Cari amici è un piacere ed un onore essere stato scelto a dirigere il comitato scientifico della SIMSI. Poche settimane fa, in occasione del primo convegno di questo gruppo, ho incontrato per la prima volta, in via virtuale, nuovi colleghi che conoscevo solo come autori di lavori e presentazioni in varie riunioni. In questa occasione, inoltre, ho incontrato nuovamente vecchi amici e colleghi nel campo della fisiologia degli “ambienti straordinari” e della medicina iperbarica. In questa lettera vorrei ricordare la storia di amicizia e collaborazione che ho avuto con Gerardo Bosco e che risale a più di vent’anni fa.
Dopo aver intrapreso gli studi di fisiologia presso l’Università di Milano, vinsi una borsa di studio sponsorizzata dalla Società dei Lincei per trascorrere un anno al Dipartimento di Fisiologia dell’Università di Rochester nello stato di New York. Qui ebbi l’opportunità di lavorate con il professor Fenn, il mio sponsor, ed il professor Al Craig: e da li’ poi mi fu permesso di visitare l’università di Buffalo e di conoscere i ricercatori fisiologi di medicina iperbarica cominciando dal Professor Rahn e dal dottor Lamphier. Proprio quest’ultimo stava completando una carriera scientifica di fisiologo iperbarico iniziata a Philadelphia sotto il Professor Lambertsen, e dopo molti anni nella marina militare degli Stati Uniti, aveva trovato sbocco a Buffalo nel laboratorio di Fisiologia con Rennie, Pendergast, Van Liew ed il professor Fahri, e con Fellows della US Navy come Ed Flynn, Jim Vorosmarty e altri scolari internazionali: nel 1972 il professor West , australiano, spese un anno sabbatico per scrivere un compendio di fisiologia respiratoria che divenne un classico del campo! Questo gruppo all‘ inizio degli anni 70 aveva fondi di ricerca notevoli con studenti internazionali come Cerretelli, Di Prampero, Santambrogio ed altri della scuola milanese di Margaria, dove io stesso ero partito. Lamphier entro’ in un ordine religioso e decise di cambiare carriera, offrendomi ospitalità nella sua casa di Buffalo e chiedendomi se volessi aiutarlo a rivedere il capitolo di fisiologia respiratoria negli ambienti iperbarici per essere pubblicato nel manuale di Bennett and Eliott. Da quel momento iniziò una collaborazione di grande importanza perché mi offri’ grande visibilità in campo scientifico. Lamphier era molto puntiglioso nelle revisioni scientifiche e ogni parola contava: anni dopo questo capitolo fu l’occasione di mettermi in contatto con Dino Bosco e di chiedergli aiuto per rivedere la nuova versione del capitolo che venne poi pubblicata nel libro di Bennett ed Eliot “The Phyisiology and Medicine of Diving “ripubblicato come editori da Brubakk e Newman. Come interno di fisiologia poi ottenni una borsa di studio alla Duke University sotto la direzione del professor Bennett che era appena arrivato dall’Inghilterra a dirigere il laboratorio di medicina iperbarica all’università (FG Hall Hyperbaric Laboratory) di cui il Professor Saltzman era decano. Saltzman e Bennett erano codirettori e diressero questo laboratorio con grande successo ottenendo grants e fondi dalla US Navy . Era l’anno 1973 e la medicina iperbarica aveva iniziato una vita indipendente con pochi lavori e seminari cominciati negli anni 60 e pubblicazioni specialmente sul giornale Lancet: qui infatti si trovano primi lavori sull’uso dell’ossigeno iperbarico nella chirurgia cardiaca e dati di terapia nella gangrena gassosa e le prime pubblicazioni sull’uso dell’ossigeno iperbarico per l’avvelenamento da ossido di carbonio. A quei tempi si era appena iniziato ad ottenere dati sull’uso dell’ossigeno iperbarico come presidio per migliorare la radioterapia nei tumori della testa e del collo.
Il futuro destinato in ambito chirurgico delle camere iperbariche fu sorpassato dall’uso della macchina cuore-polmone e così le camere iperbariche multiposto costruite come sale operatorie erano ormai sottoutilizzate. Fortunatamente per la scienza, nuovi dati di ricerca della marina militare US Navy richiedevano l’esposizione di volontari in camera iperbarica per rispondere alle richieste fisiologiche di lavori ad alte pressioni e in ambienti dove i gas respiratori fossero alterati in maniera da limitare la narcosi da Azoto e i tremori da Elio. In quel periodo nacque il Tri-mix e da qui le serie di esposizioni iperbariche chiamate Atlantis, che per molti anni richiesero gli studi della risposta fisiologica all’esercizio a grandi profondità. Questo ci permise di ottenere dati su volontari fino a 70 atmosfere con valori direttamente ottenuti dall’emogasanalisi durante l’esercizio. Gomito a gomito con nuovi ricercatori come il professor Salzano, Jobsis e Piantadosi iniziammo ad avere molti studenti in laboratorio come: Karen VanHoesen, Caroline Fife, Bret Stolp e Richard Moon (diventato poi il direttore medico e scientifico del laboratorio). In seguito, un importante sviluppo dettato da Bennett fu l’organizzazione di un sistema telefonico di emergenza per sommozzatori chiamato Diving Alert Network, (DAN) che si espanse enormemente a provvedere assistenza e sicurezza in acqua in tutto il mondo e si moltiplicò nel mondo come indipendente organizzazione.
Nel 1989 mi trasferii all’Università di Syracuse a New York come direttore del Dipartimento di Anestesia, Terapia intensiva e Rianimazione. Qui ebbi la fortuna di essere in grado di fondare un centro medico iperbarico nella università statale dello stato di New York (SUNY) che tuttora è uno dei pochi centri di terapia iperbarica con corsi di specializzazione; uno dei sette centri a livello nazionale. A Syracuse, tramite l’affermazione del professor Piergiorgio Data, conobbi e chiesi a Gerardo Bosco di venire per un periodo di addestramento per studi fisiologici e attività cliniche che si prolungarono per vari anni mentre contemporaneamente otteneva la specialità in Italia e iniziava la sua carriera medica e scientifica nel campo iperbarico e nel campo degli ambienti straordinari in Europa.
Fondamentale a questo punto fu il ricongiungerci con specialisti italiani come il professor Giuliano Vezzani, figura centrale per connettere la medicina iperbarica italiana e nell’organizzazione dell’attività multidisciplinare dell’università di Padova con il centro clinico iperbarico della stessa città. Devo prendere atto che le varie attività scientifiche del centro di fisiologia dell’Università di Padova, che riguardano attività di fisiologia applicata, permettono un ampio ventaglio di collaborazioni tra scienze di base con gruppi di grande importanza clinica e scientifica come i lavoratori subacquei e i campi militari, sia ad alte pressioni che a grandi altezze e nella microgravita’. Dino Bosco ha sviluppato e mantenuto un vasto profilo scientifico e una gamma di interessi sia teorici che di applicazione pratica alla disciplina. Molte le realtà: l’attività presso il centro Y 40 (con dati nella ricerca cardiologica in immersione, nella ossigenazione arteriosa in apnea). Inconfutabili i dati sulla osteonecrosi asettica e vivacissime le collaborazioni con i chirurghi traumatologi ed anestesisti. Concludo citando il motto di Fenn, che ai colleghi ricordava che …” era nato 50 anni troppo presto” per poter vedere gli sviluppi delle scoperte del futuro!