I nodi più utili per i subacquei

di Umberto Natoli

Superata la fase iniziale di apprendimento dell’attività subacquea, qualsiasi livello che poi si raggiunge nel tempo e con l’esperienza, fino ai limiti dell’immersione tecnico sportiva dei 50 metri, porta progressivamente ad un più razionale adattamento alla propria manualità ed ergonomia dell’attrezzatura che si utilizza. 

In particolare per quanto riguarda i vari componenti e accessori che ci si porta dietro, come bombole decompressive, erogatori di riserva, torce, palloni di segnalazione o di recupero, pedagni, retini, macchine fotografiche, metal detector, a seconda del tipo di attività che si va a svolgere in immersione, è importante dove questi vengono posizionati e come vengono fissati nel modo più comodo e razionale possibile, lasciandoci le mani libere, senza perderli e senza che diano fastidio, ma nello stesso tempo che siano sempre facilmente raggiungibili. 

Alla base di tutto, per ottenere questo risultato, un buon subacqueo deve avere una grande abilità e una buona conoscenza dell’uso di cime e cimette, che servono appunto come mezzo di fissaggio di questi attrezzi, e soprattutto deve conoscere alla perfezione alcuni nodi, esercitandosi spesso a farli con sicurezza e rapidità, anche in immersione. Quest’abilità torna utilissima non solo per gestire collegamenti e legature di vario tipo, ma anche per far fronte a possibili situazioni di emergenza, delle più disparate. Ad esempio, in fase di risalita e deco, all’improvviso sopraggiungere di una forte corrente, dover realizzare rapidamente una cima di fissaggio alla cima dell’ancora, conosciuta anche come joint line, per se o per un compagno in difficoltà, oppure dover lanciare in superficie un segnale per non perdere un inaspettato ritrovamento sul fondo; ma potremmo citare molti altri casi. Saper gestire vari tipi di nodi offre anche l’aspetto pratico di saper costruire da soli molti supporti, in alternativa a quelli reperibili in commercio, risparmiando un po di denaro e spesso riuscendo anche ad ottenere risultati più affidabili e più funzionali, e sicuramente più adatti alle nostre specifiche esigenze. Oltre a prendere in considerazione quindi gli interventi che possiamo effettuare fuori dell’acqua, utilizzando vari tipi di cordami e nodi, per preparare e ottimizzare la nostra attrezzatura, facciamo anche qualche osservazione in particolare su quali cime e cimette è utile portare sott’acqua. 

Prima di approfondire l’argomento, precisiamo, per i meno esperti, che la scelta del tipo di materiale con cui è costruita la cima è fondamentale per la tenuta di un nodo. Con quelle di tipo più economico in nylon, le annodature scivolano facilmente su se stesse, rendendo poco affidabile la tenuta. Per l’acquisto di cordami è infatti consigliabile rivolgersi a negozi di articoli subacquei e di nautica, che ben conoscono il problema e dispongono esclusivamente di prodotti adatti ad un uso marino e con ottima tenuta. 

Come regola generale un subacqueo di buona esperienza è bene che porti con se due tipi di cima da stipare nella maniera più razionale e compatta possibile. Una dello spessore di circa 5 mm e della lunghezza di circa 3 metri, che può tornare utile in molte situazioni in immersione, ad esempio, come abbiamo già osservato, per tenerci alla cima dell’ancora in caso di forti correnti sopraggiunte improvvisamente, o a fine immersione in superficie, sempre con corrente e mare mosso sopraggiunti, per creare velocemente e facilmente un collegamento con la barca, o per trattenere le attrezzature e i compagni, aspetto questo importante specialmente per un accompagnatore di un diving, oppure dover imbragare un oggetto trovato sul fondo. Una cima di questo tipo può essere stipata in una piccola sacca e conservata in una tasca del jaket.

Evitare il più possibile di tenerla sciolta, anche se ben avvolta, perché se entra in contatto con qualsiasi altro accessorio è inevitabile che tenda a impigliarsi e poi a imbrogliarsi. Per l’altro tipo di cima da portarsi dietro, mi riferisco ad un cordino di circa 3 mm, della lunghezza di circa un decina di metri superiore alla profondità massima che abbiamo programmato di raggiungere. Questo deve essere collegato ad un buon pedagno, un accessorio che non deve mai mancare tra le attrezzature fisse di un subacqueo. Lo consiglio vivamente, perché nel tempo mi sono capitate varie occasioni in cui, non avendolo, ho perso la possibilità di ritrovare con esattezza punti precisi dove avevo fatto qualche inaspettata e bella scoperta, come un’ancora antica, i resti di un relitto, una bellissima tana di pesce, addirittura un bibombola con erogatore monostadio tutto incrostato, perso sicuramente da un subacqueo degli anni 60.  Per questo motivo ormai, non lascio mai a terra il secondo pedagno. Uno ovviamente destinato, come ben sappiamo, per il classico uso di segnalazione in mare. L’altro, che comunque è anche di riserva, se si dovesse verificare un’esigenza, si può eventualmente lanciare dal fondo con un po d’aria, fino alla superficie, in modo da non perdere il punto preciso del fondale che vogliamo memorizzare. Per semplicità e compattezza, è sufficiente dotarsi di un tipo di mulinello, detto anche spool, in delrin o in acciaio inox, che sia in grado di accogliere un massimo di 55/60 metri di cimetta, come quello riportato in fotografia, considerando che ci riferiamo ad un immersione tecnico sportiva, non oltre i 50 metri. Come funzionalità e visibilità in mare, è importante che questo sia di colore diverso da quello di emergenza, in modo che i compagni d’immersione e gli assistenti di superficie sappiano che si tratti di un punto pedagnato e non di un sub in risalita o in emergenza. 

