La storia dei reparti dei sommozzatori della Guardia di Finanza inizia da un tempo ormai molto lontano, esattamente settant’anni fa. Era il 1953 quando il Comandante Luigi Ferraro, sommozzatore medaglia d’oro dell’ultima guerra mondiale, riceve l’incarico di organizzare un corso di addestramento per i reparti dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, sull’esperienza del primo tenuto l’anno precedente, nel giugno del 1952 a Genova, rivolto al corpo civile dei Vigili del Fuoco. Fu proprio il saggio di quel primo corso, che era stato concepito per un’organizzazione non militare, come era appunto il Corpo Nazionale dei VV. FF., a suscitare anche grande interesse tra i comandanti militari di varie armi invitati all’evento, che per le loro attività intuirono subito le grandi potenzialità operative che derivavano dal poter intervenire con rapidità ed efficacia in ambienti sommersi con squadre di sommozzatori. Questo anche grazie alla rapidissima evoluzione che ebbero proprio in quegli anni le attrezzature subacquee, che resero la pratica dell’immersione molto più facile e confortevole nel nuoto, nelle manovre, nella respirazione e nella protezione termica, rispetto a quanto disponevano i vecchi palombari dotati di pesantissime attrezzature, ma anche rispetto a come erano equipaggiati i leggendari uomini rana della Marina Militare, di cui alcuni insigniti della medaglia d’oro, che operarono durante la seconda guerra mondiale, conclusasi da pochi anni.
Fu così che l’anno successivo, nell’estate del 1953, al secondo corso dei Vigili del Fuoco si unirono dodici Carabinieri e undici Guardie di Finanza. I due corpi militari italiani, come risulterebbe da varie fonti storiche, sembrano essere stati i primi, all’epoca, e a livello mondiale, a dotarsi di squadre di sommozzatori. Il corso durò due mesi, molto impegnativi, ma appassionanti, nei quali il Comandante Luigi Ferraro usò attrezzature più moderne rispetto al pur recente passato, e applicò anche tecniche d’immersione molto più aggiornate e più documentate per quanto riguardava pure gli aspetti medici dell’attività subacquea. Da militare di grande esperienza, e confrontatosi con gli ufficiali dei relativi reparti di appartenenza degli uomini, oltre agli addestramenti tecnici strettamente relativi all’immersione, aveva anche individuato i campi d’applicazione in cui i finanzieri potevano essere formati, per poter poi intervenire, come ad esempio, nella ricerca, nell’identificazione e nel recupero di materiale di contrabbando, o come servirsi della mimetizzazione subacquea in operazioni di polizia.
Alla fine di quello storico primo corso era così ufficialmente nato il reparto dei sommozzatori della Guardia di Finanza, costituito dagli undici uomini che vi parteciparono.
Da allora è stato tutto un rapido crescendo di funzioni e incarichi, ed anche del numero dei reparti distribuiti sul territorio nazionale, tanto che in varie operazioni di lotta al crimine, i sommozzatori della Guardia di Finanza sono stati spesso chiamati in appoggio ad altri corpi di polizia. Nel tempo si sono poi aggiunte alcune funzioni di supporto in interventi di altre istituzioni relative allo studio e alla difesa dell’ambiente, come pure del patrimonio archeologico sommerso. Anche in occasione di calamità naturali, gli uomini dei reparti sommozzatori sono stati chiamati a dare il loro prezioso e competente contributo in interventi di soccorso, dove si sono sempre distinti per professionalità e dedizione.
Dal 1962 l’addestramento dei sommozzatori della Guardia di Finanza è stato assegnato alla Marina Militare presso la struttura di formazione del COM.SUB.IN. a Le Grazie - La Spezia, nella fortezza del Varignano.
Oggi la Guardia di Finanza dispone di sedici reparti di sommozzatori dotati di moderni equipaggiamenti, e può vantarsi di aver curato negli ultimi decenni, anche l’aggiornamento di uomini provenienti da corpi militari esteri, mettendo a disposizione la sua grande preparazione e esperienza.
Il Reparto Operativo Aeronavale di Civitavecchia è posto alle dipendenze del Comando Regionale Lazio; è competente sulla Regione Lazio: in particolare, con riferimento alle sue coste, alle acque territoriali e contigue prospicenti la Regione, nonché su un'ampia porzione del Mar Tirreno corrispondente ad una particolare zona identificata con il codice 3^ MRSC (Maritime Rescue Sub Center), corrispondente, grosso modo, al Tirreno Centrale.
