E’ successo in un caldo pomeriggio d’estate. Il mare fermo come una lastra di cristallo, condizione rarissima nel canale tra l’isola di Ponza e il promontorio del Circeo. La mia barca scivolava veloce sull’elemento liquido senza l’attrito delle onde sotto la carena. Tornavo verso la costa da una giornata di sole, di bagni e di due belle immersioni alle isole pontine. Fissavo l’azzurra distesa dell’acqua davanti a me per evitare qualche ostacolo galleggiante che avrei potuto incontrare in velocità lungo la rotta, e infatti scorgo una massa scura, proprio dritto a prua. Rallento, quasi a fermarmi per capire cosa fosse quell’oggetto alla deriva. Era un ammasso di rizomi di poseidonia, forse strappato dal fondo dall’ancora irresponsabile di qualche grosso panfilo. Mi avvicino e mi viene subito in mente che a largo, sotto gli oggetti galleggianti, si rifugiano talvolta dei giovani esemplari di cernia di fondale, il Polyprion americanum, che poi crescendo vanno a vivere nel loro habitat molto profondo, da circa 100 metri fino addirittura a 1000 metri.
Io non ne avevo mai visto una, e volli verificare se sotto il rizoma alla deriva ci fosse qualche pesce a godersi l’ombra. La mia curiosità fu subito ripagata, e nella trasparenza dell’acqua scorsi una piccola massa scura in movimento. Era lei, era proprio una piccola cernia di circa un chilo. Presi subito maschera, pinne e la piccola fotocamera scafandrata che portavo sempre con me. Affidai il volante all’amico che mi accompagnava e scesi in acqua, commettendo una grossa imprudenza, perché a circa quattro miglia dalla costa, in mare aperto, non ci si butta in mare a fare il bagno. Mi avvicinai comunque al rizoma e riuscii a effettuare qualche scatto al pesce per nulla spaventato. Solo pochi secondi, poi il buon senso mi consigliò di risalire subito in barca, che si trovava li accanto. Proprio mentre mi accingevo a farlo, successe l’imprevedibile.
La cernia si allontanò da sotto il rizoma e venne a rifugiarsi sotto di me! Mi aveva trovato molto più interessante e sicuramente più ombroso come galleggiante. Mi godetti questo singolare incontro ancora per una manciata di secondi, poi risalii sulla scaletta, contentissimo del bottino dei miei scatti fotografici, e di questa piacevole esperienza d’estate che mi ha regalato il nostro bellissimo Mediterraneo.