Passiamo ora a  esaminare alcuni tipi di nodi molto utili per l’attività subacquea, tra cui un paio anche molto facili e intuitivi, ma che pur nella loro grande semplicità offrono una tenuta straordinaria. Non ci siamo inventati niente di nuovo, ma come mi è capitato spesso di notare, anche con un certo stupore, frequentando nel tempo moltissimi diving e vari compagni d’immersione in tutto il mondo, è abbastanza diffusa la mancanza di abilità nel gestire cime, cimette e soprattutto i nodi che più servono, anche tra persone di buona esperienza subacquea. Come è ben noto, i nodi più conosciuti derivano da secoli di arte marinaresca, quindi dalla grandissima esperienza di chi va per mare da tantissimo tempo e in tutti i continenti, ma non solo. Anche l’alpinismo offre moltissime soluzioni per gestire in maniera molto affidabile l’utilizzo di cordame per vari utilizzi e collegamenti, combinando pure tra loro cime di spessori e materiali diversi. A un buon subacqueo servono comunque poche soluzioni e varianti, alcune indispensabili e che quindi devono essere conosciute alla perfezione, e altre che non sono indispensabili, ma che risultano sicuramente molto utili. Ne prendiamo in esame alcune, tra le più interessanti, aiutandoci nella descrizione con le foto a corredo di questo articolo. Iniziamo con il prendere in considerazione il nodo in generale più semplice e più diffuso tra i marinai,  e anche utilissimo per i subacquei: la gassa d’amante. Lo citiamo solo per dovere di cronaca, perché riteniamo che la maggior parte dei lettori del nostro giornale, sicuramente subacquei, lo conoscono bene. Si tratta di un anello alla fine di un capo di una cima. La realizzazione è molto rapida, massimo 5 o 6 secondi, e la tenuta è straordinaria. Altra caratteristica molto pratica è che può essere sciolto con grande facilità. Gli usi sono molto intuitivi e i più svariati. Si può legare una cima ad un anello di qualsiasi tipo, si può creare un cappio passando l’altro capo della cima nello stesso anello della gassa, si possono congiungere due cime con due gasse, e tante altre applicazioni. 

Gassa d’amante. E’ il nodo base di chi va per mare, subacquei compresi, ed è in grado di far fronte a moltissime esigenze. La realizzazione è molto rapida, massimo 5 o 6 secondi, e la tenuta è straordinaria. Si scioglie anche con molta facilità

Esempio di un’applicazione di una gassa d’amante per fissare il moschettone di un pedagno ad una cimetta di circa 50 metri avvolta su uno spool in acciaio inox

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un altro nodo molto pratico per creare un anello, soprattutto con una cimetta piccola, ad esempio per chiudere un laccio per una torcia, o per una macchina fotografica, o per un altro accessorio, è il nodo semplice copiato. Può essere usato anche per congiungere rapidamente due cime.  Si parte con un nodo semplice su una cima, nel quale poi si passa la seconda cima, che compie un completo giro esterno, come illustrato nelle foto. Questo nodo offre una buona tenuta e un ingombro minimo. Se si utilizza per costruire un laccio di un accessorio, ad esempio una torcia, e quindi non deve essere sciolto, ma anzi deve assicurare una perfetta tenuta, è bene bagnare con qualche goccia di collante a presa rapida le spire del nodo ancora lento, in modo che una volta stretto sia praticamente impossibile da sciogliere. 

 

Nodo semplice copiato. Si tratta in pratica di due nodi semplici, uno dentro l’altro. E’ utile per unire rapidamente due cime, o per formare un anello. Molto adatto per creare un laccio per un accessorio come ad esempio una torcia. Per questo uso, quindi senza doverlo più sciogliere, con due gocce di adesivo a presa rapida tra le spire, prima di serrarlo, si ottiene una chiusura molto affidabile

 

