Ossigeno Terapia Iperbarica come opzione terapeutica nelle “cistiti attiniche”

Evidenze di una indicazione alla Ossigeno Terapia Iperbarica (OTI):

Una prestigiosa vetrina di condivisione scientifica, la rivista “The LANCET Oncology”, ha pubblicato gli interessanti risultati di uno studio del Dr. Nicklas Oscarsson e Colleghi: lo studio Rich-ART, un trial clinico randomizzato sul ricorso all’OTI nella ‘cistite post-attinica’ (o cistite emorragica da radioterapia) (1). Con il termine di ‘cistiti post-attiniche’  si intendono quelle cistiti che, con una frequenza del 5-15%, si registrano nei pazienti radiotrattati per delle neoplasie pelviche (come sono alcune lesioni a localizzazione prostatica, rettale o ginecologica).

Le manifestazioni sintomatologiche di questo specifico quadro possono determinare un importante peggioramento della qualità della vita, a causa dell’ematuria e delle sue complicanze (quali per esempio la ritenzione urinaria dovuta alla formazione di coaguli ostruenti le vie escretrici, aumento della frequenza urinaria, incontinenza, o disuria), ed avere di conseguenza anche un forte impatto socio-sanitario.

Lo studio Rich-ART ha rilevato significative prove di efficacia nel ricorso al trattamento con OTI delle forme meno gravi, ma purtroppo comuni, di cistite indotta da radiazioni.

Questo post tratta delle evidenze che sostengono l’uso dell’OTI in questi casi.

Lo studio Rich-ART nei numeri:
  • 223 pazienti con cistite da radiazioni sottoposti ad uno screening tra il 9 maggio 2012 e il 20 dicembre 2017;
  • 87 di quei pazienti sono stati arruolati nello studio ed assegnati in modo casuale o all’ossigenoterapia iperbarica (n=42) o alle cure standard del caso (n=45).
  • 8 di questi 87 pazienti hanno però ritirato il proprio consenso subito dopo la randomizzazione (uno nel gruppo ossigenoterapia iperbarica e sette nel gruppo terapia standard), portando a 79 pazienti il numero dei soggetti studiati nelle analisi intent-to-treat (n=41 nel gruppo OTI ed n=38 nel gruppo delle cure standard).

 

I risultati:

Per quanto non sia espressamente riportato, l’NNT dell’OTI in questa patologia è un promettente 3 (2).

Con un Number Needed to Treat di 3 (NNT = 3) si afferma in questo caso che basterebbe trattare con OTI tre soggetti affetti da questa patologia per evitare un evento singolo. Ovvero nel nostro caso, per maggior chiarezza, la patologia viene ben controllata in un soggetto ogni tre trattati con OTI.

Si evince inoltre che intervalli più brevi tra la diagnosi e l’inizio dell’ossigenazione iperbarica comportano risposte cliniche più precoci e migliori, come nel caso in cui si riesca a realizzare un intervallo breve tra l’esposizione alle radiazioni e l’inizio dell’OTI.

 

 Dott. Luigi Santarella

 

 

 

 

Per un maggiore approfondimento sul tema si rilancia ai due link sottoriportati ed al prossimo numero del Bollettino SIMSI.

 

Note bibliografiche ————————————————————————————————————————————————————————–

  1. Nicklas Oscarsson, Bernd Müller, Anders Rosén, Pär Lodding, Johan Mölne, Daniel Giglio, Karin M Hjelle, Guro Vaagbø, Ole Hyldegaard, Michael Vangedal, Lisbeth Salling, Anders Kjellberg, Folke Lind, Otto Ettala, Olli Arola, Helén Seeman-Lodding – “Radiation-induced cystitis treated with hyperbaric oxygen therapy (RICH-ART): a randomised, controlled, phase 2–3 trial” – The Lancet Oncology, Nov 01st, 2019; 20 (11):1602-1614. Articolo. https://www.thelancet.com/journals/lanonc/article/PIIS1470-2045(19)30494-2/fulltext
  2. Richard Clarke  –  “Radiation-induced cystitis and hyperbaric oxygen therapy”  –  The Lancet Oncology, Dec 01st, 2019; 20 (12):E660. Corrispondenza. https://www.thelancet.com/journals/lanonc/article/PIIS1470-2045(19)30683-7/fulltext
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