopo di trasmettere la mia conoscenza ad altri colleghi.

Fui soprannominato lo zingaro dell’anestesia non avendo più una fissa dimora.
Questo girovagare mi ha dato la possibilità di lavorare con nomi illustri come il Prof. Gentile e il Prof. Valdoni, grandi medici italiani.

Nel 1958 seguii il Prof. Gentile da Firenze a Gubbio, quando questioni politiche lo costrinsero a cambiare città. Nacque così il primo centro di Rianimazione dell’Umbria.
La Rianimazione come l’Anestesia era una nuova disciplina importata dall’estero, specialmente dalla Svezia e dagli Stati Uniti. Nel 1961 mi sono trasferito all’Ospedale di Pesaro come aiuto anestesista conseguendo nello stesso anno la Libera Docenza Universitaria grazie alle numerose pubblicazioni effettuate.

Nel 1962 grazie a una borsa di studio ho potuto frequentare a Stoccolma un tirocinio pratico presso il reparto di chirurgia diretto dal Prof. Byork.
Nel 1965 mi trovavo, con la qualifica di aiuto Anestesista Rianimatore, presso l’Ospedale San Salvatore di Pesaro quando, sfogliando un giornale, lessi il bando di concorso a Primario del Servizio di Anestesia e Rianimazione presso l’Ospedale V. Fazzi di Lecce. Desideroso di ritornare nel mio Sud, presentai i documenti necessari per partecipare al Concorso.
Il 1 novembre 1966 presi servizio al Fazzi che, a dire il vero, era in uno stato di arretratezza tecnologica. La rianimazione non esisteva affatto.
Dopo aver aggiornato le tecniche di anestesia mi dedicai alla costituzione di un Centro di Rianimazione, dal momento che nel Sud erano come mosche bianche, e addirittura mancava anche presso l’Università di Bari.

Nel 1966 era difficile reperire locali e medici per la costituzione di un Centro, ma la lungimiranza e benevolenza del primario chirurgo, prof. Nicola Galante, con la concessione di locali annessi alle sale operatorie, permise negli ultimi mesi del 1967 di iniziare l’attività Rianimatoria su due letti tecnici.

Nel 1969 venne inaugurato il Centro di Rianimazione con otto posti letto monitorati e personale medico ed infermieristico adeguato. Una Banca regalò un Centro Mobile, unico in Italia, per effettuare interventi in itinere su pazienti critici; il mezzo mobile era stato costruito dalla FIAT ed esposto come novità al Congresso di Rianimazione di Asiago.
Inizialmente ci avvalemmo di consulenze esterne, il Prof. Verrienti come neurologo ed il Prof. Armenise come neurochirurgo divenuto poi Primario del nuovo reparto di Neurochirurgia”.

 

Nel 1972 il Centro divenne riferimento per l’embolia gassosa con l’acquisto di una camera di decompressione multi posto della ditta Galeazzi da parte della Provincia.antonio_gismondi2

Per perfezionare le conoscenza della Medicina Subacquea ed Iperbarica il prof. Gismondi, insieme al Dott. Franco Micalella che era entrato a far parte dell’equipe nel febbraio 1973; andarono a lavorare e alla base militare USAF di San Antonio in Texas e all’Hospital Baromedical Center di Long Beach a Los Angeles.

Questo aggiornamento, proseguito con altre numerose visite ad altri Centri statunitensi (San Francisco, San Diego, Dallas, Duke University, Syracuse, Newark e Halifax in Canada) ha permesso al Centro di impiegare la Camera di Decompressione anche per il trattamento delle gangrene e delle ulcere croniche.

In alcuni anni il Centro di Lecce divenne un riferimento in Italia per la Terapia Iperbarica e fu riconosciuto in un Convegno “Update of Hyperbaric Oxygen Terapy” (Bologna 1-3 dic. 1995), pionieristico per l’ossigenoterapia iperbarica.

Questa esperienza, dice il Prof. Gismondi, gli consentì di insegnare Medicina Iperbarica alla Scuola di Specializzazione in Anestesia e Rianimazione dell’Università di Siena.

Fondatore della SIMSI con gli altri “grandi vecchi” cultori della materia, si è progressivamente allontanato da quando ha iniziato a dare maggior peso alla gestione degli impianti da lui diretti, più che alla conduzione della Società da lui fondata.

Nel 1996 in occasione del suo pensionamento il “Primario” ha rivolto un ringraziamento a tutti i collaboratori ricordando che la pensione per un medico non segna la fine, ma medici si resta sempre, per se stessi, per la propria famiglia, per gli amici, per chi ha fiducia in lui e vuole servirsi della sua competenza e professionalità.

Uno dei motti del prof. Gismondi era “chi non guarda avanti, rimane indietro”; questo monito è stato con successo trasmesso ai suoi collaboratori che, con grande professionalità, hanno saputo percorrere la stessa strada.

Qualche giorno fa il prof. Gismondi ci ha lasciati dopo una vita trascorsa intensamente dando sempre il massimo.

 

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