L’estensione delle coste vigilate è di circa 363 Km mentre quella dell’area marittima è di 42 mila chilometri quadrati.
Geograficamente la circoscrizione di competenza parte dalla foce del Fiume Chiarone del Comune di Montalto di Castro (VT) sino alla foce del fiume Garigliano del Comune di Minturno (LT). Fanno parte della circoscrizione di servizio del Reparto Operativo Aeronavale di Civitavecchia anche le Isole Pontine.
Il Reparto Operativo Aeronavale di Civitavecchia é articolato su una Stazione Navale ed una Sezione Aerea. La Stazione Navale ha alle sue dipendenze una Sezione Unità Navali alla sede di Civitavecchia e tre Sezioni Operative Navali alle sedi rispettivamente di Roma (Ostia), Anzio e Gaeta. La Sezione Aerea invece si trova all’interno dell’aeroporto militare di Pratica di Mare ed ha competenze di servizio oltre che nel territorio della Regione Lazio, anche su quello della Regione Umbria.
Sicuramente, la particolarità di avere degli specialisti unici formati presso la base COMSUBIN “Teseo Tesei” di Spezia, e perfezionatosi nelle loro capacità presso Nuclei Sommozzatori fornisce un upgrade notevole nelle attività svolte in ambito operativo, ampliando il campo d'azione della Guardia di Finanza all'ambito marino sommerso. Il Nucleo sommozzatori fornisce una attività unica ed esclusiva nell'ambito operativo, dalla verifica e sicurezza di porti e banchine tramite l'individuazione di potenziali minacce alla polizia economico e finanziaria; dalla sicurezza pubblica fino alle attività di polizia giudiziaria sviluppata in maniera autonoma o in sinergia con gli altri Reparti del Corpo. Infine, mi preme ricordare la collaborazione con enti ed organizzazioni esterne sia nazionali che internazionali, nonché la partecipazione ad eventi mediatici esterni ( non ultimo la manifestazione della tecnologia e dell'innovazione il "Maker Fairer" di Roma); in tal modo abbiamo una presenza costante della Guardia di Finanza in una dimensione multiruolo a 360°, in tutti i domini ( cielo, terra, mare, spazio, cyber e, da ultimo, subacqueo). In particolare, con la creazione della specialità della Polizia del Mare (cosiddetto Decreto Madia), la Guardia di Finanza ha assunto un ruolo di primaria importanza nello specifico settore, alla luce dei mezzi e delle capacità operative dei propri uomini. Polizia del Mare significa vigilare sia la superficie che il fondale marino, ove si trovano importanti reperti archeologici che fanno parte del demanio marittimo, e quindi del Patrimonio indisponibile della Stato. La Guardia di Finanza, polizia del mare e con specifiche competenze di polizia economico – finanziaria, vigila affinché il patrimonio dello Stato non venga depauperato con la sottrazione di beni, di rilevante valore economico, che appartengono alla collettività.
Nell’ultimo anno, le Fiamme Gialle subacquee sono state impiegate in diversi teatri operativi;
voglio solo ricordare:
- l'intervento di soccorso e ricerca a sostegno della protezione Civile nell'alluvione di Casamicciola Terme, sull’isola di Ischia;
- la ricerca ed individuazione di ordigni esplosivi, il recupero di armi e proiettili nonché l'individuazione di sostanze stupefacenti in attività sinergica con i Nuclei Polizia Economica Finanziaria dei reparti territoriali della GdiF;
- la tutela ambientale, mediante l'individuazione e la bonifica delle reti fantasma e la liberazione di animali protetti come le tartarughe caretta-caretta;
- la tutela economico finanziaria e la conseguente messa in sicurezza del demanio marittimo sommerso, attività che ha portato alla luce beni di epoca romana nella località La Frasca di Civitavecchia e presso le Isole Pontine, nonché una grande opera di recupero e catalogazione presso il sito del Gran Carro del Lago di Bolsena.
E’ un’attività che i miei uomini svolgono con grande passione, con spirito di sacrificio ed abnegazione: è per me un grande onore essere al loro fianco, condividere le loro emozioni e i loro problemi. Ogni giorno, tutti i giorni. Sempre al servizio della collettività e dello Stato.
E’ un antico rapporto quello tra le Soprintendenze Archeologiche e la Componente Aeronavale delle Fiamme Gialle, con particolare riguardo ai numerosissimi interventi effettuati dai Nuclei Sommozzatori lungo tutte le coste nazionali.
Non è facile elencare gli innumerevoli recuperi operati sui fondali marini in 70 anni di storia dei “subacquei gialloverdi”, ma forse uno su tutti ritengo sia degno di particolare attenzione.
Era il 1989 quando a seguito di una segnalazione cominciò la prima campagna di scavo del relitto di una nave di età romana risalente alla metà del I secolo a.C, adagiata su un fondale di 30 metri in assetto di navigazione, naufragata lungo la costa occidentale della Sardegna, tra la Penisola del Sinis e l’isola di Mal di Ventre. La grande nave, lunga circa 36 metri, trasportava un carico composto prevalentemente da un migliaio di massae plumbee (lingotti di piombo), proveniente dalla Spagna, come testimoniano i cartigli epigrafici presenti sulla faccia superiore dei lingotti riportanti il nome dei produttori (riconducibili all’area mineraria della Sierra di Cartagena). L’insolito carico, unico nel Mediterraneo per quantità, era verosimilmente diretto verso le coste della penisola, per essere trasformato mediante fusione in altre forme, come ad esempio tubazioni idrauliche. Nel carico vennero recuperate anche diverse anfore vinarie (tipo Dressel 1b), ceppi d’ancora e contromarre in piombo. Anche in questo caso vi fu una proficua collaborazione tra Soprintendenza, Sommozzatori della Guardia di Finanza e l’imprenditoria locale nel settore subacqueo.
Non è un caso che io abbia scelto di raccontare questo recupero, poiché alcuni dei numerosi lingotti di piombo, privi di radioattività, vennero successivamente utilizzati per sperimentazioni presso il Centro Nazionale di Fisica Nucleare del Gran Sasso in Abruzzo. Splendido esempio di interdisciplinarità tra comunità scientifiche apparentemente lontane tra loro.
E’ ancora il mare del Sinis e dell’isoletta di Mal di Ventre a restituire testimonianze di frequentazioni navali mai interrotte. Dalle navi romane alle galee spagnole, dai fenici alle attuali rotte commerciali e, non ultime, le rotte dei migranti provenienti dal Maghreb, il mare della Sardegna è sempre stato un centro nevralgico per gli scambi di merci, uomini e idee all’interno del Mediterraneo.
Nel 2013 un subacqueo sportivo segnalò la presenza di un grande cannone in bronzo della lunghezza di circa 3 metri, adagiato su un fondale sabbioso nei pressi dell’isola di Mal di Ventre. A bordo del Guardacoste “G.204 Finanziere Garulli”, prese il via la spedizione di recupero composta dal personale della Soprintendenza di Cagliari e Oristano, sommozzatori della Stazione Navale della Guardia di Finanza di Cagliari e dallo scrivente, in qualità di Comandante del Guardacoste e archeologo subacqueo. Dopo un’attenta prospezione del sito, non essendo emersi ulteriori elementi d’interesse, il reperto venne saldamente assicurato ad un sistema di fasce di sostegno e recuperato mediante palloni da sollevamento. Il perfetto stato di conservazione del pezzo d’artiglieria e le amorevoli cure dei restauratori, portarono alla luce un bellissimo cannone in bronzo con due maniglie antropomorfe (pesci o mostri marini), sul cui fusto era impresso a rilievo lo stemma di Filippo II di Spagna.
La “Convenzione Unesco per la Protezione del Patrimonio Culturale Subacqueo” del 2001, per i fini specifici, tra l’altro, incoraggia le attività di ricerca e salvaguardia dei beni subacquei, favorendo la cooperazione internazionale in materia di tutela del patrimonio, oltre a raccomandare la conservazione dei beni in situ, con eventuale recupero del patrimonio solo ai fini di tutela e di ricerca. Tali provvedimenti consentiranno ai futuri archeologi l’uso di nuove tecnologie per la ricerca, riducendo al contempo gli interventi di scavo tradizionalmente più invasivi e preservando il delicato ecosistema marino. Inoltre, il recente riordino delle Forze di Polizia, ha individuato in via esclusiva la Guardia di Finanza come unico Corpo con funzioni Polizia del Mare. Imponente flotta navale ed aerea che sorveglia costantemente le acque nazionali e l’alto mare per finalità d’Istituto, pronta a fornire il proprio contributo concorsuale anche a tutela del patrimonio culturale, immenso e fragile al tempo stesso, che rappresenta anche un’importante risorsa economica per il Paese.