Il Master in medicina subacquea e iperbarica dell’Università di Padova è attivo dal 2013 grazie a una convenzione con il Centro Iperbarico di Padova. Gli enti collaboratori che prendono parte al progetto sono: ATIP Associazione Tecnici Iperbarici Padova, DAN EUROPE Foundation, SIMSI Società Italiana di Medicina Subacquea ed Iperbarica, EUBS European Underwater and Baromedical Society, UHMS Undersea and Hyperbaric Medical Society, Center for Hyperbaric Medicine & Environmental Physiology – Duke University e recentemente è stato siglato un accordo con Y40 la piscina più profonda al mondo che si trova a Montegrotto Terme in provincia di Padova.
Il Master di II° livello è annuale e la didattica è concentrata in 10 weekend di corsi.
Il direttore della didattica è il Dr. Gerardo Bosco, professore associato, che è stato recentemente eletto vicepresidente della UHMS in occasione del 49° congresso che si è tenuto a Las Vegas dal 9 al 11 giugno.
A Padova è attivo anche un corso semestrale dedicato a infermieri e personale tecnico per la gestione della camera iperbarica, anche in questo caso si è alla terza edizione.
“È molto importante che io e miei colleghi ci mettiamo intorno a un tavolo per definire delle linee comuni nella didattica di questi corsi: in Italia i master in Medicina subacquea e iperbarica sono quattro ma si sviluppano su tempi e modalità differenti perché non sono state date delle direttive a livello europeo a cui attenersi. Standardizzazione e collaborazione sono le chiavi di volta per sviluppare percorsi sempre più interessanti e validi, che formino in modo coerente i medici di oggi e quelli di domani”.
Ci racconta della sua esperienza di ricerca? Su quali studi in particolare vi state concentrando a Padova?
All’Università di Padova la ricerca è all’ordine del giorno, in particolare i miei studi si concentrano sull’environmental phisiology and medicine: nel mio laboratorio lavoro con due piccole camere sperimentali, una per cellule e una per animali. Inoltre, grazie a una convenzione con l’ATIP (associazione tecnici iperbarici Padova), ho la possibilità di avere accesso alle camere iperbariche per lo studio su pazienti e volontari. È molto importante per fare emergere la grande mole di lavoro che si fa nei Centro Iperbarici privati.
Per quanto riguarda la ricerca clinica, grazie alla collaborazione con ATIP, abbiamo di recente pubblicato uno studio retrospettivo su dieci anni in cu ci si siamo concentrati sull’approccio al paziente critico: per la prima volta si può dichiarare che il Centro privato può gestire anche questo tipo di malato.
Fino a qualche tempo fa il parere generale considerava possibile trattare un paziente critico con ossigenoterapia solo se la camera iperbarica si trovava all’interno della struttura ospedaliera, per aver vicino la terapia intensiva.
Per quanto riguarda la ricerca sperimentale, invece, il nostro interesse si concentra sulle patologie neoplastiche: è in atto una collaborazione con Verona, con il prof. Bassi, che si occupa di chirurgia del pancreas. Abbiamo pubblicato una serie di ricerche in cui si dimostra che nella cura delle cellule tumorali pancreatiche, quanto l’ossigenoterapia iperbarica viene somministrata in contemporanea alla chemioterapia si hanno degli ottimi risultati sul paziente.
Abbiamo proseguito portando avanti un esperimento di ricerca clinica sul precondizionamento: se un paziente si sottopone a una seduta di camera iperbarica prima affrontare un intervento chirurgico, si abbassa l’infiammazione.
Questo permette di avere un outcame clinico, cioè una prognosi dopo l’intervento, migliore rispetto al paziente che non ha effettuato la seduta prima. Con questo studio possiamo intravedere una nuova possibilità di impiego della camera iperbarica, come prevenzione, non solo come cura dopo l’intervento.
Infine la nostra ricerca clinica si concentra in particolare su una patologia, l’osteonecrosi della testa del femore, che recentemente è stata inserita tra le indicazione al Consesus Conference di Lille dell’European Committee for Hyperbaric Medicine, proprio grazie al nostro gruppo di lavoro. Il nostro intento è farla accettare anche all’UHMS (Undersea and Hyperbaric Medical Society) e per questo motivo stiamo portando avanti una serie di studi con il prof. Camporesi (University of South Florida, Tampa).
Inoltre stiamo studiando i meccanismi di azione dell’ossigenoterapia iperbarica in questa patologia andando a studiare in particolare due tasselli: il RANKL (recettore attivatore del fattore nucleare kappa-B ligando) e l’OPG (osteoprotegerina).
Dal momento che l’indice OPG sale dopo l’ossigenoterapia iperbarica vuol dire che l’ossigeno iperbarico influenza il tournover osseo verso la nuova formazione, che aiuta l’osseo a rigenerarsi.
A giugno è stato eletto vicepresidente dell’UHMS e per i prossimi due anni sarà al fianco del presidente Dr. Enoch Huang nella gestione della società. Su cosa lavorerete o su cosa state già lavorando e quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati?
Questa elezione mi rende molto felice e mi sprona. Sono convinto che una presenza italiana in UHMS sarà di grande giovamento per dare sempre maggiore rilevanza alla medicina subacquea e iperbarica nel nostro Paese.
Stiamo già portando avanti una serie di accordi di affiliazione e collaborazione formalizzata, per esempio quello tra SIMSI e UHMS che ratifichino il lavoro che già facciamo informalmente.
L’obiettivo è quello di riuscire a parlare un unico linguaggio, questo è il mio augurio più grande, che deve essere attuato in particolare su tre fronti:
L’ossigenoterapia iperbarica è una branca della medicina che fatica a essere riconosciuta “a tutti i livelli”, ci sono ancora molti medici che non credono al 100% nelle capacità di questa terapia o faticano a dialogare con chi se ne occupa e, in verità, la colpa è solo di noi addetti ai lavori.
Noi medici iperbarici dobbiamo farci una sorta di esame di coscienza: lavoriamo bene, lavoriamo molto ma non sempre pubblichiamo i nostri risultati, non raccontiamo il nostro lavoro in pubblicazioni scientifiche che possano essere studiate e confrontate da chi si occupa di altri tipi di medicina.
Per questo motivo è fondamentale portare avanti l’esigenza della riconoscibilità scientifica. Dobbiamo portare sempre più valore al nostro lavoro, solo così saremo sempre più credibili verso i nostri colleghi che per ora rimangono reticenti.
Il mio proposito è quello di uniformare il linguaggio e promuovere le pubblicazioni.
Educazione, Ricerca, Clinica: se riusciamo a parlare lo stesso linguaggio, ognuno con il suo stile e le sue peculiarità, riusciremo di certo a portare un grande valore aggiunto alla nostra branca.
Intervista al Prof. Gerardo Bosco Università di Padova