Altro nodo utilissimo per congiungere in senso perpendicolare una cima a un’altra, è il cosiddetto nodo di bozza. Ideale ad esempio, per realizzare rapidamente, come abbiamo già accennato, una joint line collegata alla cima dell’ancora. Si annoda in pochi secondi e in altrettanto poco tempo si può sciogliere. Risulta anche particolarmente efficace nell’evitare lo scorrimento della cima annodata, se sottoposto a trazione, ma invece è molto facile da spostare a mano. Sempre nel caso che si utilizzi come joint line, questi sono vantaggi non da poco per mantenersi in quota decompressiva, e nel contempo per spostarsi agevolmente in senso verticale quando necessario. Funziona molto bene anche con cime di diverso spessore, proprio come nel caso di una cimetta da 5 mm fissata ad una grossa cima dell’ancora. Il nodo di bozza è semplicissimo da realizzare. La cima che va collegata in perpendicolare ad un’altra cima dritta e fissa, deve effettuare due giri attorno a questa, poi il capo deve essere fatto passare sopra la cima stessa e con altri due giri di ritorno in senso opposto si chiude. Ovviamente anche in questo caso le immagini descrivono l’azione meglio delle parole. Bisogna fare attenzione a non sovrapporre le spire, che devono essere mantenute parallele. 

Nodo di bozza. Serve a collegare una cima ad un’altra in senso parallelo. Si annoda e snoda in pochissimi secondi. E’ adatto a collegare due cime di spessore diverso e non fa scorrere la cima portante del nodo nell’altra, se le cime sono sottoposte a trazione. Agendo a mano invece, lo scorrimento è abbastanza facile. Questo nodo è utile ad esempio per creare una joint line lungo la cima dell’ancora

 

Un nodo molto utile per fissare un moschettone alla frusta di un erogatore, oppure di un manometro, è la combinazione di un nodo semplice con un nodo piano. Ovviamente il cordino deve essere abbastanza piccolo. Si passano 4 o 5 spire tra la frusta e l’anello del moschettone, badando bene a mantenere il tutto ben serrato. Poi si effettua su un lato un classico nodo semplice, sempre ben stretto. Si passano poi i capi dalla parte opposta e si effettua un nodo piano, che altro non è che la sovrapposizione di un nodo semplice con un altro nodo semplice, ma con i capi inseriti in senso opposto, come nelle foto. Si possono poi eventualmente chiudere i capi con due nodini semplici. Per maggior tenuta, anche in questo caso prima di serrare il nodo piano, si possono mettere due gocce di collante a presa rapida.

Nodo semplice più nodo piano. Una combinazione molto efficace per fissare un moschettone ad una frusta, come nel caso di un erogatore o di un manometro. Dopo 4 o 5 giri di cordino, si chiude prima su un lato con un nodo semplice e poi sull’altro lato si effettua un nodo piano. Prima di serrare le spire si possono aggiungere due gocce di adesivo a presa rapida  per bloccare definitivamente il tutto

 

Un nodo molto affidabile per giuntare due cime è sicuramente il nodo inglese. Si pongono i due capi in senso contrapposto, poi si avvolgono un paio di spire di un capo attorno all’altro, e si va a chiudere passando il capo sotto le due stesse spire e si serra. Stessa procedura con l’altro capo in senso opposto. Si viene così a creare una sorta di cappio. Tirando i due capi, i due nodi entrano in contatto e formano un tutt’uno. Questo tipo di giunzione per unire due cime risulta molto più robusta rispetto ad altre soluzioni. Un’applicazione pratica e molto funzionale del nodo inglese è quella di utilizzare una cimetta elastica da chiudere ad anello, e fermare attorno ad un boccaglio di un erogatore il cappio che si viene a creare, creando il classico collarino per posizionare sul petto l’erogatore di back up, come visibile nella foto.  I due piccoli capi che fuoriescono dai due nodi possono essere a loro volta chiusi con un nodo semplice e passati con la fiamma di un accendino per eliminare gli sfilacciamenti che inevitabilmente rimangono quando si tagliano i capi stessi. L’elasticità del materiale della cimetta consente di serrare molto efficacemente tutti i nodi del cappio che una volta tirato rimane ben fermo attorno al boccaglio. Il tutto si realizza molto facilmente in pochissimo tempo, una volta appreso come fare il nodo. Anche la cimetta elastica si può trovare in un buon negozio di attrezzature subacquee, ma in mancanza, i negozi di tappezzeria e di ferramenta, o di attrezzature nautiche, ne sono ben forniti.  

Nodo inglese. Un nodo molto affidabile per giuntare due cime e per creare un cappio. La sequenza mostra la doppia esecuzione dello stesso nodo sui due capi, in senso opposto. Tirandoli poi l’uno contro l’altro formano un tutt’uno molto robusto. Se usato con un cordino elastico si può ottenere un cappio molto affidabile da stringere attorno ad un boccaglio di un erogatore per creare il classico collare per trattenere il secondo stadio dell’erogatore di riserva sul petto

 

 

 

Portare sempre con se una cimetta risulta sempre utile per far fronte ad eventuali esigenze che si dovessero verificare durante l’immersione, come nell’esempio della foto, in cui si procede alla misurazione di una spugna di grandi e rare dimensioni, incontrata fortuitamente sott’acqua

 

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