Ocean Medicine

La Medicina Subacquea e Iperbarica è una particolarissima branca della medicina che, proprio per la straordinarietà dell’ambiente in cui si pratica, non può che far capo all’Istituto di Fisiologia degli ambienti straordinari. Non a caso, infatti, il padre italiano di questa disciplina è stato un rinomato fisiologo, il Prof. PierGiorgio Data.

ocean_medicine1Sarebbe entusiasta se potesse partecipare del grande e sempre più crescente fermento che sta ormai permeando questo ambiente, sia sopra che sotto il pelo dell’acqua.

Una delle ultime iniziative formative dedicate a questo straordinario ambiente è un corso di Ocean Medicine che si terrà a Plymouth (nel sud-ovest dell’Inghilterra nella contea del Devon) sotto l’egida della World Extreme Medicine (WEM), dal 23 al 26 maggio prossimo.

Nel tempo abbiamo imparato ad apprezzare serietà e rigore dei Colleghi della WEM, che ci hanno ospitato nel 2015 a Londra per la presentazione di un poster dedicato agli aspetti medici del record di Francesco Colletta (Endless Diving Project: trascorrere 36 ore sott’acqua, muta umida; record stabilito a Maratea alla fine del 2014). Essendo una Medicina degli ambienti Estremi non potevano mancare gli auguri anche dallo spazio per il loro expo annuale [mesi fa, nel 2016, sono giunti da Kate Rubins, mentre ora da Tim Peake per l’edizione del novembre 2017, che si terrà ad Edimburgo, in Scozia, UK].

Sono intanto stati ultimati i lavori di raccolta e analisi del dato nel trial clinico identificato dal codice NCT02144350, ed ora i risultati sono stati pubblicati, ocean_medicine2da Dulai P. e Colleghi, nel Journal of Crohn’s and Colitis (2017) 11 (suppl_1): S12-S13, nel lavoro del 26 gennaio dal titolo “OP021 Hyperbaric oxygen therapy is safe and effective for hospitalized ulcerative colitis patients suffering from moderate-severe flares: a multi-ocean_medicine3center, randomized, double-blind, sham-controlled trial”. Come potrete rilevare personalmente, dai dati presentati dagli Autori si evince che ocean_medicine4l’Ossigeno Terapia Iperbarica (OTI), oltre a essere al tempo stesso relativamente sicura e ben tollerata, costituisce anche un trattamento adiuvante della terapia steroidea già assunta dai pazienti ospedalizzati per colite ulcerosa, tanto da essere in grado di ottenere (in lesioni di grado moderato-severo) sia un elevato grado di risposta – con remissione della sintomatologia, sia una marcata riduzione nella percentuale di colectomia o di necessaria progressione verso la terapia anti-TNF, e ciò durante il periodo della stessa ospedalizzazione.

Resta ovvio, ma meglio ripeterlo: sono ancora necessari ulteriori trial clinici randomizzati per confermare i promettenti riscontri di questo lavoro sul ricorso all’OTI nelle malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD). E’ anche da segnalare che non è proprio niente male il “peso” ricoperto dalla rivista J Chrons Colitis, che ha un Impact Factor (IF) di tutto rispetto: 6.585 (5.586 quando invece rapportato agli ultimi cinque anni)! 
Di poco precedente a questo lavoro è però da ricordarne anche un altro sul tema, di Bekheit M. e Coll., con protocollo di trattamento più profondo di quello del trial clinico sopramenzionato (in Bekheit si ricorre ad una profondità di 2.8 ATA vs i 2.4 ATA dell’altro studio): “Hyperbaric oxygen therapy stimulates colonic stem cells and induces mucosal healing in patients with refractory ulcerative colitis: a prospective case series“, un bell’articolo reso disponibile a tutti dal BMJ open gastroenterology.

Condividi: